Montenegro: il fascino degli hotel del passato
Il Grand Hotel Avala di Budva, il Galeb di Ulcinj… alberghi che hanno contribuito al prestigio del Montenegro ai tempi della Jugoslavia socialista. Alcuni sono stati distrutti, altri sono entrati a far parte di catene internazionali
(Pubblicato originariamente da Before After , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Obct)
Hotel Boka, Herceg Novi
Inaugurato all’inizio del secolo scorso, l’hotel Boka e il suo parco hanno abbellito a lungo le cartoline di Boka Kotorska (Bocche di Cattaro). "Il fascino particolare dell’hotel risiede nel suo magnifico parco, dove cresce una magica vegetazione subtropicale – limoni e arance, pini, palme e piante straniere. Nel parco ci sono diversi sentieri con molte panchine con una vista mozzafiato sul mare e i dintorni", recita una vecchia brochure. Il suo assortimento di più di 200 specie vegetali ha valso al parco il soprannome di "giardino botanico dell’Adriatico". Ivo Andrić, premio Nobel per la letteratura, ha trascorso qui ore a contemplare l’orizzonte.
Come molti altri alberghi sulla costa montenegrina, il Boka non è sopravvissuto al terribile terremoto della primavera 1979. Il parco, privatizzato, è stato recentemente risistemato.
Hotel Avala, Budva
Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Radomir Stojić, un rinomato farmacista di Belgrado, incantato dalla bellezza di questa città costiera poco conosciuta all’epoca, vi fece costruire in riva al mare un albergo di una grandezza mai vista su quel litorale. Appena iniziati i lavori, venne scoperto un vero tesoro – una necropoli antica che, per la poca attenzione e per mancanza di mezzi, rimase in parte seppellita sotto l’hotel Avala. Costruito con pietre dell’isola di Brač e con attrezzature provenienti da Praga e dalla Germania, l’albergo aprì le sue porte nel 1939. Fu proprio al momento dell’apertura che nella città di Budva venne installato il primo sistema di illuminazione pubblica. L’hotel Avala divenne rapidamente il simbolo della città e il cuore della sua vita sociale. Anche Tito vi soggiornò spesso.
Dopo la Seconda guerra mondiale l’albergo venne nazionalizzato e subì ingenti danni a causa del terremoto, dopo il quale venne demolito. L’hotel Avala che vediamo oggi è stato inaugurato negli anni ‘80.
Grand Hotel, Cetinje
Costruita per iniziativa del duca Mirko Petrović nel 1864, la Lokanda, il primo albergo del Montenegro, è stata un luogo di ritrovo imperdibile per artisti e diplomatici. Nel libro Zelena čoja Montenegra, gli scrittori Momo Kapor e Zuko Džumhur descrivono magistralmente l’atmosfera che regnava nell’hotel. Il biliardo, gli scacchi e le carte erano i passatempi preferiti dai clienti, tra i quali c’era anche George Bernard Shaw. Secondo Ljubomir Nenadović, "l’hotel era sempre pieno di visitatori stranieri", al punto che un giorno si contarono attorno allo stesso tavolo persone di ben nove nazionalità diverse.
Rinominato Grand Hotel, è crollato anch’esso con il sisma del 1979. Nonostante le numerose promesse politiche, questo monumento culturale e storico non è mai stato ristrutturato.
Hotel Sveti Stefan
Durante gli anni ‘50 i vertici dello stato jugoslavo decisero di avviare la trasformazione del piccolo villaggio di pescatori in un complesso alberghiero. Il 13 luglio 1960 l’esclusiva città-hotel Sveti Stefan accolse i suoi primi clienti. L’architettura tradizionale del villaggio in legno di pescatori mantenne il suo aspetto originale, mentre gli interni vennero trasformati in un moderno albergo di lusso. Con tutto il fascino di una stazione balneare alla moda, l’hotel Sveti Stefan ha offerto ospitalità al jet set internazionale. Tra gli ospiti, Sophia Loren ed esponenti delle famiglie reali europee. Il Presidente Tito, che vi ha soggiornato tre volte, ha sempre lasciato un commento nel libro d’oro, plaudendo al progresso del turismo jugoslavo.
Il soggiorno in questo luogo unico, antica fortificazione dei montenegrini contro gli attacchi degli ottomani e dei pirati, è stato acclamato sulle colonne delle più grandi riviste internazionali. Nel 1964 la rivista americana Life ha nominato l’albergo uno dei più esclusivi al mondo; la struttura ricevette nel 1972 un prestigioso premio di eccellenza del turismo. A seguito degli sconvolgimenti di una privatizzazione turbolenta, Sveti Stefan è diventato parte del gruppo Aman Resort.
Hotel Crna Gora, Podgorica
Progettato dall’architetto Vujadin Popović, costruito ed inaugurato nel 1953, l’hotel Crna Gora si è imposto come il simbolo di una città e di un’epoca. Alcuni ricordano ancora il suo bar e la sua terrazza, dove i camerieri con ai piedi le borosane (calzature che hanno preso il nome dall’azienda croata che le produce, la Borovo ndr), si facevano strada tra i tavoli affollati con un carrello per portare il gelato in coppette d’acciaio. Per molti anni, all’epoca d’oro di Titograd [nome di Podgorica dal dopoguerra all’inizio degli anni ’90, ndt], sulla terrazza di questo monumento si sorseggiava il caffè o la rakija, con gli occhi persi sui principali viali della città.
Trasformato dagli investitori all’inizio del nuovo millennio, il Crna Gora è stato abbattuto nel 2013, sessant’anni dopo la sua inaugurazione, per fare spazio all’Hilton Podgorica. Stessa posizione ma meno eleganza.
Hotel Onogošt, Nikšić
Opera dell’architetto di Sarajevo Ivan Štraus, l’hotel Onogošt aprì i battenti nel 1955 come il primo albergo di classe A del Montenegro.
Negli anni è stato al centro della vita municipale. Gli intellettuali e i politici di Nikšić passavano qui le loro serate, parlando e sorseggiando qualcosa, mentre l’orchestra suonava arie ungheresi o jazz. Sopravvissuto ad un turbolento periodo di transizione, l’albergo è attivo ancora oggi, mantenendo la sua architettura iniziale ma con uno spirito diverso.
Hotel Galeb, Ulcinj
Progettato dagli architetti di Zagabria Hinko Bauer e Marijan Haberle, inaugurato nel 1939 con il nome KO-OP, questo albergo è stato uno dei primi edifici modernisti del paese. “Il richiamo del muezzin dall’alto del minareto nelle sere d’estate si imprime in maniera indelebile nella memoria e, anche una volta partiti, quella sensazione di malinconia continua a farsi sentire e a rievocarci un Oriente straniero e lontano, che sfugge alla nostra comprensione. In quest’atmosfera così bella e insolita, a due passi dalla spiaggia, con tutte le stanze vista mare e una moltitudine di terrazze e balconi, si erge come un magnifico castello l’hotel KO-OP, ultimo grido dell’architettura alberghiera. I suoi esterni, il suo arredamento ed il suo comfort soddisfano anche i gusti più raffinati”, si poteva leggere in un giornale dell’epoca.
Danneggiato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, riaprì come località operaia per le vacanze intitolata a Ivan Milutinović, prima di essere trasformato nel Grand Hotel Galeb nel 1955. Tito soggiornò anche qui. Danneggiato dal terremoto del 1979, venne ricostruito all’inizio degli anni ‘80. Privatizzato, è stato infine demolito alla fine del secolo dal suo nuovo proprietario.