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Memoria e dialogo

Il 24 aprile di ogni anno, le comunità armene di tutto il mondo commemorano l’anniversario del genocidio del popolo armeno, ricordando così la tragedia che colpì gli armeni che vivevano nell’Anatolia orientale, nei confini dell’odierna Turchia

24/04/2009, Giorgio Comai -

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Tsitsernakaberd, Yerevan, foto di Onnik Krikorian

La definizione degli eventi del 1915, che secondo numerosi storici avrebbe causato la morte di circa un milione di persone (le stime variano a seconda delle fonti tra 300.000 e un milione e mezzo) è oggetto di contesa. La Turchia non accetta che quegli eventi vengano definiti "genocidio", e fa pressione a livello internazionale affinché questo non accada. La diplomazia e le comunità armene insistono affinché la tragedia del 1915 venga riconosciuta a livello internazionale.

I parlamenti di oltre 20 paesi si sono espressi a favore del riconoscimento di quegli eventi come "genocidio". In questo modo si è espresso anche il Parlamento europeo, con una risoluzione approvata il 18 giugno 1987; in quell’occasione, l’assemblea ha però sottolineato che l’attuale Turchia non deve essere considerata in alcun modo responsabile per la tragedia che ha colpito gli armeni nell’Impero Ottomano.

Al dibattito sul riconoscimento del genocidio a livello internazionale, ma soprattutto al dibattito che si è avuto in Turchia negli ultimi anni sull’argomento è dedicato un recente report di ESI (European Stability Initiative). Secondo gli autori del report, tra gli studiosi di genocidio non vi sarebbero dubbi riguardo al fatto che gli eventi del 1915 si possano definire "genocidio", anche considerando il dibattito accademico relativo alle numerose tragedie che hanno avuto luogo in diverse parti del mondo nel corso del ventesimo secolo e basandosi sulla convenzione delle Nazioni Unite che definisce il crimine di genocidio.

Secondo il report, a partire in particolare dal 2000, in Turchia procede il dibattito sulla questione, e gli eventi del 1915 sono discussi più apertamente anche sulla stampa nazionale. Inoltre, in particolare negli ultimi mesi, è ripreso il dialogo tra Ankara e Yerevan, inaugurato dalla storica visita in Armenia del presidente turco Abdullah Gül del settembre 2008, svoltasi in occasione di una partita di calcio tra le nazionali dei due paesi. Nel dicembre 2008, un gruppo di intellettuali turchi ha scritto una petizione, sottofirmata da decine di migliaia di persone, in cui chiedevano scusa al popolo armeno per la tragedia del 1915.

L’International Crisis Group (ICG) ha recentemente pubblicato un report riguardo alla questione dei rapporti tra Armenia e Turchia, nel quale si fa ampio riferimento agli eventi del 1915. ICG raccomanda al governo turco di proseguire un processo di normalizzazione delle relazioni con l’Armenia, di aprire le frontiere e di non considerare i contrasti riguardo al riconoscimento del genocidio o la questione del Nagorno Karabakh come precondizione ai negoziati. Al governo armeno, ICG raccomanda di non insistere sulla questione del riconoscimento per non "infiammare l’opinione pubblica turca" contro l’attuale processo di riavvicinamento e di dichiarare esplicitamente di non essere in cerca di riparazioni territoriali per quanto riguarda le aree dove abitavano gli armeni prima del 1915. ICG raccomanda inoltre alla comunità internazionale di non rilasciare dichiarazioni che possano scuotere l’opinione pubblica dei paesi coinvolti, creando così nuovi ostacoli al riavvicinamento tra i due paesi.

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