“Madri del sabato” in Turchia: alla ricerca di giustizia

Dal 1995 i familiari di numerosi "desaparecidos", scomparsi durante il conflitto curdo in Turchia, chiedono giustizia e verità in piazza Galatasaray. L’estate scorsa i loro sit-in sono stati vietati, ma la loro lotta continua

02/04/2019, Burcu Karakaş - Istanbul

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Le "Madri del Sabato" - Alexandros Michailidis/Shutterstock

"Siamo nati e cresciuti in piazza Galatasaray. Moriremo qui. Quando abbiamo iniziato a radunarci qui, dicevamo: ‘Vogliamo che i nostri scomparsi tornino indietro vivi’. Ora, invece, gridiamo ‘Vogliamo indietro almeno le loro ossa’".

İrfan Bilgin, fratello di Kenan Bilgin, scomparso sotto la custodia della polizia turca nel 1994, cerca giustizia da 25 anni. İrfan è una delle persone che ha iniziato il sit-in settimanale in piazza Galatasaray a Taksim, Istanbul. Il gruppo conosciuto come "Madri del sabato", parenti di persone forzatamente scomparse durante gli anni ’90 all’apice del conflitto curdo, si riunisce dal 27 maggio 1995.

"Allora ci dicemmo: ‘Iniziamo un sit-in settimanale qui e vediamo cosa succede’", racconta İrfan. È così che tutto è iniziato nel 1995. Allora c’erano solo un paio di famiglie. Senza slogan, hanno iniziato a rimanere seduti in silenzio, con in mano le foto dei loro cari scomparsi e dei garofani rossi. Non appena le proteste hanno cominciato a rafforzarsi, la polizia ha iniziato a reprimere le manifestazioni; il sostegno popolare, tuttavia, è aumentato con l’intensificarsi della pressione delle forze di sicurezza. Nei confronti delle "Madri del sabato" sono allora cominciati gli attacchi di polizia e periodi di detenzione.

La veglia è stata bandita dalla polizia lo scorso agosto

Nel corso degli anni, il gruppo non ha mai rinunciato alla propria pacifica veglia di protesta. Nel 2015, le famiglie hanno avviato una campagna intitolata "Justice Ends Impunity". L’Associazione per i diritti umani (İHD) ha preparato una proposta di legge, chiedendo alle autorità turche di ratificare la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. Ogni sabato, hanno continuato a sedersi lì e chiedere giustizia davanti ad un grande cartello che dice: "Sappiamo dove sono i colpevoli. Ma dove sono le persone scomparse?".

Anche durante lo stato di emergenza, le "Madri del sabato" non hanno smesso di riunirsi. "Il giorno dopo il tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016, eravamo in piazza Galatasaray per il nostro sit-in settimanale. Ancora una volta abbiamo ripetuto che le ‘Madri del sabato’ sono contro tutti i colpi di stato", dice Maside Ocak, sorella di Hasan Ocak, il cui corpo torturato è stato ritrovato in una tomba anonima due mesi dopo essere scomparso, nel 1995.

Nell’agosto 2018, tuttavia, la veglia è stata bandita dalla polizia. "Non abbiamo assistito ad alcun comportamento irrispettoso da parte degli agenti di polizia fino al 700° raduno", ha dichiarato Maside a OBC Transeuropa. Al 700° raduno, la polizia ha disperso con la forza il gruppo in piazza Galatasaray: 47 persone sono state arrestate dopo le cariche della polizia, che ha usato gas lacrimogeni contro le madri anziane e i parenti delle persone scomparse.

Incontro con il primo ministro Erdoğan nel 2011

Il ministro degli Interni turco Süleyman Soylu ha rilasciato una dichiarazione poco dopo la violenta azione della polizia contro il gruppo delle "Madri del sabato" in piazza Galatasaray a Istanbul. "Abbiamo vietato il loro sit-in settimanale, è vero. Volevamo porre fine a una vera e propria strumentalizzazione: questo è t[]ismo che si maschera da vittima. Dovremmo chiudere un occhio sullo sfruttamento della maternità da parte di organizzazioni t[]istiche?", ha detto Soylu. Difensori e organizzazioni per i diritti umani hanno reagito dichiarando inaccettabile il divieto del loro diritto di protestare pacificamente.

Nell’attuale congiuntura politica della Turchia, la dichiarazione di Süleyman Soylu non è sorprendente. Il 5 febbraio 2011, tuttavia, il presidente Recep Tayyip Erdoğan, allora primo ministro, aveva accolto le "Madri del sabato" nel suo ufficio durante il processo di pace curdo. Consegnando un file di cinquanta pagine, le famiglie chiesero a Erdoğan di istituire una commissione indipendente che svolgesse indagini efficaci sul destino delle persone scomparse sotto la custodia della polizia negli anni ’90. Hanno anche ripetuto la loro richiesta alla Turchia di firmare la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate e l’attuazione di una "politica anti-sparizione".

"Non vogliono alcuna protesta pacifica per le strade"

Le "Madri del sabato" non sono più autorizzate a riunirsi in piazza Galatasaray dall’agosto 2018. Leggono la loro dichiarazione stampa settimanale davanti all’ufficio di İstanbul della Human Rights Association a Taksim. "Le famiglie non si sentono a proprio agio qui. Leggiamo il nostro comunicato sotto forte pressione psicologica", sostiene Ocak.

La stessa Ocak ritiene che, nonostante la revoca dello stato di emergenza in Turchia nel 2018, il governo abbia in realtà creato uno stato di emergenza permanente adottando leggi che limitano i diritti. "Non vogliono alcuna protesta pacifica per le strade. Anche la più piccola richiesta legale di diritti è soppressa. La libertà di parola non è tollerata. Lo stato di emergenza è stato rimosso, ma continuiamo ad attraversare tempi difficili", dice Ocak. Nei raduni settimanali delle "Madri del sabato", il gruppo legge ad alta voce i nomi di quei funzionari e delle forze di sicurezza che erano al comando durante le sparizioni.

"Ci manca il poterci riunire in piazza Galatasaray. È più che uno spazio pubblico per noi. È dove conserviamo la nostra memoria collettiva. Non avere il permesso di stare lì è un pesante fardello sulle nostre spalle. Siamo tutti psicologicamente devastati. Mi sento come se avessi perso un figlio… Come se ora avessi perso tutto ciò che avevo… ".

"Pagheremo qualsiasi prezzo, ma non ci arrenderemo"

Come il fratello di Maside Ocak, Hasan Ocak, anche Fehmi Tosun è scomparso forzatamente nel 1995. Sua figlia, Besna Tosun, ha iniziato a cercare giustizia quando era solo una bambina. Alla sua prima visita a piazza Galatasaray aveva solo 12 anni. "In questi giorni alcune persone mi chiedono se ho paura", dice. "Che cosa significa avere paura? Non stiamo commettendo un crimine, stiamo perseguendo una lotta legittima. Perché dovrei avere paura allora? Non c’è niente da temere".

Besna Tosun dice che non si arrenderanno mai alla ricerca della verità e della giustizia. I suoi occhi brillano durante la nostra conversazione: "Le persone hanno perso i loro cari. Ho perso mio padre. Come posso tirarmi indietro?".

La giovane donna continua a ripetere che "le Madri del sabato" continueranno a radunarsi a Taksim e chiedere giustizia nello spazio pubblico fino a quando le richieste delle famiglie non saranno soddisfatte.

"Non lasceremo le strade. Pagheremo qualsiasi prezzo, ma non ci arrenderemo, perché crediamo nelle ragioni della nostra ricerca della giustizia".

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