Mesic in guerra con la Chiesa
Sempre più vicina la data delle elezioni politiche in Croazia. La campagna elettorale si colora con il conflitto aperto tra il presidente della repubblica, Stjepan Mesic, e i vertici della Chiesa cattolica, sospettati di favorire il partito di governo, HDZ
Il presidente croato Stjepan Mesic è entrato in un forte conflitto con la Chiesa cattolica croata, dicendosi contrario all’impegno da quest’ultima assunto nella campagna elettorale per le politiche del prossimo 25 novembre. Mesic, in quanto capo supremo delle forze armate, ha persino minacciato di impedire al vescovo Juraj Jezerinac, ordinario militare, di entrare negli stabilimenti dell’esercito croato se dovesse continuare con le sue prediche ad essere favorevole a certe opzioni politiche. Gli editorialisti della stampa concordano sul fatto che Jezerinac con le sue uscite ha favorito in modo aperto l’Unione democratica croata (HDZ), il partito dell’attuale premier Sanader.
"Finché il vescovo Juraj Jezerinac coprirà la funzione di ordinario militare, io non posso destituirlo, ma se dovesse continuare a immischiarsi nella campagna elettorale, a prescindere da chi appoggia, posso impedirgli di entrare negli edifici militari e sarà meglio che non mi costringa a fare una mossa del genere", ha detto Mesic in modo risoluto.
Il vescovo Juraj Jezerinac durante la messa del 4 novembre nella chiesa della Madonna di Fatima a Belaj, vicino a Karlovac, nella Croazia centrale, ha detto che "le promesse di alcuni partiti sono sataniche". "Fratelli e sorelle, siamo in campagna elettorale. Si sentono le vecchie promesse che ci offrono il paradiso in terra senza Dio. Alcuni, con la loro macchina di propaganda, ci promettono che se dovessero arrivare al governo non ci sarà più il catechismo nelle scuole. Daranno più libertà ai giovani e alle leggi che ci libereranno dalla droga. Non siamo ancora così ingenui e il nostro mondo non è così imbecille per non sapere da dove arriva e dove porta tutto ciò", ha detto Jezerinac, e anche se non ha spiegato a che partito si riferisce, i credenti, secondo quello che hanno scritto i media, hanno capito che si riferiva al SDP, il Partito social democratico, principale avversario del HDZ alle elezioni.
Per Mesic tutto ciò, così come anche il fatto che il Governo con a capo il premier Sanader, solo negli ultimi quattro mesi ha pagato alla Chiesa Cattolica 71,4 milioni di kune (quasi 10 milioni di euro) dal bilancio dello stato, generalmente per la costruzione e la riparazione delle chiese -decisioni per altro prese in sedute del Governo a porte chiuse -, è stato un chiaro segnale che la Chiesa e l’HDZ, per interessi comuni, collaborano nella campagna elettorale.
Questo denaro dato alla Chiesa si aggiunge ai 200 milioni di kune regolari (circa 27 milioni di euro), che lo stato versa alla Chiesa in base all’accordo con il Vaticano, e altri cinque milioni di kune (675 mila euro) per il finanziamento dell’Università cattolica.
Siccome i soldi per la Chiesa provengono dal bilancio, cui contribuiscono tutti i cittadini croati, e non solo i credenti o i membri del partito preferito dalla Chiesa, Mesic crede che i vescovi non abbiano il diritto di immischiarsi nella campagna elettorale.
"Tutti i vescovi, i sacerdoti, i frati, tutti possono partecipare alla campagna elettorale, ma devono candidarsi per poter dire tutto quello che vogliono", ha detto Mesic.
Subito dopo la predica di Jezerinac, Mesic ha chiesto un incontro fra il nunzio apostolico monsignor Francisco Javier Lozana e il suo consigliere per la politica estera, Budimir Loncar, un esperto diplomatico croato del periodo della Jugoslavia.
Dopo questa riunione, dall’Ufficio del presidente croato è stato emesso un comunicato dove è stato detto che "è stata trovato un accordo dei punti di vista riguardo alla necessità che la Chiesa e i sacerdoti non si immischino nella campagna elettorale" ed è stato valutato che "tutto ciò non è adeguato alla prassi dei paesi democratici, e che potrebbe portare i credenti nella situazione di dover decidere fra la Chiesa e l’opzione politica, cioè il partito che sostengono".
Ma il comunicato ha suscitato nuove reazioni della Chiesa. Il presidente della conferenza vescovile croata, il vescovo Marin Srakic e l’arcivescovo e metropolita di Zagabria il cardinale Josip Bozanic il giorno dopo si sono detti sorpresi "dal modo e dal contenuto del comunicato sull’incontro e il colloquio" del consigliere di Mesic e di Francisco Javiera Lozana "visto che il nunzio apostolico aveva riferito che il contenuto di suddetto comunicato non era stato comunemente concordato ed accettato". I due vescovi hanno aggiunto che per questo motivo si "ha impressione che il caso sia stato montato per dare un certo messaggio alla nostra opinione pubblica secondo la ben nota prassi del passato periodo comunista".
I rapporti fra il presidente dello stato e il vertice della Chiesa cattolica in Croazia in questo modo si sono inaspriti ancora di più.
Il professore di teologia, Petar Kuzmic, rettore della Facoltà di teologia evangelistica di Osijek e docente ai corsi post laurea dell’Università di Boston, dice al settimanale "Feral Tribune" che un aperto sostegno della Chiesa cattolica al HDZ potrebbe suscitare effetti contrari a quelli desiderati. "Forse il nostro popolo è già maturato abbastanza negli ultimi anni, tanto che queste uscite alla fine potrebbero essere controproducenti. Perché la gente non è un gregge stupido al quale un pastore possa indicare la strada, per andare in una o nell’altra direzione a seconda di quello che gli si dice. La votazione alle elezioni, fra l’altro, è una questione di coscienza e riguarda una matura riflessione di ogni individuo", dice Kuzmic, aggiungendo che alcune uscite di alcuni gran dignitari della Chiesa "sono anticostituzionali e impensabili in paesi con una democrazia sviluppata".
Ma, anche nel messaggio elettorale della conferenza vescovile croata, rivolta ai credenti il 5 novembre, quando si legge attentamente è visibile che la Chiesa, anche se non nomina da nessuna parte il nome del partito che suggerisce ai credenti di votare, comunque non nasconde la sua preferenza verso i partito che corrisponde all’opzione politica conservatrice. I vescovi in questo modo indicano ai credenti di votare per coloro che sono per il catechismo nelle scuole, che sono contrari all’aborto e per quelli che sono per una domenica non lavorativa.
"Anche se la Chiesa dovesse essere neutrale, dal messaggio elettorale dei vescovi si può concludere quali partiti vengono sostenuti", ha detto per il Telegiornale della Televisione croata il teologo Ivica Sola, giornalista di Osijek. "Sarei ingenuo se non dicessi che la maggior parte dei sacerdoti preferisce i partiti conservatori, in altre parole, i partiti di centro destra".
Gli analisti comunque dicono che il messaggio indiretto e sofisticato che la Chiesa invia dall’alto, appare del tutto diverso nei piccoli comuni, in particolari quelli rurali, dove i sacerdoti apertamente e senza esitazioni suggeriscono ai credenti per quale partito votare.