Migrazioni: le infermiere montenegrine alla conquista dell’Italia

Un nuovo flusso migratorio si sta preparando nel nord del Montenegro: a Bijelo Polje, Plav e Berane. La prossima primavera molte infermiere inizieranno a lavorare in Italia. Una nuova migrazione, una piccola rivoluzione sociale: tradizionalmente erano infatti gli uomini ad emigrare all’estero per sfamare la loro famiglia.

19/01/2005, -

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Infermiere

Di Sead Sadikovic – Monitor
Tratto da Le Courrier des Balkans
Tradotto in italiano da Osservatorio sui Balcani

Numerose sono le candidate interessate ma, per il momento, sono solo in una cinquantina ad essersi iscritte al corso di lingua italiana. Le altre attendono il proprio turno e soprattutto aspettano di vedere quale sarà l’esperienza delle loro colleghe. Il salario promesso è di 1200 euro, vitto ed alloggio compreso, un motivo sufficiente per mettersi ad imparare seriamente l’italiano.

Mira Drljevic, da due mesi loro professoressa di italiano, è convinta che in maggio le infermiere avranno acquisito tutti gli elementi base dell’italiano in modo, dopo un periodo di prova di due mesi in Italia, da essere capaci di superare l’esame di lingua. "Inoltre esse dovranno superare un esame professionale in modo che i loro diplomi vengano equiparati a quelli validi in Italia". Mira Drljevic spiega di essere stata assunta dalla società slovena Mabo, ma che i corsi di italiano vengono pagati dalle studentesse. L’agenzia che fungerà da intermediaria in Montenegro non è ancora stata selezionata. Gli sloveni sono partner della società italiana "Vita serena" e saranno loro ad occuparsi di tutte le questioni burocratiche riguardanti la partenza per l’Italia ed i contratti di impiego una volta arrivate.

Le infermiere di Bijelo Polje sono state le prime a prepararsi per partire, almeno provvisoriamente, per l’Italia. Affermano che oltre Adriatico è in crescita il bisogno di personale medico. Vi sono circa un centinaio di infermiere interessate. Partiranno tutte su intermediazione di agenzie private. La maggior parte di loro non vuole parlare dei motivi che le spingono a partire.

Vanja Nojinovic è una delle eccezioni. E’ decisa a partire per l’Italia e restarci a lungo. Lavora al dispensario di Bijelo Polje e la mancanza di prospettive è, a suo avviso, insopportabile. "Il primo gruppo dovrebbe partire in maggio o in giugno. Il periodo di prova durante il quale lavoreremo in nord Italia è di due mesi. Se poi andrà bene firmeremo un contratto per due anni. Dopo questo periodo otterremo il permesso di soggiorno e documenti regolari. Queste sono le informazioni che ci sono state date".

Lei e le sue colleghe all’inizio avevano qualche dubbio sul fatto che sarebbe stato così semplice trovare lavoro in Italia. "Ci siamo domandate: è possibile? Abbiamo subito pensato si trattasse di una farsa o magari, di altri lavori che non il fare l’infermiera. La metà di coloro le quali si sono iscritte ai corsi hanno una famiglia e ci è stato detto che dopo il periodo di due-tre mesi sarebbe stato possibile anche il ricongiungimento familiare. Una prospettiva molto attraente", racconta Vania.

In questa nuova storia montenegrina, infermiere che partono per l’estero per guadagnarsi da vivere, la situazione più difficile è quella delle madri che partono lasciando la loro famiglia. La tradizione voleva in passato, e vuole tutt’ora, in questa regione del Montenegro, che sia solo il padre, ritenuto colui sul quale pesa l’onere del sostentamento della famiglia, quello che poteva andare all’estero. Lo spiega una madre di due figli che con il suo stipendio di 120 euro non ha alcuna possibilità di farli studiare. "Non so perché ma provo vergogna d’essere costretta a partire. Ma nei fatti dovrebbe provare vergogna l’intera società che ci ha ridotte tanto in miseria da obbligarci a partire", afferma.

Vanja Vojinovic è nubile. Ritiene giustamente che a causa della sua giovane età abbia dei vantaggi rispetto alle altre. Ciononostante comprende bene l’ipocrisia della società montenegrina dove alcuni criticano le donne che sono obbligate a partire. "Lasci tuo figlio e parti. E questo significa: lasci tuo figlio e te ne vai non si sa bene dove …", spiega Vanja.

"Viviamo tutti con debiti che ci pesano sulle spalle e siamo tutti garanti di tutti. Del mio salario, dopo le deduzioni dovute a debiti che ho dovuto fare non per capricci ma per necessità, non rimangono che 30 o 40 euro al mese. Appena sufficienti per sopravvivere e non morire di fame".

I responsabili del dispensario di Bijelo Polje non desiderano fare commenti sul tema del loro personale ausiliario. Il direttore, il dottor Svetozar Cerovic, afferma di non aver ricevuto alcuna richiesta di qualsiasi sorta. Allo stesso modo il dottor Tomislav Jeremic, direttore del centro ospedaliero di Bijelo Polje, non ha ricevuto alcuna domanda di congedo da parte del suo personale. Afferma comunque di essere disponibile, sul piano personale, a soddisfare le domande dei suoi sottoposti a ricevere un congedo non retribuito se questo "è in conformità rispetto alla legge". Temendo che la questione venga sfruttata dai media facendo saltare i propri piani una delle infermiere che desiderano partire per l’Italia ritiene che non si debba parlarne sui quotidiani prima che il loro impiego non sia completamente certo.

Racconta che ha già avuto informazioni sul lavoro da una collega serba che già è in Italia. "Del gruppo di dieci infermiere del quale faceva parte, e che si trova in Italia da più di sei mesi, solo una è ritornata in Serbia per motivi famigliari". Un salario di dieci volte superiore a quello che riceve in Montenegro è una ragione più che valida per rischiare di perdere il suo attuale posto di lavoro. "A conti fatti, aggiungendo e sottraendo, in due anni in Italia guadagnerei tanto quanto in Montenegro con 13 anni di lavoro".
Vanja Vojinovic ritiene che molte delle colleghe fanno lo stesso identico ragionamento. "Perdere poco e però magari riuscire a guadagnare molto non costituisce per loro alcun dilemma. Me ne andrò sicuramente. Nulla mi può fermare. So che in Italia non starò certamente peggio di come io stia qui. D’altra parte tutti vorrebbero partire, tutti ne hanno fin sopra i capelli", afferma alzando la mano sopra la testa.

Il salario promesso è di 1200 euro al mese per le infermiere, più vitto ed alloggio … Le vie del Signore sono sicuramente migliori di quelle del Montenegro. E, naturalmente, portano tutte a Roma.

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