Minoranze storiche: italiani di Romania

Nella seconda metà dell’800 e nei primi del ‘900 numerosi migranti si trasferirono dalla penisola italiana in Romania. Che ne è, oggi, dei loro discendenti?

08/08/2022, Marco Abram -

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Iași, in Romania, città dove risiede parte della comunità storica italiana di Romania - © Ruslan Paul/Shutterstock

L’Istituto sui Diritti delle Minoranze di Eurac Research nell’ambito del progetto "Le comunità di italiani nell’Europa sudorientale" – di cui OBCT è partner – ha contribuito sensibilmente ad approfondire la conoscenza di comunità di origine italiana poco note, tra le quali quelle che vivono in Romania. Si tratta soprattutto di discendenti di migranti giunti tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, mossi in particolare dalle opportunità lavorative offerte dal paese sudesteuropeo. Su questo tema specifico abbiamo intervistato la ricercatrice e i ricercatori di Eurac coinvolti nel progetto – Alexandra Tomaselli, Sergiu Constantin e Mattia Zeba.

Inizierei esplicitando la consistenza odierna  di tali comunità…

La minoranza italiana residente in Romania è composta, secondo il censimento del 2011, da circa tremila persone, più specificatamente da 3.203 persone che si auto-riconoscono di “etnia” italiana e 2.949 di madrelingua italiana. Tuttavia, secondo l’Associazione degli Italiani di Romania (RO.AS.IT), l’attuale organizzazione rappresentante la minoranza italiana, tale minoranza conterebbe circa diecimila persone, a cui si affiancherebbe una nuova ondata di italiani emigrati negli ultimi due decenni e che, da solo, raggiunge il migliaio di persone che si sono integrate molto bene nella realtà romena.

Come sono composte e organizzate oggi tali comunità? Sono rappresentate da specifici soggetti associativi?

A prescindere dal numero dei suoi componenti, la comunità si trova dispersa su tutto il territorio della Romania, sebbene si possano individuare degli insediamenti storici. Per esempio, è attestato come una comunità italiana viva da secoli nel villaggio di Greci, distretto di Tulcea. Come riportato da RO.AS.IT., durante il periodo interbellico, vi erano diversi docenti che venivano dall’Italia per insegnare in lingua italiana nelle scuole italiane già esistenti. Altre zone dove si attesta una presenza storica della comunità italiana sono Iași, la contea dell’Argeș, la zona di Brașov, nella zona di Vrancea, nella zona di Hațeg, a Târgoviște, oltre che nella capitale Bucarest.

Come minoranza etnica ufficialmente riconosciuta, la comunità italiana di Romania ha un seggio riservato alla Camera dei Deputati romena. Il deputato italiano rappresenta la comunità italiana e fa parte del Gruppo Parlamentare delle Minoranze Nazionali della Camera dei Deputati, attualmente composto dai 18 deputati che rappresentano le organizzazioni di cittadini appartenenti a minoranze nazionali. L’attuale deputato italiano è un membro di RO.AS.IT.

Inoltre, ci sono altre piccole associazioni afferenti alle associazioni di italiani all’estero, come il Circolo Trentino della Romania o l’Associazione comunità italiani di Tulcea.

Quale è il generale livello di protezione garantito dalla legislazione alle minoranze nazionali in Romania? In particolare, di quali diritti godono i discendenti degli emigranti italiani che si dichiarano di nazionalità italiana?

La Romania tutela le minoranze nazionali agli articoli 6, 32, 62, 120 e 128 della propria Costituzione del 1991 (come modificata dalla Legge Costituzionale n. 429/2003). A fronte di tale tutela costituzionale, la legislazione romena manca tuttavia di una legge quadro in materia di minoranze nazionali. Per questo motivo, la tutela delle minoranze nazionali è affidata principalmente a leggi di natura organica. La Costituzione rimanda infatti più volte a tale legislazione negli ambiti sopra descritti. Tale deficit è stato evidenziato in particolare dal Comitato consultivo della Convenzione-quadro sulle Protezione delle Minoranze Nazionali. Quindi, sebbene la Costituzione sancisca la tutela delle minoranze nazionali, la definizione stessa di minoranza nazionale nonché l’identificazione di quelle comunità etnico-linguistiche da ritenersi minoranze nazionali sono affidate a leggi di rango inferiore. In particolare, la legge n. 208/2015 sulle elezioni del Senato e della Camera dei Deputati romeni, nonché sull’organizzazione e il funzionamento dell’Autorità Elettorale Permanente stabilisce che “per minoranza nazionale si intende l’etnia rappresentata nel Consiglio delle Minoranze Nazionali”, organo consultivo fondato nel 1993. Il Consiglio è composto da 19 organizzazioni che rappresentano 20 minoranze nazionali: albanesi, armeni, bulgari, croati, tedeschi, greci, ungheresi, italiani, ebrei, polacchi, rom, russo-lipovani, serbi, slovacchi e cechi (rappresentati da un’unica organizzazione), tatari, turchi, ucraini, macedoni e ruteni.

Per quanto riguarda l’uso ufficiale delle lingue minoritarie, il Codice Amministrativo del 2019 prevede che, nelle unità territoriali amministrative in cui una minoranza rappresenta almeno il 20% della popolazione, tale minoranza possa rivolgersi alle autorità locali e agli organi subordinati al consiglio locale, nella lingua minoritaria, per iscritto o oralmente, e possa ricevere una risposta sia in romeno che nella loro lingua minoritaria nazionale. Inoltre, in questi comuni le autorità locali devono impiegare persone che conoscono la rispettiva lingua minoritaria in quelle occupazioni che richiedono “interazioni con il pubblico”.

