Macedonia: tariffe telefoniche e digital divide
La Telekom macedone, privatizzata tre anni fa, ha ulteriormente innalzato le tariffe. Un rincaro reso possibile dalla sua situazione monopolista. Colpiti anche gli utenti Internet. Le associazioni: "Poi si afferma di voler diminuire il digital divide …".
Un ulteriore incremento delle tariffe telefoniche a partire dal prossimo primo luglio. Ad annunciarlo è la Telekom macedone, monopolista della telefonia fissa e controllata, dal 2001, della compagnia ungherese "Matav".
Obiezioni sono state immediatamente sollevate dal Ministro delle finanze Nikola Popovski. "Non vi è alcun motivo per alzare le tariffe, i costi delle comunicazioni non sono aumentati". Su una linea simile anche il Primo ministro per il quale il governo dovrebbe adoperarsi al più presto affinché si creino le condizioni per la nascita di una seconda azienda che si occupi di telefonia fissa. I provider internet, che devono "affittare" a Telekom la rete fissa, notano come quest’ulteriore innalzamento delle tariffe suona come un tentativo di affossarli definitivamente prima che finisca il monopolio. Per loro il governo dovrebbe, utilizzando anche fondi UE, promuovere ed incoraggiare le comunicazioni via Internet sino ad arrivare, ad esempio, all’utilizzo gratuito di internet. L’associazione Demos che spesso si trova, per tutelare i diritti dei cittadini, ad avere a che fare con aziende in posizione monopolista ha invocato alla disobbedienza: il loro invito è quello di boicottare le bollette telefoniche.
Posizione simile è stata espressa da Vlado Dimovski, presidente del Parlamento delle ONG, organo assembleare nel quale è rappresentata la gran parte del mondo associativo macedone. L’invito è quello di staccare, per tutta la settimana, le cornette telefoniche dalle 11 alle 13. Per esprimere in questo modo il proprio dissenso.
I proprietari della Telekom operano nell’ampia autonomia che è stata negoziata tre anni fa quando l’azienda è stata privatizzata. I loro diritti legali contrastano però fortemente con la responsabilità sociale nei confronti degli utenti. Il prezzo delle comunicazioni tramite apparecchi fissi è già aumentato tre volte, senza contare l’ultima modifica al rialzo avvenuta in questi giorni. Aumenti significativi che hanno portato al raddoppio delle tariffe.
Paradossalmente i dirigenti Telekom affermano che sono tutte illazioni ed in realtà le tariffe sono state abbassate. Si nascondono dietro ad una giungla di nuove offerte e pacchetti agevolati. In passato uno scatto durava tre minuti e costava 1,38 dinari. Con le nuove tariffe uno scatto dura 20 secondi e costa 0,33 dinari. Ciò significa che se si parlerà tre minuti si pagheranno 2,97 dinari. L’unico argomento convincente che l’azienda ha è quello che se si parlerà meno di tre minuti si pagherà meno perché le tariffe precedenti di fatto livellavano tutte le conversazioni inferiori ai tre minuti. Ciononostante se si naviga in internet o si parla al telefono per tempi superiori si pagherà nei fatti il doppio. Prima dei recenti aumenti un ora di Internet fornita da MtNET, il ramo della Telekom che si occupa di questo campo specifico costava circa 2 euro. Ora 4 euro. Esperti in materia sostengono che questi nuovi aumenti colpiranno soprattutto chi fa grande uso del telefono, in primis aziende e pubblica amministratore e chi utilizza Internet.
Una situazione che non è certo isolata nei Balcani. Molti governi hanno venduto le aziende di telecomunicazioni da loro controllate a grandi multinazionali quali ad esempio la Deustche Telekom e l’ungherese Matav. Una situazione simile a quella macedone si sta verificando ad esempio in Croazia dove le tariffe telefoniche sono aumentate più volte i questi anni. Una volta che non vi è più il controllo del governo, senza una situazione di concorrenza, il peso ricade immediatamente sulle spalle dei cittadini. A conferma di un detto molto popolare in Macedonia: peggio di un monopolio statale vi è solo un monopolio privato.
Un’altra considerazione. Ancora una volta i più poveri si ritrovano a pagare di più. Una telefonata da Washington a Roma o Parigi viene a costare dai 5 ai 10 centesimi di dollaro al minuto. Da Skopje a Roma, città che dopotutto si trovano sullo stesso continente, più di un dollaro a minuto. Contemporaneamente i governi della regione stringono orgogliosamente le mani con rappresentanti di agenzie di sviluppo internazionali sulla promozione della comunicazione Internet nella società, nelle scuole ed in ogni casa e continuano a sottolineare come si stia facendo ogni sforzo per colmare il cosiddetto digital divide.
Da una recente ricerca condotta in Macedonia dall’OSI (Open Society Institute) emerge che il Paese avrebbe vent’anni di ritardo rispetto all’Unione europea in merito alla cosiddetta "società informatica". Il 40% degli intervistati hanno risposto di non saper usare un computer, il 67% non sa come usare Internet, solo il 27% degli intervistati ha un proprio computer. Di chi utilizza Internet la maggior parte lo fa dagli Internet café. Solo il 16% di chi utilizza Internet lo fa da casa propria ed un quinto di questi lo fa ogni giorno. Poche le persone che utilizzano Internet sul posto di lavoro. Questa è la triste realtà della "società informatica" macedone. Per fare qualche paragone con l’Unione europea: in Scandinavia nel 60% delle case c’è un computer collegato ad Internet, in Italia invece questo è vero solo per il 35% delle famiglie .
I numeri fanno chiaramente emergere come non si possa pensare di colmare il sempre più ampio digital divide senza sforzi radicali. Il sottosviluppo nel campo delle nuove tecnologie va di pari passo all’arretratezza dell’intera regione. Molte e complesse le cause. Non è sufficiente accusare il settore privato od il governo, od entrambi. Occorrerà assumersi delle responsabilità senza nascondersi dietro alla solita "ingiustizia della globalizzazione".