Miruna Budisteanu: trasparenze di luce

Pigmenti preziosi su una tela trasparente rievocano il rinascimentale stile Brâncoveanu. I lavori di Miruna Budisteanu nascono dalla commistione di tradizioni occidentali e romene lasciando trapelare un’influenza orientale

25/03/2015, Daniela Mogavero -

Miruna-Budisteanu-trasparenze-di-luce

Dipinti dal sapore antico su moderne tele di velo che rappresentano simboli, icone e elementi architettonici di un altro tempo. Opere che dialogano con il mondo esterno e che si fanno attraversare dalla luce per ricreare spazi e sentimenti di un’epoca passata, a cavallo tra Seicento e Settecento, senza abbandonarsi alla semplice rievocazione ma rielaborando lo stile Brâncoveanu in chiave postmoderna.

Questa è l’essenza delle opere di Miruna Budisteanu, che sono state esposte all’Accademia di Romania a Roma nella mostra “Architetture e volti sacri”. Una ventina di lavori che hanno fatto parte di un’importante mostra allestita in Romania per la commemorazione dei 300 anni dal martirio di Constantin Brâncoveanu, principe di Valacchia, morto per non aver rinunciato alla sua fede cristiana a favore dell’Islam.

Le opere esposte da Miruna Budisteanu, un passato di studi tra Francia, Italia, Romania e Stati Uniti, sono il risultato di un atteggiamento plasmato nel tempo e nello spazio, un percorso vivido che non finisce qui e ora. In questa mostra l’artista ha deciso di non descrivere né di ribadire gli elementi caratteristici dello stile Brâncoveanu – una fusione di elementi di architettura bizantina, ottomana, tardo rinascimentale e barocca, che mescola le caratteristiche delle chiese ortodosse con l’architettura islamica dominante nell’Impero ottomano – piuttosto Budisteanu ha evocato il respiro di questa creazione, per ricostruire lo spirito del Rinascimento in chiave innovativa riportandolo in superficie.

Uno stile da cui prese ispirazione anche Ion Mincu, il famoso architetto romeno che creò uno stile architettonico nazionale noto come "Neo-Romeno".

Miruna Budisteanu - Crucifixion

Absidi, colonne, piante di cattedrali e chiese, dipinti, icone e statue che acquistano la loro tridimensionalità attraverso i colori plasmati sulla speciale tela usata dall’artista: un multimedia vellum, la cui materialità e dimensione facilita l’interazione con l’ambiente e la struttura architettonica permettendo alla luce di attraversarlo.

In questo modo le immagini create sul velo con “pigmenti preziosi, simili a quelli usati per gli affreschi – spiega Budisteanu che prepara da sola i colori con la tempera all’uovo – con smalti fluidi e inchiostri che creano i rilievi” acquistano volume e restano sospese nello spazio grazie alla trasparenza del materiale.

I lavori nascono dalla commistione di tradizioni occidentali e romene lasciando trapelare un’influenza orientale. A dare forte carica emotiva alle opera di Budisteanu i simboli, forse dimenticati dell’arte, dell’architettura: una colonna, un dettaglio, un calice, che da soli si nasconderebbero all’interno di una chiesa o su una pianta in assonometria si stagliano da soli e rinascono come elementi unici e vivi.

“Ho scelto di evocare lo stile Brâncoveanu con forme armoniose ed evocative, richiamando e rendendo visibile la forza generatrice di questa arte, rivedendo in modo personale lo stile del Rinascimento. Un dialogo facilitato dalla scelta del materiale”, conferma l’artista che lascia trapelare nelle sue opere l’influenza di studi architettonici.

"In questa mostra ho deciso di non descrivere, né per ribadire gli elementi già noti dello stile Brâncoveanu, piuttosto ho voluto costruire forme armoniose, in flusso continuo, creazioni audaci e ingegnose che partono dalle caratteristiche dello stile del principe di Valacchia evocandone lo spirito”.

Così si spiegano le opere di Budisteanu: la croce greca di una chiesa che diventa oggetto, simbolo e nello stesso tempo resta una pianta architettonica perfetta formata da piccolissime croci intersecate tra loro; la forma di una cupola vista dall’alto che diventa un tempio; oppure l’icona bizantina, così simile a quelle viste tante volte nelle chiese, ma nello stesso tempo così diversa nel suo dialogo con il mondo esterno, attraverso la luce che trapassa la tela e il colore.

“Il tema sacro mi accompagna da tempo, l’ho sviluppato nel corso degli anni: prendo ispirazione dai tanti esempi esistenti, architettonici e figurativi, e poi riduco la forma all’essenza, all’anima profonda del soggetto”, aggiunge Budisteanu che racconta di un rapporto profondo anche con l’Italia, da quel mese e mezzo di tanti anni fa, quando restò nella Capitale dove compì 10 anni in attesa del visto per andare negli Stati Uniti. “La città mi è rimasta nel cuore e mi ha lasciato un segno”.

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