Media in Croazia: un tentato omicidio che ci riguarda tutti
Nella giornata internazionale per fermare l’impunità per i crimini contro i giornalisti, il commento di Helena Puljiz sul tentato omicidio ai danni di Saša Leković, presidente dell’Associazione dei giornalisti croati
(Pubblicato originariamente da Index.hr il 28 ottobre 2016 e tradotto da OBCT)
Il tentato omicidio ai danni del presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, Saša Leković , è un messaggio a tutti i giornalisti croati. Si dice loro di tacere e chinare il capo, e di accettare di lavorare secondo i dettami dei nemici della democrazia e della libertà di parola. Le centinaia di minacce verbali nei confronti di giornalisti avvenute nell’ultimo anno, le cui implicazioni sono state minimizzate o ignorate in modo sistematico e persistente dalla polizia, sono sublimate nell’attacco a Leković e, solo fortuitamente e grazie alla sua attenzione, oggi il giornalismo croato non è in lutto.
Di Saša Leković si può pensare quel che si vuole, ma quando si parla di lui non ci si riferisce solo a un cittadino di questo paese e a un giornalista, ma al presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, organizzazione ombrello dei cronisti della Croazia. Quando qualcuno mette in pericolo la sua vita, non è in gioco solo la sua persona, ma ci troviamo di fronte ad un attacco al mondo del giornalismo nel suo insieme e alla libertà dei media in questo paese. Se il giornalismo indipendente è uno dei pilastri dell’ordinamento democratico, e non vi è dubbio che lo sia, allora il tentato omicidio di Leković è un tentativo di colpire i valori costituzionali e l’ordine democratico. Qualsiasi attacco ai danni dei giornalisti che svolgono il proprio lavoro con onestà e professionalità è un attacco alla libertà di parola e al sistema democratico croato.
La politica ha creato e incoraggiato i violenti
Da quando è entrato in carica, Saša Leković è stato continuamente esposto a brutali attacchi verbali e minacce, eventi ritenuti estremamente preoccupanti da molti di noi. Tuttavia, in molti abbiamo considerato verosimile e auspicabile che non si sarebbe andati oltre l’intimidazione verbale. La provenienza di quasi tutte queste minacce può essere identificata nei ranghi dell’estrema destra, alle cui fila Tomislav Karamarko ha dato legittimità in qualità di presidente del partito HDZ. L’incitamento all’odio si è diffuso nel paese lo scorso anno, senza che a ciò seguisse una reazione seria da parte delle autorità al governo né dalle fila dell’opposizione. In molti casi, al contrario, molte delle dichiarazioni e delle azioni da parte dei governanti hanno incoraggiato atteggiamenti di questo tipo.
Quando una folla di estremisti ha preso di mira la presidente del Consiglio per le comunicazioni elettroniche Mirjana Rakić, inneggiando lo slogan ustascia "Za dom spremni!" e intonando altri insulti orribili, la polizia si è astenuta dallo schedare chi aveva preso parte all’azione, adducendo come giustificazione il fatto che ci fossero troppe persone, è che quindi non si potesse intervenire in alcun modo. Quando i "serpenti ustascia", pochi giorni fa hanno minacciato i giornalisti Sandra Bartolović e Goran Borković, la polizia ha concluso che si fosse solo trattato di molestie, e non di minacce. Un caso simile ha riguardato di recente Branka Valentić, direttrice dell’agenzia di stampa Hina.
Quando la scorsa primavera, nel centro di Spalato, è stato preso di mira il giornalista e scrittore Ante Tomić, l’allora ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović commentò cinicamente l’accaduto sostenendo l’importanza di fare attenzione a cosa si scrive e a come lo si fa. Željko Glasnović, fra i non eletti in parlamento del partito HDZ, ha sostenuto in passato che i giornalisti sono i peggiori nemici della democrazia e continua a rivendicare questa affermazione senza che nessuno si sia mai preso il disturbo di contraddirlo, con il pretesto che le sue posizioni non vengono prese sul serio.
Incitamento all’odio e minacce istituzionalizzati
Incitamento all’odio e minacce sono stati generati e nutriti dalla politica. La politica stessa è responsabile per il declino terrificante subito dalla cultura del dialogo nella nostra società e per aver spacciato l’incitamento all’odio per libertà di parola. Quando si tratta di politica, il silenzio significa complicità e assenso, e finora sono numerose le personalità pubbliche responsabili di aver mantenuto il silenzio – il primo ministro, la presidente, il presidente del Parlamento e il leader dell’opposizione; uno dei vice-presidenti del Parlamento ha addirittura preso parte all’assalto contro Mirjana Rakić.
