Microcredito per lo sviluppo in Serbia

Il Fondo per il Micro Sviluppo di Belgrado persegue attività di microcredito in 20 municipalità. Collabora dal 2004 con il Tavolo trentino con la Serbia. Un’intervista alla direttrice, Milena Gojkovic

27/11/2007, Nicole Corritore -

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Staff del Fond per il Micro Sviluppo

Come e quando è nata l’iniziativa del Fondo per il Micro Sviluppo?

Il Fondo è nato nel 2001 con lo scopo di sostenere un gruppo ben preciso di beneficiari. All’inizio, dal 1997, esclusivamente profughi e sfollati, persone in stato di necessità socio-economiche che intendevano avviare piccole iniziative imprenditoriali ma che non potevano accedere a finanziamenti bancari. In questo settore abbiamo operato nell’ambito dell’organizzazione umanitaria internazionale "DRC – Danish Refugee Council" di cui abbiamo fatto parte dal 1997 fino a tutto il 2004. Nel 2001 abbiamo poi iniziato la vera e propria attività di microcredito, grazie a fondi iniziali "ereditati" dai donatori e di cui siamo diventati effettivi "proprietari" nel 2005.

Rispetto alle attività di microcredito annoveriamo fino ad oggi i seguenti donatori: dal 2001 dunque il DRC, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e il Danida (ndr: Agenzia nazionale di aiuto allo sviluppo – Danimarca); dal 2003 l’ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa); dal 2004 il Tavolo Trentino con la Serbia ed in ultimo UN HABITAT (Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani).

Dato che l’organizzazione DRC desiderava che questo programma sopravvivesse anche alla sua partenza dalla Serbia, nel 2004 ci siamo trasformati in organizzazione locale, che oggi conta nella struttura 26 persone. Dunque un’organizzazione indipendente da DRC, benché continuiamo a collaborare con essa, ad esempio nella realizzazione di alcuni progetti dell’Agenzia Europea per la Ricostruzione.

Dal 2004 è cambiata la tipologia dei beneficiari?

All’inizio le caratteristiche dei gruppi di beneficiari sono dipese dai donatori. Ad esempio l’UNHCR finanziava con il microcredito esclusivamente i profughi, mentre poi con gli stessi fondi abbiamo finanziato anche gli sfollati e, nel tempo, anche altri gruppi che non rientravano più in queste categorie. Nel senso che nel frattempo molti dei profughi hanno ottenuto la cittadinanza, oppure hanno lasciato la Serbia perché rientrati nelle zone di origine. Per cui abbiamo allargato a soggetti che hanno bisogni socio-economici simili, disoccupati, persone che vogliono avviare iniziative economiche private e che prima non l’avevano mai fatto, ecc. In generale tutta la popolazione esclusa dalla possibilità di accedere a finanziamenti bancari.

L’obiettivo è rimasto quello di sostenere soggetti che vogliono inserirsi nel tessuto socio-economico con iniziative imprenditoriali anche molto piccole, concedendo loro anche più di una tranche di microcredito fino a quando non siano in grado di autosostenersi o di accedere al sistema creditizio bancario.

Ricordo che l’iniziativa economica privata, che è stata molto debole nell’ultimo decennio, rappresenta un settore molto importante, soprattutto se si considera che il passaggio dal’modello economico socialista, legata alle grandi aziende o fabbriche statali, all’economia di mercato ha lasciato un’eredità pesante in termini di disoccupazione. Per cui sosteniamo piccole e medie imprese di nuova nascita, o che già esistono ma che hanno bisogno di svilupparsi ulteriormente e che seguiamo di anno in anno affinché non si "spengano" subito dopo l’avvio dell’attività.

A quanto ammontano i crediti da voi erogati fino ad oggi? Quali sono le condizioni di erogazione e di estinzione di un credito e qual è la percentuale di restituzione?

Dal 2001, parliamo di una movimentazione totale di 14 milioni di euro di cui 2,6 milioni solo nell’ultimo anno. Eroghiamo crediti che vanno da un minimo di 200 ad un massimo di 5.000 euro, per una cifra media che si aggira sui 2.600-2.800 euro. Il periodo massimo di restituzione è di 24 mesi, con una media di 18-19 mesi, sebbene quest’anno abbiamo considerato la possibilità di allungare i tempi di restituzione. Questi microcrediti sono legati ad uno specifico programma di finanziamento per laristrutturazione di abitazioni o immobili. Il periodo concesso è più lungo perché i beneficiari hanno bisogno di più tempo, non essendo il credito legato ad attività economiche dalle quali invece trarrebbero un guadagno.

Le percentuali di interesse variano, da un minimo di 0,80% (al mese) per gli scopi appena citati, a tassi concessi al settore produttivo dell’1,30% per le imprese già registrate – attività dunque già esistenti che si intendono sviluppare – mentre per coloro che non hanno ancora registrato le proprie attività, ossia per lo start-up d’impresa, la percentuale è dell’1,40%. Sono interessi che sull’anno risultano effettivamente elevati ma comunque più competitivi rispetto alla media di quelli concessi dai sistemi bancari, che si aggirano sul 2-2,3% al mese. Inoltre, ad essi si aggiunge spesso la richiesta da parte delle banche di depositi bancari di garanzia e ulteriori spese fisse di finanziamento.

Il livello di restituzione dei prestiti è molto soddisfacente e risulta essere il più elevato nel settore del microcredito del nostro paese. Il "portoflio rischio" è dello 0,9%, il che significa che i beneficiari che ritardano la restituzione oltre i 30 giorni sono circa lo 0,29% dell’intero "portfolio". E’ altrettanto importante ricordare i dati relativi all’annullamento del credito, che è bassissimo: quest’anno è dello 0,02% sul totale dei crediti erogati nello stesso anno. Quindi su 2,6 milioni, ad esempio, quest’anno abbiamo annullato solo 500 euro di crediti.

Date la possibilità di accedere al microcredito con gradualità e dunque con tassi d’interesse a scalare, dalla prima alle successive tranche di credito erogate?

Fino alla fine dell’anno scorso lo prevedevamo. Però accadeva che i beneficiari chiedessero inizialmente finanziamenti di poche centinaia di euro da restituire in due o tre mesi, spesso per richiedere cifre più consistenti solo al terzo o quarto finanziamento ad interessi molto bassi. Quindi da quest’anno abbiamo deciso di livellare verso il basso i tassi di interesse, che però rimangono uguali dalla prima all’ultima tranche di microcredito richieste.

In quali settori economici sono stati utilizzati questi finanziamenti?

Il settore che finora ha goduto del maggior apporto è quello dei servizi, perché è il settore in cui i singoli possono raggiungere dei risultati in breve tempo con il minor impegno finanziario. Dunque ad esempio servizio di parrucchiere, di verniciatura automobili, di falegnameria, di piccola sartoria, servizi di estetica. Se guardiamo i finanziamenti attivi in questo momento, su circa 2.200 clienti, vediamo che sul totale il 35% riguarda appunto il settore servizi, seguono poi il commercio (22%), l’allevamento di bestiame (19%), la produzione (12%) e l’agricoltura (9%). Inoltre, nonostante noi non si consideri le donne come target prioritario, diversamente da altre organizzazioni di microcredito che si concentrano esclusivamente su questa categoria di clienti, il 45% dei nostri beneficiari sono donne, perché rispetto agli uomini hanno molta più difficoltà a trovare un’occupazione.

La maggioranza dei beneficiari del microcredito sono per la maggior parte riusciti ad assicurarsi un reddito costante. Ed essendo i nostri beneficiari "socialmente sensibili", il miglioramento della situazione economica di ciascuno di essi ha anche sollevato le municipalità in cui operiamo dall’onere economico di assisterli con assegni sociali o aiuti umanitari. E’ bene sottolineare che per le comunità locali molto piccole è assai importante avviare iniziative economiche private. Sia perché in passato qui erano meno sviluppate, sia perché vi sono numerose sacche di disoccupati che lavoravano nelle fabbriche, ora non più attive.

Quali altre attività realizzate sul territorio?

Oltre alle attività di microcredito ci occupiamo di un programma di qualificazione professionale, dunque un’attività non finanziaria di sostegno all’imprenditoria. Tramite donazioni ad hoc realizziamo corsi di formazione, della durata di 3-6 mesi, per uno spettro ampio di attività lavorative: meccanici, parrucchieri, sarti, fornai, ecc. Tutte persone che non possiedono una preparazione professionale che risponde alla richiesta del mondo del lavoro in quel dato momento. Magari perché il lavoro che svolgevano prima nel luogo di origine – ad esempio in Croazia o in Bosnia – non è richiesto dal mercato della municipalità in cui vivono ora, e quindi tentiamo di facilitare il loro possibile inserimento in esso a conclusione del corso.

In quali aree della Serbia lavorate?

Attualmente nella parte centrale e meridionale della Serbia, perché si tratta di aree meno sviluppate rispetto al nord del paese. Anni fa lavoravamo in circa 50 comuni perché allora i nostri donatori desideravano che ci fosse la possibilità, per tutti i profughi presenti sul territorio, di accedere al servizio di microcredito. Ma una volta che ci siamo resi indipendenti abbiamo ristrutturato la nostra organizzazione per essere più efficaci, oltre che per abbassare i costi operativi, di organizzazione e funzionamento della struttura che non venivano più coperti dai donatori. Per cui oggi lavoriamo in 20 municipalità.

Avete rapporti con il sistema bancario formale? E con altre organizzazioni che si occupano di microcredito?

Certo. Abbiamo da tempo una collaborazione con la Komercijalna Banka la quale ci offre un servizio che prevede il rilascio dei crediti ai nostri clienti e la riscossione mensile degli stessi. Tutto quanto dietro un pagamento, da parte nostra, di una commissione che ammonta all’1% del totale del credito erogato, che versiamo alla banca all’avvio del servizio per ogni specifico beneficiario.

Rispetto alla collaborazione con altre organizzazioni che operano nell’ambito del microcredito, ci rapportiamo non solo con quelle che hanno sede in Serbia ma anche in tutta la regione del sud est europeo. Siamo associati al polacco MFC – Microfinance Centre for Central & Eastern Europe and the Independent States, così come a molte altre istituzioni di microcredito di Croazia, Kosovo, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Albania, ecc. Grazie a loro, che ci hanno dato la possibilità di accedere a training diversi di carattere internazionale, siamo riusciti a sviluppare in Serbia un servizio di microcredito in base ai migliori criteri utilizzati nel mondo. Inoltre far parte di questa rete ci aiuta a tenere contatti costanti, ad incontrarci in occasione di conferenze annuali che si svolgono da un decennio, a confrontarci con altri professionisti di settore.

Come è nata la vostra collaborazione con il Tavolo trentino con la Serbia?

E’ nata per il desiderio del Tavolo di sostenere un gruppo ben preciso di beneficiari sul territorio di Kraljevo dove noi lavoravamo da tempo. Per cui nel 2004 abbiamo siglato un accordo che prevedeva il finanziamento di gruppi "target" primari e secondari. Nel senso che il Tavolo, in base al suo lavoro sul territorio, aveva come scopo lo sviluppo del settore turistico nell’area di Kraljevo, dove erano emerse potenzialità e risorse locali interessanti per un’attività del genere. Siamo quindi partiti con un fondo di 50.000 euro erogatoci dal Tavolo per distribuirlo a beneficiari dell’area, scelti in collaborazione con lo stesso team locale del Tavolo. I beneficiari primari sono stati quindi coloro che erano già stati identificati dal Tavolo. Nella misura in cui alcuni di questi soggetti non si sono mostrati interessati alla richiesta di un prestito, abbiamo allargato a beneficiari "secondari" che avevano un profilo simile.

Se guardiamo le percentuali sulla tipologia di beneficiari del fondo costituito grazie al Tavolo, vediamo che il settore del commercio è bassissimo (0,6%) proprio perché non rientrava nella tipologia dei beneficiari che si intendeva sostenere, mentre si equivalgono le percentuali di beneficiari che hanno chiesto finanziamenti per la produzione di prodotti agricoli, l’allevamento e la fornitura di servizi utili al settore turistico. La percentuale delle donne, sul totale dei beneficiari di questo fondo, è del 48,7%.

Ho partecipato ad un incontro con i rappresentanti del Tavolo a Trento, che aveva come oggetto l’ampliamento delle attività di microcredito e quindi la stipula di un nuovo accordo di collaborazione, per il finanziamento di nuovi bisogni identificati dal Tavolo sul territorio di Kraljevo. Sempre legati allo sviluppo dell’offerta turistica, con la differenza che in questa seconda fase si prevede anche il sostegno alla richiesta di alcuni beneficiari di allargare le proprie case situate in zone rurali: realizzando all’interno, ad esempio, delle stanze in più, una cucina ad hoc per la preparazione dei pasti dei turisti accolti, spazi di socializzazione dove organizzare eventi, incontri, laboratori di tessitura e cucito tradizionali da far conoscere ai turisti stessi.

Per approfondire si vedano:
il sito del FMR – Fond Mikro Razvoj
il sito del MFC – Microfinance Centre for Central & Eastern Europe and the Independent States

Si veda anche l’articolo di Francesco Martino pubblicato da Balcanicooperazione sul microcredito in Kosovo, "Piccolo è bello".

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