Mani pulite in Albania
Tutto è iniziato a seguito di indagini sulla costruzione dell’autostrada Durazzo – Kukës – Morinë. Funzionari del ministero dei Trasporti avrebbero intascato il 10% del costo dell’opera. E lo scandalo tangento-crazia si sta allargando
Da qualche settimana tutti i media albanesi hanno messo all’ordine del giorno il monitoraggio della corruzione degli alti funzionari, un fenomeno che dalla caduta del comunismo è rimasto il tallone d’Achille di tutti i governi albanesi. Ma questa volta non si parla come al solito accusandosi a vicenda o preannunciando operazioni di setaccio che poi lasciano il tempo che trovano, bensì di una vera e propria campagna anti-corruzione con tanto di inchieste, intercettazioni e arresti.
Tutto è cominciato qualche mese fa quando un ex direttore del ministero dei Trasporti ha fatto il giro dei media consegnando un dossier ricco di documentazione su violazioni e abusi da parte di alti funzionari del ministero dei Trasporti e della Comunicazione nella gestione della costruzione dell’autostrada Durazzo- Kukës – Morinë. In seguito l’opposizione, il partito Socialista, ha intrapreso una serie di denunce pubbliche intitolata "Cudirat e rrugës Durrës – Kukës" (Le meraviglie della Durrës-Kukës). E in seguito la trasmissione "Fiks fare" di Top Channel, che anche in passato si è impegnata ampiamente nello smantellare casi di corruzione e tangento-crazia dei funzionari, ha condotto un’inchiesta sull’andamento dei lavori in questo tratto di strada, da cui si è evinto che in un anno la percentuale dei lavori svolti era dell’appena 3-5% mentre l’ammontare riscosso dallo stato per l’investimento era di ben il 30%. Inoltre il governo pare abbia messo a disposizione un budget aggiuntivo per la compagnia che svolge i lavori, in un momento in cui l’opposizione non partecipava alle sedute parlamentari a causa delle controversie con la maggioranza in merito alle elezioni amministrative, nel dicembre 2006. Si è riusciti così a far avere alla compagnia in questione ben 30 milioni di euro in più nonostante tale delibera sia in contrasto con una direttiva del ministro che vieta i pagamenti anticipati se gli investimenti sono a carico del budget dello stato.
Fin qui la questione assomigliava all’ennesima discussione sulla costruzione delle opere pubbliche in Albania che sempre fanno parlare del loro lento svolgimento, e della gestione. Questa volta però la questione ha interessato gli organi giudiziari che ben 2 mesi fa avevano fatto partire inchieste e intercettazioni, culminate poi con l’arresto di 9 persone tra cui anche l’attuale vice ministro dei Trasporti e 4 dirigenti di importanti settori dello stesso ministero. L’accusa va ben oltre il tratto Rrëshen – Kalimash e "le meraviglie della Durrës-Kukës" da cui si è partiti.
La questione era stata consegnata al procuratore due mesi fa, dopo la conclusione di una gara d’appalto sempre riguardo la Durrës-Kukës, da parte di uno dei partecipanti al concorso, Flamur Kuçi, presidente della Viktoria Invest che pur avendo offerto un prezzo più basso degli altri non ha vinto la gara d’appalto. Le inchieste della giustizia albanese e l’operazione "Mani pulite" della task-force della magistratura hanno portato agli arresti di Nikolin Jaka, il vice ministro dei Trasporti e di Ilir Bërzani, Bashkim Kamberi, Xhevahir Muçogllava, Arbër Qato, Arben Sheti e Skënder Bokçiu dipendenti e dirigenti presso lo stesso ministero, e anche dei presidenti delle compagnie che hanno vinto l’appalto Elton Resuli e Isuf Ukperaj. Gli arrestati sono accusati di corruzione, manipolazioni e abuso di potere durante lo svolgimento delle gare d’appalto di ben 10 strade su tutto il territorio albanese. Pare che avessero un sistema ben definito di preselezione dei vincitori degli appalti, i quali tramite intermediari dovevano consegnare una cospicua percentuale della somma in ballo ai funzionari del ministero in cambio della vincita dell’appalto. L’arresto di alcuni suoi alti funzionari è stato un duro colpo per il governo Berisha che non perde occasione di parlare dell’alta corruzione in Albania mentre "Mani pulite" era addirittura uno degli slogan nella sua campagna elettorale nelle ultime legislative. I funzionari arrestati appartengono al Partito Democristiano (PDK) che rimane un forte alleato di Berisha.
L’opposizione ha chiesto al premier Berisha 31 sedute di interpellanza parlamentare in cui il tema principale sarà proprio la corruzione e l’inchiesta di cui l’opposizione ritiene responsabile anche lo stesso premier. Berisha dal canto suo inizialmente ha definito le discussioni sulla strada Durrës-Kukës un mero tentativo dell’opposizione di voler impedire lo svolgimento dei lavori, perché "l’opposizione non vuole che la Durrës-Kukës venga costruita". In realtà la pretesa sembra alquanto infondata dato che la costruzione dell’autostrada è stata intrapresa proprio dal governo di sinistra di Pandeli Majko, dopo la crisi del Kosovo, a cui si era anche voluto dare una connotazione patriottica mentre dall’opposizione piovevano le accuse di voler "portare petrolio alla Serbia".
A prescindere dalle interpretazioni dei partiti albanesi nessuno si è opposto a un tale progetto dato che verrebbe a costituire un ponte di collegamento con il mercato che si trova all’est dell’Albania, con cui si hanno scarsi rapporti e altresì diventerebbe un’ottima opportunità per lo sviluppo dell’nord-est albanese che storicamente costituisce la zona più povera del paese, seppur con ottime risorse turistiche.
Ora però che le procedure d’appalto sono sotto inchiesta si rischia che i lavori vengano sospesi facendo sì che il progetto dell’autostrada subisca ulteriori rallentamenti. Mentre dal 2002 i cittadini albanesi sono costretti a pagare anche una tassa apposita per la Durrës-Kukës che, secondo quanto riportato dai media e dall’opposizione, fornirebbe alle casse dello stato 23-30 milioni di dollari all’anno.
Dalle intercettazioni risulta che i funzionari arrestati abbiano ottenuto dai vincitori degli appalti per le tratte Dhërmi- Himarë, Kukës-Has, il 10% dell’ammontare, in pagamenti anticipati. Si pensa per ora che abbiano abusato di 50 milioni di euro negli appalti che hanno gestito. Secondo i media e i portavoce della giustizia albanese vi sarebbero anche altri funzionari da prendere in esame, quali ad esempio l’ex ministro dei Trasporti Lulzim Basha, ora deputato del PD che però non è processabile a causa della sua immunità da parlamentare. Basha infatti ha anche rifiutato di collaborare allo svolgimento delle inchieste, nonostante sia stato già convocato due volte. In parlamento l’opposizione ha chiesto l’annullamento o la delimitazione dell’immunità di Basha per far sì che vada al processo appena avviato. Il premier Berisha ha inizialmente escluso la possibilità di un tale coinvolgimento, in seguito negli ultimi giorni ha espresso la sua disponibilità a delimitare l’immunità del deputato e infine ha proposto di aggirare la questione con la formazione di un gruppo parlamentare d’inchiesta, proposta che è stata definita dall’opposizione come anticostituzionale.
I media annunciano che altri alti funzionari saranno coinvolti nello scandalo in corso. Mentre un’altra questione spinosa e molto simile rischia di aggiungere un’altro giro di vite per il governo Berisha. Si tratta della privatizzazione dell’Albtelekom, anche questa una storia pluriennale che ha scaturito interminabili polemiche tra le maggioranze e opposizioni di turno per poi finire risolta in modo del tutto incoerente rispetto alle posizioni prese dalle parti. L’Albtelekom è stata venduta alla compagnia turca Calik, che però pare non abbia presentato l’offerta più competitiva tra i partecipanti agli appalti. Si è scoperto che la compagnia tedesca Axos offriva un prezzo di ben 200 milioni di euro più alto, e un pacchetto di parametri tecnici molto promettenti. Ciononostante a vincere è stata la compagnia turca. Anche questo caso è passato alla giustizia, che intraprenderà un’altra inchiesta sulla vendita dell’Albtelekom. Secondo i media in questo caso rischia di essere chiamato in causa il ministro dell’economia Genc Ruli.
Mentre nell’ultima classifica sulla corruzione di "Transparency" l’Albania come al solito è stata bocciata, le inchieste degli ultimi giorni fanno intravedere qualche progresso nella lotta contro la corruzione. Si tratta però solo dell’inizio di un miglioramento che dipenderà molto anche dalla tanto discussa riforma del sistema giudiziario, riforma che per ora assomiglia sempre più ad un dibattito sul mandato del procuratore generale.