L’incitamento all’odio e le minacce in Croazia sono istituzionalizzati e restano impuniti. Oltretutto, quando pressioni di questo tipo provengono dai rappresentanti politici che siedono in parlamento e dalle poltrone ministeriali, il passo successivo è che il primo dei vili si senta autorizzato a ricorrere a intimidazioni e offese, ritenendo che queste costituiscano la maniera più appropriata e normale di comunicare con il resto del mondo, e soprattutto con i giornalisti. Questo problema nel nostro paese non esiste da ieri, ma si è intensificato ed era solo una questione di tempo che a qualcuno venisse in mente di tranciare i bulloni dell’automobile del presidente dell’Associazione giornalisti croati.
Nessuno pensi che gli attacchi al giornalismo non lo riguardano
Ci sono molte cose che non funzionano nel giornalismo croato di cui siamo tutti a conoscenza. Non c’è dubbio che, sotto la pressione dei poteri politici, di uomini d’affari e di una parte del settore pubblicitario, gli standard professionali ed etici di molti giornalisti nel nostro paese abbiano subito un drastico declino. Ma che nessuno pensi che un attacco alla libertà di stampa non lo riguardi, o che sia stato un tentativo di eutanasia.
In questi giorni, la propaganda politica sta cercando di convincervi che siamo arrivati ad un governo di salvezza nazionale e che lo stato o il ministro delle Finanze aumenteranno i salari. È solo grazie alla stampa libera che ai cittadini è dato sapere che queste promesse non sono veritiere, perché i salari saranno aumentati solo alla classe politica e a chi già percepisce stipendi alti.
Solo grazie alla libertà di stampa e dei mezzi di informazione i cittadini hanno accesso a informazioni cruciali come il fatto che la riforma fiscale significherà per tutti loro cibo e medicinali più costosi, mentre non vi saranno aumenti significativi per quanto riguarda il reddito mensile di ciascuno di loro. È solo grazie al giornalismo indipendente che i cittadini possono essere messi a conoscenza dei problemi del governo di coalizione HDZ-Most, che proseguono immutati anche con la nuova formazione Petrov-Plenković. Allo stesso modo, è grazie alla stampa che si saprà che il revisionismo di Zlatko Hasanbegović, ammiratore dei "martiri ustascia" e ministro della Cultura nel precedente governo, è stato sostituito nell’attuale esecutivo dal revisionismo di Pavo Barišić che a sua volta si dichiara ammiratore dei "martiri ustascia" e che occuperà la posizione di ministro dell’Istruzione.
I media liberi sono l’unica difesa nei confronti del potere
Solo il giornalismo indipendente vi ricorderà che il primo ministro Andrej Plenković dice sciocchezze quando afferma che non permetterà che l’INA [la compagnia petrolifera di stato croata, ndt] diventi una mera filiale della compagnia MOL, perché nei fatti è già così dal momento in cui l’allora presidente dell’HDZ e primo ministro Ivo Sanader cedette i diritti di gestione di INA, facendolo per di più in circostanze talmente sospette da portare alla riapertura delle indagini nei suoi confronti. Tramite questo stesso giornalismo verrete a sapere che cosa possiedono Andrej Plenković e gli altri rappresentanti politici.
Solo grazie alla libertà di stampa e ai media indipendenti i nostri destini non sono più nelle mani del potere decisionale di Tomislav Karamarko, Slavko Linić, Branko Šegon, Mijo Crnoja e molti altri personaggi altrimenti ritenuti intoccabili.
Tutti i summenzionati, così come tutti coloro i cui nomi potrebbero comparire nelle righe soprastanti, preferirebbero che in questo paese non esistessero il giornalismo indipendente e la libertà dei mezzi di informazione, che senza essere stati invitati a farlo si immischiano nei retroscena dei loro interessi politici e privati. È nell’interesse di tutti coloro che hanno a cuore la vita in uno stato democratico, governato dalla legge e non dalla forza, che il giornalismo libero sopravviva e venga rafforzato.
Non sappiamo chi ha segato i bulloni della vettura del presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, Saša Leković, o chi abbia potuto ordinare un simile gesto, ma questi criminali devono sapere che la Croazia non si piegherà alle loro intenzioni.
Hanno cercato di liquidare il presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, ma non ci metteranno a tacere.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto