Media in Slovenia: tra criminali, politici e “barbari”

Un lungo approfondimento sulla proprietà dei media in Slovenia dimostra come sia molto difficile, nel paese, fare in modo deontologicamente corretto il mestiere di giornalista

27/02/2018, Blaž Zgaga -

(Pubblicato originariamente da ECPMF )

Elogiata in passato come modello per i Balcani, la Slovenia – la parte più sviluppata dell’ex Jugoslavia, oggi membro dell’UE e della NATO – presenta molti problemi nel suo panorama mediatico. Il passaggio da ex repubblica socialista a democrazia parlamentare ha portato tanto successi quanto fallimenti, e la struttura proprietaria dei media sembra rimanere uno dei maggiori problemi, in quanto i proprietari dei media controllano apertamente o segretamente le politiche editoriali.

Durante la transizione, gli oligarchi locali hanno fatto fortuna soprattutto collaborando con i politici post-comunisti in discutibili processi di privatizzazione, in modo arbitrario e similmente agli sviluppi in Russia e in altri paesi in transizione. Un elemento importante dell’attuale panorama mediatico sloveno è che quasi tutti i proprietari di media mainstream sono indagati per gravi crimini da parte dell’equivalente sloveno dell’FBI, che si occupa di corruzione, crimine organizzato e t[]ismo. Alcuni di loro hanno già subito condanne.

Stojan Petrič, proprietario dell’azienda e gruppo di costruzioni Kolektor – che nel 2015 ha acquistato il principale quotidiano sloveno Delo e il tabloid più diffuso nel paese Slovenske novice – è sotto inchiesta per aver abusato della sua posizione e della fiducia nella sua attività commerciale. La polizia ha messo in rilievo come un gruppo di indagati, tra cui Petrič, avrebbero guadagnato almeno 1,8 milioni di euro da attività non lecite.

Ma anche le sue azioni da nuovo proprietario di Delo sono preoccupanti. Subito dopo l’acquisizione ha nominato caporedattore ad interim Gregor Knafelc, capo delle relazioni pubbliche nella sua principale holding, FMR. Knafelc, senza una sola giornata di esperienza giornalistica o editoriale alle spalle, ha licenziato molti giornalisti, per lo più di fama e con esperienza, e modificato in modo significativo la linea editoriale. Knafelc è stato sostituito il primo dicembre 2017 con un nuovo caporedattore ad interim, quindi il giornale rimarrà senza una guida dal pieno mandato.

"Lealtà" e "unità"

In un’insolita intervista rilasciata nel febbraio 2018 al proprio quotidiano, Petrič ha dichiarato di aspettarsi "lealtà" e "unità" dai giornalisti di Delo. Ha elogiato il sistema politico cinese e ha affermato che le nazioni più piccole dovrebbero seguire il modello cinese. Ha anche annunciato nuove acquisizioni di media in Slovenia.

Delo oggi è solo un’ombra del rispettato e influente quotidiano di una volta, paragonabile a The Times o Le Monde, ma la crisi di credibilità era già iniziata nel 2005, quando il governo di destra di Janez Janša è salito al potere e ha iniziato a intromettersi intensamente nella sua politica editoriale, aiutato dall’allora proprietario Boško Šrot. Šrot sta scontando una pena di cinque anni e dieci mesi per abuso d’ufficio in una vendita a catena di una partecipazione del 7,3% nella holding Istrabenz nel 2007, con una condanna aggiuntiva di 5 anni nel 2014 per abuso di posizione o fiducia e per riciclaggio di denaro. Šrot è ancora in prigione.

Nell’ottobre 2017 i pubblici ministeri hanno presentato una richiesta di indagine contro Stojan Petrič e altri co-imputati, che hanno negato qualsiasi accusa.

Il secondo quotidiano sloveno, Dnevnik, appartiene invece al gruppo finanziario DZS dal 2003. L’attività principale di DZS è il turismo. Il proprietario Bojan Petan è indagato in Slovenia e in altri paesi per diversi reati. Rischia fino a otto anni di carcere per abuso di posizione o fiducia in attività commerciali durante la privatizzazione del resort turistico Terme Čatež, che avrebbe portato decine di milioni di euro in guadagni illeciti alla sua società. Inoltre, è stato indagato per crimine organizzato e riciclaggio di denaro da parte della procura speciale in Bosnia Erzegovina. Ha negato qualsiasi illecito.

Operazioni aziendali in paesi offshore

Petan era anche comproprietario della principale agenzia pubblicitaria, di pubbliche relazioni e lobbying Pristop, insieme al socio in affari Franci Zavrl, fondatore di Pristop ed ex proprietario del settimanale di sinistra Mladina, marito della giornalista investigativa Anuška Delić, che ha lavorato con il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi su Panama e Paradise Papers. Sia Petan che Zavrl hanno operazioni commerciali in paesi offshore e sono stati indagati dalla polizia per appropriazione indebita di decine di milioni di Euro. La polizia slovena ha perquisito gli appartamenti di Petan e Zavrl/Delić e molti altri uffici nel giugno 2014. Anche questa indagine è in corso, e l’imputato nega ogni accusa.

Infine, Bojan Petan è molto ben collegato, e il suo impero economico è un rifugio sicuro per molti ex funzionari dell’intelligence e del governo. Sebastjan Selan, ex direttore generale della principale agenzia di intelligence slovena Sova, è diventato uno dei più importanti manager nel suo impero economico. Anche altre ex spie lavorano per DZS. Nel frattempo, l’ex portavoce del governo Darijan Košir è diventato vicedirettore di Dnevnik e gestisce contemporaneamente la propria società di pubbliche relazioni.

Il processo contro Petan è ancora in corso, mentre sono cadute le accuse contro Zavrl. Tuttavia, questo non è stato l’unico incontro ravvicinato di Zavrl con la giustizia: è stato infatti indagato in passato dalla polizia finlandese e lussemburghese per riciclaggio di denaro per milioni di euro nella questione Patria*, uno dei maggiori scandali in Slovenia negli ultimi dieci anni. Anche queste accuse sono comunque cadute nel nulla.

L’ex primo ministro Janez Janša, che insieme a Zavrl è stato arrestato nel 1988 dall’esercito popolare jugoslavo nel "processo Roška" che ha innescato la cosiddetta "primavera slovena" (un movimento popolare che ha portato a cambiamenti democratici e al movimento di successione della Slovenia nell’allora Jugoslavia), è stato condannato a due anni di carcere per corruzione nell’affare Patria. La condanna di Janša è stata confermata da tutti i tribunali sloveni, inclusa la Corte Suprema. Tuttavia, la Corte Costituzionale ha in seguito abrogato queste sentenze e richiesto un nuovo processo, poi andato in prescrizione.

Guadagni illeciti

Il terzo quotidiano mainstream della Slovenia, Večer, è stato acquistato nel 2014 da Uroš Hakl e Sašo Todorovič, per solo un milione di euro. Tuttavia, l’affare era finanziato principalmente da debiti, e alcuni immobili di proprietà del giornale sono stati subito venduti per finanziarne l’acquisizione.

Todorovič è l’ex amministratore delegato del provider di telecomunicazioni T-2. Hakl è l’ex direttore dell’agenzia Pristop ed è stato anche indagato per abuso d’ufficio. Hakl e i co-imputati del processo nel quale è coinvolto avrebbero guadagnato oltre un milione di euro in aiuti di stato illeciti. Hakl rischia fino a otto anni di carcere. Le indagini sono in corso, e anche lui nega ogni illecito.

Un altro magnate dei media, ma anche del settore tipografico e della gestione dei rifiuti, è Martin Odlazek, condannato a sei mesi di prigione per abuso di posizione e fiducia in attività economiche nel 2013. Ha scontato la pena agli arresti domiciliari. Ma il suo passato criminale non gli ha impedito di espandere il proprio impero mediatico con il nuovo tabloid Svet24 e molti altri settimanali, compreso l’acquisto del settimanale di destra Reporter. Possiede anche diverse stazioni radio slovene.

Nel panorama televisivo sloveno, il servizio pubblico RTV Slovenija continua a fungere da terreno di gioco politico per i principali partiti, che attuano la loro influenza sulla politica editoriale attraverso il Consiglio dei programmi, in cui 21 dei 29 membri sono eletti dal parlamento. Ad esempio, a luglio 2017, il nuovo direttore generale di RTV Slovenia Igor Kadunc ha tentato di sostituire il direttore del programma Ljerka Bizilj per aver violato gli standard editoriali sostenendo la redattrice Jadranka Rebernik che aveva approvato il programma promozionale in prima serata del cantante neo-Ustasha croato Marko Perković "Thompson". La proposta di Kadunc è stata poi rifiutata dal Consiglio dei programmi con la maggioranza dei voti dei membri di destra dello stesso. Questo caso conferma che la politica controlla ancora la politica editoriale delle emittenti pubbliche .

Il proprietario delle quote di maggioranza della piccola emittente televisiva privata Planet TV e del 100% delle azioni del noto media online Siol.net è la società statale di telecomunicazioni Telekom Slovenije, che offre ancora molti canali per l’influenza politica dietro le quinte.

La piccola emittente di partito Nova24TV, fondata dall’SDS di Janez Janša, ha invece ricevuto importanti finanziamenti dall’Ungheria. Alcuni proprietari di media ungheresi, amici intimi del primo ministro ungherese Victor Orban, vi hanno investito almeno 800.000 euro, ricevendo in cambio importanti quote di capitale in un canale di informazione che diffonde costantemente propaganda di destra. Anche il settimanale SDS Demokracija è oggi di proprietà degli amici di Orban. Janez Janša, il cui partito è membro del Partito popolare europeo, è strettamente legato a Orban e alla sua politica anti-immigrazione e anti-liberale.

Ma la vera scossa sismica nel panorama mediatico sloveno è avvenuta a luglio 2017, quando la società Pro Plus (proprietaria dei canali televisivi POP TV e Kanal A, che raggiungono il 70% degli spettatori nel mercato sloveno e ricevono una quota ancora maggiore di entrate pubblicitarie) è stata acquistata per 230 milioni di euro da United Group, di proprietà della società di private equity KKR di New York (Kohlberg, Kravis e Roberts). Prima ancora, Pro Plus apparteneva alla Central European Media Enterprises (CME), incorporata nel paradiso fiscale delle Bermuda.

"I barbari alla porta"

Henry Kravis e George Roberts sono noti come gli inventori del leveraged buy-out, e la loro acquisizione della società RJR Nabisco negli Stati Uniti è stata eloquentemente trasposta in un film di Hollywood del 1993: "I barbari alla porta". Tuttavia, questi "barbari" trovano forte sostegno per le attività di lobby nei Balcani da parte del presidente del KKR Global Institute David Petraeus, ex direttore della CIA e comandante delle forze militari statunitensi in Afghanistan e Iraq, che ha prestato servizio anche nell’operazione di pace NATO nei Balcani.

Petraeus ha fatto visita al primo ministro sloveno Miro Cerar il 18 maggio 2017, esercitando pressioni per l’acquisto della principale compagnia televisiva slovena, che possiede anche il sito più visitato: 24ur.com. Inoltre, KKR ha contemporaneamente acquistato il canale televisivo più visto della Croazia, ma i regolatori croati non hanno approvato questa parte dell’accordo. Dragan Šolak, azionista di minoranza e presidente di United Group, ha incontrato anche il premier Cerar il 19 aprile 2017.

Dopo l’attività di lobby di Petraeus, l’Agenzia slovena per la protezione della concorrenza (CPA) ha dato il via libera all’accordo KKR di 230 milioni di euro, nonostante tale investimento stia creando un’integrazione verticale nei mercati dei media e delle telecomunicazioni, con rischio di monopolio in molti altri mercati locali. Inoltre, la nomina del nuovo direttore della CPA Andrej Matvoz solleva molti dubbi sulla sua indipendenza. Nonostante la mancanza di qualsiasi esperienza in questo impegnativo campo del diritto, è stato nominato dal ministro dello Sviluppo Economico e della Tecnologia come direttore ad interim. Ma la corte slovena ha dichiarato in seguito illegale la decisione. Inoltre, la Commissione slovena per la prevenzione della corruzione ha sporto denuncia contro Matvoz per aver barato in un esame di esperti presso la polizia slovena. Tuttavia, questa serie di questioni non ha impedito alla coalizione politica al governo di confermare Matvoz in parlamento.

L’intensiva attività di lobby è confermata anche dalla decisione del ministero della Cultura sloveno, che ha stabilito formalmente che Pro Plus non è parte correlata dei programmi POP TV e Kanal A, di cui Pro Plus detiene il 100% delle azioni. Pertanto, il ministero della Cultura si è tirato indietro rispetto a qualsiasi decisione in merito all’acquisizione di United Group (KKR), abdicando al proprio ruolo di regolatore dell’industria dei media.

United Group, registrata nei Paesi Bassi, possiede anche le società di telecomunicazioni SBB e Telemach, Sportklub, Total TV, Net TV e molte altre società di comunicazione nell’ex Jugoslavia. Raggiunge 1,74 milioni di famiglie e ha realizzato ricavi per 488 milioni di euro nell’ultimo anno. È uno dei più importanti fornitori di servizi di telecomunicazione e media nei Balcani, offre anche servizi di telefonia mobile e trasmette il canale N1 TV, partner locale della CNN in Croazia, Bosnia e Serbia.

L’azionista di minoranza serbo-sloveno di United Group, Dragan Šolak – fra i più ricchi nei Balcani – opera regolarmente nei paesi offshore. Secondo il settimanale croato Nacional*, la sua controllata United Media con sede a Zurigo è riuscita a canalizzare 6,7 milioni di euro dalla Croazia verso conti segreti in Liechtenstein e Cipro per la trasmissione di licenze senza pagare tasse significative.

Fra una tale concentrazione di proprietari di media con un passato e presente criminali, politici corrotti e aggressivi baroni di Wall Street, è praticamente impossibile lavorare come giornalista indipendente in Slovenia. Molti giornalisti esperti hanno già lasciato la professione o sono stati costretti all’espatrio. D’altra parte, una nuova generazione di giovani giornalisti sembra essersi completamente adattata agli interessi commerciali e agli obiettivi dei nuovi proprietari di media. La solidarietà professionale fa parte di un passato ormai dimenticato. L’etica professionale e personale dei giornalisti al servizio di questi criminali, politici e "barbari" tende a cadere sempre più in basso.

 

* Lo scandalo Patria è stato portato alla luce nel 2008 in collaborazione tra il giornalista finlandese Magnus Berglund (YLE) e l’autore di questo articolo.

** L’inchiesta su Nacional è stata realizzata dall’autore di questo articolo.

#mediafreedom in Slovenia

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Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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