Marović si scusa anche in casa
Il presidente dell’Unione di Serbia e Montenegro prosegue nella serie di scuse per il male commesso durante la guerra degli anni ’90, dopo la Croazia e la Bosnia ora è il momento della comprensione in casa
Il presidente della Serbia e Montenegro, Svetozar Marovic, insieme con il Ministro degli Affari Esteri, Goran Svilanović, giovedì, 13 novembre, è giunto in visita a Sarajevo, per il terzo meeting del Consiglio interstatale della Serbia e Montenegro (SM) e della Bosnia e Erzegovina (BiH). Durante la visita, Svetozar Marović, si è scusato con la Bosnia ed Erzegovina "per ogni male o disgrazia che qualsiasi persona ha dovuto subire durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, per colpa della Serbia e Montenegro".
Il presidente dell’Unione della SM ha dichiarato che queste scuse sono state uno dei messaggi principali coi quali è giunto in BiH, commentando che il male fatto da singoli individui non dovrebbe essere addossato alle nazioni cui tali individui appartengono.
"Credo nel nostro futuro comune, il futuro europeo, credo anche che il nostro invito a perdonare ed il mio invito di porgere la mano, significhino un progresso reale ed onesto nella costruzione di un futuro europeo e di prosperità, sia per i cittadini della BiH che per i cittadini della SM. Sono convinto che stia cominciando una nuova storia nei rapporti dei paesi della regione. Penso che il mio scusarmi contribuirà al miglioramento dei nostri rapporti", ha detto Marovic alla conferenza stampa a Sarajevo.
A Sarajevo non si è parlato dell’accusa di aggressione e genocidio che la BiH ha rivolto contro la SM, però Marovic ha espresso la speranza che tale accusa si possa risolvere con un accordo". Mostrando la piena speranza che in futuro i rapporti tra la SM e la BiH non siano basati sulle accuse, ma sugli accordi, Marovic ha sottolineato quanto sia difficile per coloro che chiedono il perdono, compiere questo gesto se nel frattempo gli altri rinnovano le accuse.
In Montenegro le reazioni dei politici sono state varie. Da una parte l’approvazione, dall’altra l’ironia, e in entrambi i casi accompagnate dall’osservazione che lo stesso Marovic fu membro della struttura politica montenegrina che approvò le operazioni dell’JNA (Esercito nazionale jugoslavo) durante la guerra.
La portavoce del Partito Sociale Democratico, Branislav Radulović, ha gradito le scuse del presidente Marovic, però lo ha anche invitato a scusarsi con i cittadini montenegrini. "La serie di scuse di Marovic (alla Croazia in settembre), stimolata con una nuova presa di coscienza riguardo la guerra ed i valori di pace, merita attenzione, e lo stesso Marovic è un esempio di come la giustizia porti la vittoria a quelli che spegnevano l’incendio del nazionalismo ed il pentimento a quelli che lo hanno strumentalizzato. Adesso rimane che Marovic dimostri lo stesso comportamento verso i cittadini del Montenegro, che al tempo della guerra hanno rifiutato la politica dell’insensatezza".
La portavoce dell’Alleanza liberale, Milena Vucetic, è stata ancora più ironica, stimando che "le scuse di Marovic, fatte a Sarajevo sono solo propaganda, perché sono state fatte da colui che fu uno dei guerrafondai di Milosevic".
Marovic ha accolto immediatamente il suggerimento dei socialdemocratici di scusarsi, dopo Zagabria e Sarajevo, anche verso i montenegrini che erano contro la guerra. Dicendo in un’intervista per il quotidiano "Vijesti": "Sono pronto e vorrei scusarmi con tutti quelli che erano contro la guerra, che non hanno indossato la divisa ed anche con quelli che erano contro la guerra e tuttavia hanno indossato la divisa, non per uccidere, bruciare, o fare male agli altri, ma credendo profondamente che fosse loro obbligo rispondere all’invito di difendere il paese in cui sono nati e a cui credevano di appartenere. Anche io stesso, come la maggioranza dei cittadini del Montenegro, allora ero vittima di tali pregiudizi ed emozioni. Oggi sento l’obbligo di chiedere comprensione, credendo che oggi tutti, o almeno la maggioranza dei cittadini del Montenegro, torni a casa dal viaggio delle grandi ideologie e delle illusioni, torni nella realtà nella quale la prosperità al Montenegro proviene dalla tolleranza, dal dialogo e dalla comprensione".
Anche queste scuse sono state oggetto di critiche dei partiti politici. Molti le vedono come una mossa stimolata delle esigenze della comunità internazionale ed un modo per forzare la sua posizione politica. Alcuni analisti le valutano più come una mossa personale, che una posizione dell’Unione della Serbia e Montenegro.
Dalla Serbia invece niente reazioni, probabilmente perché i politici erano troppo impegnati con le elezioni.
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