Media e politica in Croazia secondo Mirjana Rakić

La presidente dimissionaria del Consiglio dei media elettronici, Mirjana Rakić, ha subito un vero e proprio linciaggio pubblico dopo aver sanzionato il canale televisivo Z1 per incitamento all’odio. Intervista

13/07/2016, Laetitia Moréni - Zagabria

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Mirjana Rakić

La Croazia è in piena crisi politica, il paese non ha più un governo e nuove elezioni politiche si terranno dopo l’estate. Che ne pensate?

Come al solito assistiamo ai soliti rimpasti! L’HDZ sta per eleggere un nuovo presidente di partito benché il dimissionario Tomislav Karamarko fosse stato da poco eletto all’unanimità. Il suo successore potrebbe essere Andrej Plenković, attualmente al Parlamento europeo, che afferma di essere più moderato, di centro-destra.

Tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi è una perdita di tempo prezioso. E’ un pasticcio e il governo avrebbe dovuto concentrarsi su importanti riforme per risolvere i problemi economici della Croazia. Incompetenza è la sola parola che mi viene in mente per definire questo governo, un’incompetenza che si mescola con il desiderio esasperato, degli uomini politici, di andare al potere. Le elezioni di settembre cambieranno qualcosa? Vedremo che cosa i cittadini e i vari politici avranno capito da quanto avvenuto!

Avete inviato una lettera di dimissioni dal Consiglio dei media elettronici, lettera rimasta a tutt’oggi senza risposta. Ci potreste spiegare i motivi di questa scelta?

Trasparenza è la parola d’ordine della nostra agenzia. Sul nostro sito potete vedere quali sono i media finanziati dal Consiglio dei media elettronici. Abbiamo inoltre il dovere di monitorare i vari programmi e far loro rispettare le previsioni di legge.

Il canale televisivo Z1 ha superato i confini del lecito. Hanno scritto un discorso pieno d’odio e noi abbiamo deciso di sanzionarli, sanzione che è stata inviata al Procuratore della Repubblica. A seguito di questa decisione 7000 persone sono scese nelle strade a Zagabria, sono stata attaccata personalmente a causa delle mie origini serbe, è stata diffusa una mia caricatura in cui vestivo un’uniforme della Seconda guerra mondiale e tutto questo senza essere protetta dalla polizia.

Dopo queste manifestazioni dirette contro di me il governo ha bocciato la nostra relazione sulle attività del 2014 e proposto al parlamento di sostituire tutti i membri del Consiglio per i media elettronici ritenendo vi fossero state “gravi omissioni nell’implementazione dei suoi doveri istituzionali”.

E’ per tutto questo che ho deciso di rassegnare le mie dimissioni, ritengo che il governo volesse punirmi per le sanzioni inflitte a Z1 ed a causa delle mie origini.

Con l’arrivo del nuovo governo nel febbraio scorso la Croazia ha svoltato a destra ed abbiamo assistito a forti proteste della società civile. Si è trattato di un vero cambiamento?

Ad ogni uovo governo assistiamo ad un valzer di dirigenti delle varie catene televisive. Questa volta però hanno sostituito 70 giornalisti senza farsi alcun problema. Al loro posto hanno reclutato persone molto a destra, vicine all’HDZ.

Come vi spiegate questa deriva a destra della Croazia?

E’ una questione ideologica. Siamo in un periodo di crisi economica, sociale e politica. Il governo è andato al potere per realizzare una serie di riforme strutturali di cui abbiamo bisogno. Ma al posto di fare questo, ha iniziato a sollevare questioni del passato. Per loro sembra che la cosa più importante da sapere oggi sia chi era chi durante al Seconda guerra mondiale, chi era partigiano e chi fascista….

Siete preoccupata per la libertà di stampa in Croazia?

Si, lo sono, perché non ci può essere libertà di stampa senza un sistema di finanziamenti corretto. Se si vuole fare giornalismo d’investigazione, costa tempo e denaro. Il governo non sostiene questo tipo di giornalismo. Hanno le loro connessioni con i pubblicitari e tagliano i fondi ai media non compiacenti e tagliare i fondi significa tirare una riga sulla libertà di stampa.

Temete per la vostra sicurezza personale?

Le manifestazione organizzate contro di me mi hanno lasciato un gusto amaro, ma non mi sento in pericolo. Non ho paura di aver dato le dimissioni e resto su questa mia posizione. Ho ricevuto molto sostegno da parte dei cittadini. Sono invece preoccupata per la Croazia. Con nuove elezioni in autunno avremo una nuova campagna elettorale e alla fine avremo perso più di un anno. Nessuno farà le riforme al nostro posto.

Temete che la Croazia si ripieghi ancor di più su se stessa?

Nel 2016 siamo una società ancora più conservatrice del passato. Al posto di affrontare i problemi economici vendiamo tutto quello che abbiamo per rimborsare i debiti, vendiamo il nostro stato alle aziende private… Questo ha un’influenza sulla società, si piega su se stessa, la gente si rivolge alla famiglia per sentirsi protetta. Si è visto con la manifestazioneHod za život (Marcia per la vita) promossa a fine maggio dal movimento U ime obitelji (Nel nome della famiglia) che si oppone al diritto all’aborto. Ma cosa significa esattamente proteggere la vita? Si prendono cura dei nove mesi di gravidanza ma che accade poi quando il neonato viene alla luce? D’altra parte vi è un risveglio della società civile, in particolare dei giovani ma in questo paese permane un gran deficit di solidarietà.

Ma non avete l’impressione che sia un ripiegamento caratteristico dell’Europa intera?

Si, questo sentimento e queste paure sono presenti ovunque in Europa. Vi sono movimenti di estrema destra in Germania, in Danimarca, in Finlandia… Purtroppo, per quanto riguarda la Croazia, vi è da constatare la mancanza di maturità politica. Stiamo ancora sviluppando la nostra democrazia. In Francia, quando Marine Le Pen rischia di arrivare al potere, i partiti repubblicani fanno fronte comune contro di lei.

Qui non accade così. A destra abbiamo un grande partito, l’HDZ, e poi dei piccoli movimenti ed a ogni elezione ne nascono di nuovi, con idee diverse. Ma non accade nulla se non rivangare il passato. Il passato non può però essere cambiato, ma si può agire sul futuro.

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Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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