Macedonia, si vota sul nome

Pressioni internazionali, ottimismo del governo di Skopje, ma il risultato del referendum di domenica in Macedonia, col quale gli elettori decidono se accogliere il nuovo nome "Repubblica di Nord Macedonia" resta incerto

28/09/2018, Ilija Minovski - Skopje

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Foto - Pixabay

Una battuta in voga tra i giornalisti macedoni descrive l’intensità e l’importanza politica degli ospiti che hanno visitato la capitale Skopje per tutto il mese di settembre. Suona più o meno così: "Stai cercando i ministri tedeschi? Se non li trovi a Berlino, cercali a Skopje".

La cancelliera tedesca Angela Merkel, l’austriaco Sebastian Kurz, il segretario alla Difesa Usa James Mattis, la ministra della Difesa italiana Elisabetta Trenta, il ministro britannico per l’Europa e le Americhe Sir Alan Duncan, il capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini e il capo della NATO Jens Stoltenberg sono nella lunga lista degli alti dignitari e diplomatici stranieri che hanno visitato la Repubblica di Macedonia in meno di un mese, in segno del forte sostegno occidentale per il processo che si concluderà con il referendum sul nome del 30 settembre.

"La maggior parte dei cittadini comprenderà sicuramente il significato di queste visite", ha dichiarato ai media Denko Maleski, professore alla Facoltà di Giurisprudenza a Skopje e primo ministro degli Esteri della Macedonia indipendente, aggiungendo che le visite segnalano "un forte sostegno per l’indirizzo del governo, ma anche per tutti i cittadini macedoni che, il 30 settembre, dovrebbero confermare l’impegno del nostro paese sin dall’indipendenza ad aderire alla NATO e all’UE ".

Il 12 giugno 2018, dopo quasi 25 anni di trattative, Atene e Skopje hanno deciso di porre fine alla lunga disputa sul nome. Secondo il compromesso, il vicino settentrionale della Grecia userà erga omnes – internamente ed esternamente – il nome di Repubblica di Nord Macedonia. In cambio, la Grecia promette di revocare il veto per l’adesione alla NATO e di non opporsi al processo di adesione all’UE.

Secondo gli altri segmenti dell’accordo, l’etnia e la lingua continueranno ad essere chiamate macedone, mentre la nazionalità sarà macedone/cittadino della Repubblica di Nord Macedonia in tutti i documenti. Anche i codici internazionali rimarranno MK e MKD, come sono stati registrati finora all’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione. Solo le targhe dei veicoli saranno cambiate in NM o NMK.

Più facile a dirsi che a farsi

La campagna per il prossimo referendum è durata tutto settembre. Il suo obiettivo principale era motivare i cittadini ad andare a votare, e in secondo luogo a rispondere positivamente al quesito "Sostieni l’adesione all’UE e alla NATO accettando l’accordo tra Macedonia e Grecia?".

Affinché il referendum sia valido, l’affluenza dovrebbe essere superiore al 50% più uno di tutti gli elettori registrati, o poco più di 900mila persone, di cui la metà più una deve rispondere positivamente. La soglia dovrebbe essere raggiunta, poiché l’affluenza media nei cicli elettorali è di circa il 58,77% e il principale partito di opposizione VMRO-DPMNE non ha una posizione perfettamente chiara sul referendum.

In particolare, il nuovo leader dell’opposizione VMRO-DPMNE, Hristijan Mickoski, dopo settimane di reticenza, ha dichiarato che i cittadini dovranno decidere autonomamente se e come voteranno. "Non si tratta di Mickoski o VMRO-DPMNE o Zaev e SDSM, ma dell’intera Macedonia. In questo momento storico VMRO-DPMNE, dopo la consultazione con i cittadini sul boicottaggio o l’opposizione al referendum e dopo le consultazioni con interlocutori internazionali e membri del partito, ha nuovamente valutato che questo accordo è dannoso per la Macedonia, e quindi lasceremo decidere ai cittadini in base alla propria valutazione", ha affermato Mickoski in una conferenza stampa.

