Minacce di morte al nostro corrispondente Drago Hedl

Una storia inquietante all’indomani dell’arresto di Ante Gotovina. Drago Hedl, editorialista di Feral Tribune e nostro corrispondente dalla Croazia, è stato minacciato di morte. Hedl ha raccontato i crimini commessi contro civili serbi a Osijek e Vukovar

09/12/2005, Andrea Oskari Rossini -

Minacce-di-morte-al-nostro-corrispondente-Drago-Hedl

La copertina del Feral Tribune, 09.12.2005

Drago Hedl è considerato uno dei migliori giornalisti investigativi della Croazia. Ha raccontato a più riprese in questi anni al pubblico del proprio Paese i crimini commessi contro civili serbi dalle forze croate, a partire dalla vicenda di Pakracka Poljana, prigione illegale e luogo di tortura diretta dall’unità speciale comandata da Tomislav Mercep. Nel luglio 2002 ha riportato la storia della eliminazione di 18 civili serbi e di un ungherese a Paulin Dvor, presso Osijek. I corpi di quelle persone erano poi stati occultati e seppelliti a 500 km di distanza, nella regione della Lika, e Hedl aveva denunciato il coinvolgimento nel crimine di Miroslav Tudjman, figlio maggiore dell’ex presidente croato, al tempo responsabile dei servizi segreti. Ha investigato in più occasioni i crimini commessi contro i Serbi di Vukovar nel 1991 dalla Zbor Narodne Garde, e recentemente ha descritto gli omicidi avvenuti a Osijek nel 1991 e 1992 nella prigione segreta di Via Dubrovacka 30, riportando le scioccanti dichiarazioni di un testimone che aveva partecipato ai delitti, Krunoslav Fehir. Il suo lavoro è stato fondamentale non solo per la ricostruzione dei conflitti recenti della ex Jugoslavia, ma soprattutto per la presa di coscienza da parte delle diverse opinioni pubbliche dei crimini commessi dai ‘propri’ rappresentanti. Come in tutte le situazioni di post conflitto, il problema nei Balcani oggi non è infatti parlare dei crimini degli ‘altri’, ma di quelli commessi nel proprio nome. Ed è qui che sono più che mai necessarie la determinazione e il coraggio di giornalisti come Drago Hedl. La redazione di Osservatorio esprime completa solidarietà nei confronti del proprio collaboratore

Puoi spiegarci prima di tutto che cosa è successo?

Come avete potuto leggere su Novi List, martedì scorso ho ricevuto una lettera nella mia cassetta postale con un breve messaggio: "Uccideremo te e il tuo Levar" Milan Levar, ufficiale croato, aveva testimoniato sui crimini commessi dal proprio esercito contro i Serbi delle Krajne. E’ stato ucciso da una bomba fatta esplodere nel giardino della sua casa di Gospic il 28 agosto 2000, ndr. Si tratta quindi di un messaggio rivolto a me e alle persone che ho contattato in questi anni e mi hanno aiutato nelle mie indagini, come recentemente il soldato Krunoslav Fehir v. Garage Osijek , ndr, un avvertimento a tenersi lontani da me e dal mio lavoro. Purtroppo ancora oggi è molto difficile parlare dei crimini commessi nel proprio cortile di casa, molte persone hanno paura di parlare e spesso mi chiedono di restare anonimi.

La polizia è intervenuta dopo queste minacce?

Sì. Io ho subito riportato quanto era avvenuto alla polizia di Osijek. Il mio direttore ha poi avvisato il Procuratore di Stato Behic, che a sua volta ha contattato il Procuratore di Osijek, Faber. La polizia ha subito assicurato protezione a me, al mio appartamento e alla mia vettura, affidandomi una scorta. Io ho però rifiutato quest’ultima offerta, perché con un poliziotto costantemente al mio fianco mi sarebbe impossibile lavorare.

Ci sono state prese di posizione rispetto a queste minacce, hai ricevuto solidarietà dalle istituzioni locali e nazionali?

Hanno subito solidarizzato con me il Comitato Helsinki della Croazia e il Centro per la Pace di Osijek. Molti colleghi giornalisti hanno reagito velocemente esprimendomi la loro solidarietà e preoccupazione. L’Associazione croata dei giornalisti ha fatto un comunicato condannando l’accaduto. Per quanto riguarda le istituzioni locali, invece, devo dire che purtroppo non ho ricevuto alcuna solidarietà. Il sindaco di Osijek, Anto Djapic leader del Partito Croato del Diritto, formazione di estrema destra, ndr, ha dichiarato a Slobodna Dalmacija che i giornalisti non sono "vacche sacre", e che "se mentono sono problemi loro". Quindi ha in pratica cercato di dire che io sto mentendo sui crimini di guerra e non ha condannato quanto accaduto.

Si tratta di un’affermazione gravissima date le circostanze…

Infatti.

Oggi i media di tutto il mondo riportano l’arresto del generale Gotovina e parlano di una nuova pagina nella storia della Croazia. Ma qual è la situazione nel Paese dal punto di vista della libertà di stampa oggi?

Vedremo cosa accadrà dopo l’arresto di Gotovina. Oggi in Croazia c’è la libertà di stampa, non ci sono cose di cui noi giornalisti non possiamo parlare, come ad esempio avveniva 10 anni fa. Tuttavia, oggi dobbiamo affrontare le conseguenze del nostro lavoro, che possono essere molto spiacevoli come nel mio caso. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi, naturalmente speriamo che l’arresto di Gotovina possa davvero rappresentare l’apertura di una nuova pagina per la Croazia e che anche gli altri casi attualmente all’esame delle Corti locali possano essere affrontati.

Vedi anche:

La Croazia in Europa, con i fantasmi della guerra

Gospic: azione legale della vedova Levar

Croazia: incriminazione per il massacro di Paulin Dvor (Osijek)

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta