Mikail Tariverdiev, l’Ennio Morricone sovietico

Ha composto le colonne sonore di alcuni dei film sovietici più famosi ed ha avuto una carriera luminosa Oltrecortina. Ora un album presenta al pubblico occidentale alcuni suoi successi

17/02/2017, Gianluca Grossi -

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Mikail Tariverdiev

Mikail Tariverdiev nasce a Tbilisi, in Georgia, nel 1931, da genitori provenienti dall’Armenia. In Italia è pressoché sconosciuto; ma chi segue il cinema sa che è imprescindibilmente legato alle più importanti colonne sonore della storia del grande schermo russo. Da qui, non a caso, deriva il soprannome "Morricone sovietico".

A farlo conoscere in Occidente Stephen Coates, cantante dei Real Tuesday Weld, band britannica che spazia fra l’indie pop, l’electro e il dark cabaret. Si trovava a Mosca, in un caffè, nel 2011 e per caso ha ascoltato un suo brano. Lo ha definito uno shock. In seguito s’è messo in contatto con la vedova di Mikail, la signora Vera Tariverdiev, per proporle la pubblicazione di una raccolta dei brani più significativi dell’artista georgiano.

L’album

La stampa è avvenuta grazie all’interessamento della Earth Recordings, label inglese, che annovera figure carismatiche dell’establishment musicale mondiale come Bert Jansch ed Howard Eynon: "Contiene solo una piccola parte della sterminata discografia di Tariverdiev", rivela Coates, "ma utile, per non dire indispensabile, per fare conoscere una delle figure più talentuose dell’universo musicale del Novecento, rimasto in ombra in occidente".

La raccolta punta su brani composti per tre celebri film: Goodbye Boys (1962), Seventeen Moments of Spring (1972) e The Irony of Fate (1976). Si può ascoltare qualcosa anche su Spotify o Youtube. "Boys and The Sea – Part One" è caratterizzata dal sottofondo del canto di uccelli, e ricorda una composizione di Yann Tiersin (de Il favoloso mondo di Amelie); "Waltz – From The Long Day", sembra un outtake de Il Dottor Zivago o una scrittura di Dmitrij Shostakovich; "Waltz Gaby" è un’altra partitura in tre quarti, struggente e malinconica. "All This Jazz" ci porta all’America del ragtime e del jazz; tema ripreso con una cadenza più swingata in "Russian Ragtime"; e c’è il fantasma di Vladimir Vysotsky (leggendario cantautore russo) e di Serge Gainsbourg in "Dolphins". E brani, infine, che echeggiano in modo palese al mondo della musica classica come "Prelude for Cello and Piano" e "Snow Over Leningrad" (con rimandi al francese Francis Lai).

Chi è

Ma chi è Mikail Tariverdiev? Il padre è Levon Tariverdiev, nato nel cuore del Nagorno-Karabakh, storica regione a sud del Caucaso. Si trasferisce a Baku dove incontra la madre di Mikail, Satenik, figlia di armeni e georgiani. Il nonno materno, padre di sei figlie, è Grisho Akopov, un proprietario terriero molto noto. Godono di buone possibilità economiche. Abitano un’elegante palazzina a tre piani, con giardino e frutteto, lungo il corso di un fiume. Mikail da piccolo fa fatica a socializzare con i compagni. Le cose cambiano quando consegna agli insegnanti una canzone che diverrà l’inno della scuola. E’ spronato dalla madre alla quale rimarrà sempre molto legato: "Tutto ciò che vale la pena sapere e apprezzare l’ho imparato da lei", soleva ripetere.

Conosce Aram Khachaturian considerato il padre dei compositori sovietici, nato a Tbilisi nel 1903 e trasferitosi a Mosca nel 1921 in seguito alla sovietizzazione del Caucaso. Apprende i segreti del pentagramma ed eredita il respiro musicale armeno, evolutosi dall’esperienza di Komitas che a cavallo del Ventesimo secolo ha raccolto migliaia di canzoni tradizionali. Altrettanto significativa l’istruzione ricevuta da Shalva Mshvelidze Mikhailovic, Artista del Popolo della Georgia, vincitore di due Premi Stalin e membro del Pcus (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) dal 1947. Si prepara per il Komitas State Conservatory di Yerevan; ma non è tutto rose e fiori.

A un anno dal diploma assiste a un atto di violenza del preside nei confronti di un compagno che perde l’uso di un orecchio. Lo confida all’entourage scolastico e per questo motivo viene allontanato dall’istituto. Ma è appoggiato dai genitori che lo trasferiscono in una nuova scuola dove si diploma l’anno successivo.

