Montenegro: giornalisti aggrediti durante un raduno nazionalista
L’inaugurazione di un monumento dedicato ad un capo cetnico e criminale di guerra nel villaggio di Gornje Zaostro, nel nord del Montenegro, e poche ore dopo rimosso, è sfociata in un’aggressione dei giornalisti presenti intenti a riprendere l’evento

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Balša Rudović © Vijesti
L’inaugurazione di un monumento a Pavle Đurišić – voivoda cetnico e criminale di guerra durante la Seconda guerra mondiale – eretto lo scorso 8 agosto nel villaggio di Gornje Zaostro, nei pressi di Berane, nel nord del Montenegro [per poi essere rimosso lo stesso giorno per mancanza di permessi, quindi spostato nella chiesa locale], ha suscitato una valanga di critiche.
Oltre all’ormai consueta iconografia cetnica e ai discorsi d’odio che solitamente accompagnano simili eventi, a scatenare l’indignazione è stato un episodio di violenza. Stevo Vasiljević e Boris Pejović, fotoreporter dei quotidiani Pobjeda e Vijesti, come anche il giornalista di Vijesti Balša Rudović, sono stati aggrediti mentre coprivano l’evento. Abbiamo chiesto a Rudović di raccontarci quanto accaduto.
“Fino al momento dell’aggressione, abbiamo lavorato in condizioni accettabili. Appena arrivati, ci è stato detto di dover ricevere ‘la benedizione’ di un sacerdote per poter fare il nostro lavoro. Una richiesta totalmente assurda, che però abbiamo accettato per rispettare la volontà delle persone radunate. Inizialmente, dalle 8.30 alle 12.30, il comportamento dei presenti nei nostri confronti è stato corretto, abbiamo intrattenuto una conversazione normale”, spiega Rudović.
Ad un certo punto i giornalisti sono andati a Berane per inviare il materiale registrato alle loro redazioni e per riposarsi un po’. Al loro ritorno nel villaggio di Gornje Zaostro, la situazione è precipitata.
“Dopo essere scesi dall’automobile per catturare il momento della rimozione del monumento, è partita l’aggressione, impedendoci di seguire l’evento. Se non fosse stato per alcune brave persone, probabilmente sarebbe andata molto peggio”, afferma Rudović, sottolineando che durante l’attacco la sicurezza dei giornalisti è stata messa in pericolo.
Per Rudović, tutto assomigliava ad un linciaggio. Dopo aver parcheggiato l’auto vicino ad una tenda, iniziando a fotografare la rimozione del monumento, i fotoreporter Pejović e Vasiljević sono stati aggrediti da decine di partecipanti all’evento.
Diverse persone si sono gettate con impeto sui fotoreporter, minacciandoli aggressivamente e cercando di impossessarsi delle loro macchine fotografiche e altre attrezzature. Dopo che gli aggressori hanno sequestrato e distrutto alcuni dei dispositivi di Vasiljević, il fotoreporter è stato costretto ad entrare nella tenda, dove è stato picchiato e minacciato.
Alcuni abitanti del posto sono riusciti a salvarlo dalla folla inferocita e a portarlo in una chiesa, per farlo incontrare con un vescovo.
Pejović e Vasiljević, sotto minaccia, hanno cancellato tutte le fotografie scattate, dopodiché Vasiljević è stato portato via a bordo di una jeep Mercedes. Pejović ha ricevuto anche minacce di morte: gli è stato detto che sarebbe stato “ucciso a mani nude” se qualsiasi notizia su quanto accaduto dovesse essere pubblicata da Vijesti.
“Boris Pejović e io abbiamo subito violenza, anche psicologica, insulti e minacce per un’ora e mezza. Il collega Pejović ha ricevuto anche minacce di morte esplicite. La situazione era estremamente stressante, anche perché temevamo che potesse degenerare ulteriormente da un momento all’altro”, racconta il giornalista Balša Rudović, rievocando la drammatica esperienza.
Un aspetto particolarmente frustrante è che gli agenti di polizia, presenti sul posto durante l’aggressione, non hanno reagito.
Poco dopo l’attacco, la polizia di Berane ha posto in stato di fermo cinque persone sospettate di aver compiuto atti intimidatori contro i fotoreporter Boris Pejović e Stevo Vasiljević a Gornje Zaostro. Successivamente, come confermato dalla polizia, è stato arrestato un certo Danko Femić di Bijelo Polje, sospettato di aver messo a repentaglio la sicurezza dei tre operatori dei media.
La polizia ha fatto sapere che, contemporaneamente agli arresti, sono state intraprese altre misure e azioni per identificare tutte le persone che, in un modo o nell’altro, hanno partecipato all’attacco ai giornalisti, impedendo a questi ultimi di fare il loro lavoro.
“Per quanto riguarda l’identificazione e l’arresto di persone sospettate, la reazione della polizia è stata tempestiva ed efficiente, come anche la reazione della procura nel perseguire i casi in cui c’erano prove della sussistenza del reato”, spiega Balša Rudović.
“Spero che queste due istituzioni continuino a fare il loro lavoro, prima di tutto per identificare e arrestare le persone, al momento ignote, che ci hanno minacciato, mettendo in pericolo la nostra sicurezza. Mi auguro anche che il tribunale emetta sentenze capaci di dimostrare che non viviamo nel Far West, bensì in un paese che rispetta lo stato di diritto”, conclude Rudović.