In materia di istruzione nelle lingue minoritarie, la Legge sull’Educazione n. 1/2011 istituisce due modelli educativi: da un lato, nelle scuole con la lingua della minoranza nazionale come lingua d’insegnamento, tutte le materie (ad eccezione della lingua romena) sono insegnate nella lingua della minoranza nazionale; dall’altro, nelle scuole “ordinarie” di lingua romena l’insegnamento della lingua della minoranza nazionale può essere incluso nei programmi scolastici su iniziativa di almeno dieci genitori per classe (nel caso delle scuole dell’infanzia), 12 genitori (nel caso dei bambini iscritti alle scuole primarie e collegi) o 15 genitori (nel caso delle scuole secondarie superiori).

Nell’ambito scolastico, l’italiano è insegnato a livello di scuola primaria e secondaria solo a Bucarest. L’ultimo report del Comitato di Esperti della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie (2018) riportava che vi fossero 257 alunni che studiano italiano al liceo “Dante Alighieri” di Bucarest dove, a livello primario, viene impartito l’insegnamento di lingua e letteratura italiana per tre ore alla settimana. Inoltre, un’ora alla settimana è dedicata alla storia e alle tradizioni della minoranza italiana in Romania. Il rapporto delle attività del menzionato liceo “Dante Alighieri” di Bucarest del 2020-2021 riporta che vi sono, invece, 322 alunni nella scuola primaria, 424 nelle corrispondenti scuole medie inferiori e 295 alle medie superiori. Tale liceo, inoltre, continua ad avere il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest tramite la partecipazione di insegnanti ed alunni alle attività dell’istituto.

Tuttavia, è da sottolineare come l’italiano non sia ancora insegnato a Greci, sopracitata zona storica di insediamento della comunità italiana. Infine, corsi di lingua italiana sono organizzati dalla RO.AS.IT.

Riguardo ai mezzi di comunicazione, Radio Timişoara trasmette un programma di un’ora in italiano il primo lunedì di ogni mese. Inoltre, Radio Romania Iaşi trasmette un programma per mezz’ora alla settimana dal titolo “Dialogo Interculturale”: il programma è in lingua romena ma è destinato alla minoranza armena, italiana, polacca e slovacca, le cui lingue sono usate durante la trasmissione. Altri programmi in lingua romena ma destinati, tra l’altro, alla minoranza italiana sono “Interthnic-Dobrogea Mix” di Radio Romania Constanta e “Living Together” di Radio Romania Timisoara. A livello di pubblicazioni, la RO.AS.IT si occupa di curare e diffondere le riviste bilingui italiano-romeno “Siamo di nuovo insieme” e “Piazza Romana”, mentre altre associazioni organizzano altre attività di ritrovo

Infine, la RO.AS.IT organizza diversi eventi e concorsi per promuovere e valorizzare l’uso della lingua italiana. Tra questi, si segnalano i concorsi “Eu Vorbesc Italiana / Io Parlo Italiano” e “Riferimenti Identitari. Gli Italiani di Romania”: entrambi i concorsi si propongono di premiare scritti in lingua italiana su tematiche riguardanti la protezione e la promozione della cultura della minoranza italiana in Romania.

Che tipo di rapporti intrattengono tali comunità con l’Italia? Hanno relazioni con rappresentanze diplomatiche e soggetti governativi? Collaborano con enti locali e realtà della società civile in Italia?

Le comunità intrattengono diversi rapporti con l’Italia o, meglio, con diverse associazioni di italiani all’estero (es., Trentini nel Mondo) oppure organizzando scambi culturali in occasioni particolari (es., festival di danza tradizionale), convegni scientifici, visite ufficiali in Italia, mostre sulla storia della comunità italiana di Romania, ritrovi annuali, ed altro. Spesso queste attività vengono organizzate assieme alle rappresentanze diplomatiche.

Sulla base della vostra indagine, quali risultano essere le dinamiche più rilevanti rispetto alla vita sociale e culturale delle comunità di italiani in Romania? I condizionamenti imposti dalla pandemia di Covid 19 hanno avuto un impatto particolare? 

Vi sono alcune associazioni che sono molto più attive di altre poiché maggiormente strutturate o che godono di maggiore riconoscimento a livello nazionale o locale. Alcune soffrono della perdita del numero di soci che sono sempre più anziani e non riescono più ad essere molto attivi. Le diverse associazioni risentono anche degli effetti della migrazione all’estero dei giovani, che, quindi, non posso più partecipare o contribuire alle attività delle associazioni.

Purtroppo, la pandemia ha inciso profondamente sulle attività delle associazioni. Essendo associazioni di tipo prettamente culturale e che quindi perseguono lo scopo di creare occasioni di aggregazione fra i soci, si sono viste ovviamente limitate nell’organizzare questo tipo di attività. Per ovviare la mancanza di contatto di persona, hanno cercato di organizzare incontri ed eventi online utilizzando le nuove tecnologie oppure concentrandole prettamente nella stagione estiva, quando le curve epidemiologiche tendenzialmente decrescevano e pertanto le misure di sicurezza e le restrizioni dovute al contenimento dei contagi da covid-19 venivano allentate.

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