Alla musica affianca la passione per i cavalli, per la boxe e il nuoto. Nel 1949 il padre di Mikail – divenuto nel frattempo direttore della Banca centrale della Georgia – viene arrestato. Con la madre gira di casa in casa e dà lezioni di musica per mantenersi. Inizia a comporre. Sono due balletti. Il primo viene presentato con successo al Teatro dell’Opera di Tbilisi. Nel 1952 si trasferisce a Mosca, dove frequenta il prestigioso Gnessin Musical College. E’ ammirato e apprezzato da tutti per le sue qualità artistiche e umane. Si fa strada anche grazie al suo aspetto fisico, e all’eleganza innata, messa in luce da abiti alla moda. Ma i soldi non bastano e per fare quadrare i bilanci si offre anche per i lavori più umili e pesanti nella stazione della città.

Il cinema

Al cinema arriva casualmente. Degli studenti del corso di cinematografia sono in cerca di un giovane che possa musicare alcune loro rappresentazioni. Si fa avanti e nasce così la sua prima collaborazione: Man Overboard.

L’esperienza lo aiuta a proporsi sempre più spesso a fianco di attori e registi. Si butta sulla canzone, aiutato dalle idee di vari poeti post-staliniani sempre più liberi di esprimere le loro filosofie di pensiero. Ci sono per esempio Bella Achatovna Achmadulina, Andrey Voznesensky e Evgeny Evtushenko.

Il suo primo film ufficiale è del 1957. Si intitola Our Fathers Youth. E’ la sua strada. E ci sono anche le ragioni del cuore. Nel 1960 si innamora dell’attrice ventenne Lyudmila Maksakova, che alcune voci indicano essere figlia illegittima di Stalin. Assieme sono coinvolti in un grave fatto di cronaca: sono insieme in auto, guida la ragazza, ma c’è buio e finiscono per investire una persona che muore poco dopo. Mikail dice che era lui alla guida e viene condannato a due anni di reclusione. Scontata la pena, riprende con il cinema e la fama è dietro l’angolo.

Il successo

Seventeen Moments of Spring – altro film musicato da Tariverdiev – è girato nel 1973 da Tatyana Lioznova, prendendo spunto da uno scritto di Yulian Semyonov, esperto di spy fiction. E’ ancora oggi ricordato come uno dei più grandi esempi di film dedicati allo spionaggio. Ma il suo più grande successo è The Irony of Fate, commedia romantica del 1976 diretta da Eldar Ryazanov, tuttora molto nota in Russia. La colonna sonora vende milioni di copie e catapulta nel gota dei compositori Mikail, al fianco di figure come Nino Rota, Ennio Morricone e John Barry. Allo stesso tempo, in questo film, si fa notare per la prima volta Alla Pugatcheva, la cantante russa più conosciuta nel mondo, che canta e veste i panni di Nadia (qui in una sua performance ). Lei stessa ammette l’importanza di Mikail per la sua carriera. Il compositore georgiano è ormai una star e quando raggiunge la Piazza Rossa, la folla si raccoglie in un silenzio surreale come se si trovasse di fronte a un’immagine votiva. Ma ancora una volta non mancano le spine.

Arriva una lettera da Francis Lai – fra i più importanti compositori di musica francese per film – che lo accusa di avere copiato alcune sue partiture. Tarirverdiev nega, ma la notizia fa il giro dell’Urss e molti amici gli voltano le spalle. Sarà segnato da questo evento, ma trova comunque la forza per riprendere a scrivere.

Gli ultimi anni

Nel 1983 incontra a un festival musicale quella che definirà l’unica vera donna della vita: Vera Gorislavovnoy, con cui vivrà fino alla vecchiaia. Dopo tre anni esplode il reattore di Chernobyl e Mikail raggiunge l’Ucraina per esibirsi di fronte ai superstiti della tragedia. Prenderà spunto per una sinfonia per organo intitolata semplicemente Chernobyl. La salute però comincia a vacillare. Il 31 maggio 1990, a Londra, viene ricoverato per problemi cardiaci. Subisce una sostituzione della valvola aortica, ma non si abbatte: «Sono un uomo con un cuore di acciaio», dice, «una garanzia per altri quaranta anni di vita». L’ultima sua opera è del 1994 e la realizza in Crimea, dove ama ritirarsi durante le vacanze.

Ed è proprio sulle rive del Mar Nero che, nel corso dell’estate del 1996, la notte del 24 luglio, siede con la moglie sul balcone di casa incantato dalla volta celeste. Hanno già i biglietti in mano: l’indomani rientreranno a Mosca. Ma la mattina del 25 Vera si accorge che il marito non è al suo fianco, ma ancora sul balcone, dove ha esalato l’ultimo respiro, tradito dal suo cuore ballerino. Oggi Mikail Tariverdiev è ricordato come il più grande compositore per musiche da film della storia sovietica. Ha scritto la musica di centotrentadue lungometraggi; un centinaio di canzoni, quattro balletti, due concerti per violino, e opere comiche come Graf Cagliostro. Nel 1975 ha vinto il Prize of the American Music Academy e due anni dopo il prestigioso USSR State Prize. Sono invece del 1990 i tre Nika Awards come miglior compositore, onorificenza assimilabile all’Oscar statunitense.

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