Il presidente Gjorge Ivanov, alla cena di gala organizzata dalla Diaspora macedone unita a Detroit, negli Stati Uniti, ha dichiarato che boicotterà il referendum. "Per quanto mi riguarda, ho già votato. Ho votato 27 anni fa, l’8 settembre 1991. Sono stato uno di quelli che hanno votato a favore della costituzione della Repubblica di Macedonia come stato sovrano e indipendente, con il suo nome e la sua dignità. Pertanto, non andrò a votare il 30 settembre", ha detto Ivanov.

Pertanto, garantire un’alta affluenza è il primo, più difficile obiettivo per il governo, promotore ufficiale del referendum e del "Sì". La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che la VMRO-DPMNE non ha una posizione e il fronte del boicottaggio è un movimento orizzontale senza una figura centrale, fatto di individui e partiti piccoli/ marginali motivati solo dall’obiettivo finale: il fallimento del referendum e l’annullamento dell’accordo.

Alta affluenza

I messaggi politici di tutti i diplomatici stranieri che hanno visitato Skopje erano su questa linea: "Non restate a casa il 30 settembre, in questo giorno storico. Cogliete l’occasione e dite chiaramente che tipo di futuro volete", ha detto Angela Merkel durante la conferenza stampa a Skopje.

Sebbene il governo stia pompando ottimismo sull’affluenza, mentre la maggior parte dei media pubblica sondaggi che affermano che la maggioranza delle persone sostiene la NATO e l’integrazione europea (e quindi l’accordo), la situazione non è così rosea per il Sì. Una campagna condotta male, concentrandosi principalmente sui benefici della UE e della NATO e trascurando l’accordo e le sue conseguenze, combinata con il quesito complesso e non diretto, ha lasciato spazio al fronte del boicottaggio per diffondere speculazioni, sfiducia e false notizie attraverso oscuri siti web di notizie e troll.

Anche il ministro degli Esteri Nikola Popovski, durante la sua ultima conferenza stampa, ha dovuto confutare una di queste speculazioni: quella secondo cui il nuovo nome del paese sarebbe "Repubblica a Nord della Macedonia" e non, come concordato ufficialmente, "Repubblica di Nord Macedonia". Considerato che, secondo un recente sondaggio, solo il 3% della popolazione ha letto l’accordo di Prespa, queste speculazioni erano in qualche modo previste.

Inoltre, in aggiunta alla campagna condotta in modo imperfetto, una serie di scandali di corruzione, verificatisi nell’ultimo anno e mezzo durante il governo SDSM-DUI, ha ulteriormente minato la fiducia nella nuova élite al potere. La situazione è così allarmante che alcuni dei maggiori funzionari statali hanno rilasciato dichiarazioni secondo cui il referendum sarà considerato positivo anche con un’affluenza di 600mila elettori.

Il portavoce del parlamento Talat Xhaferi, alla domanda su che cosa succederebbe se non fosse raggiunto il quorum, ha affermato che la questione tornerebbe nelle mani delle istituzioni. "Niente quorum significa che i cittadini si astengono dal processo decisionale e lo delegano alle istituzioni elette", ha affermato Xhaferi in un’intervista per Alsat-M.

Le schermaglie politiche

Secondo un telegramma dell’ambasciata americana, diffuso da WikiLeaks e citato dal quotidiano greco Kathimerini, Skopje era disposta ad accettare il nome di Repubblica della Macedonia Settentrionale o Repubblica di Nord Macedonia già nel 2008 (sotto la coalizione VMRO-DPMNE-DUI guidata da Nikola Gruevski), a condizione che includesse il riconoscimento della lingua e della nazionalità macedone. A seguito di questa rivelazione, il primo ministro Zoran Zaev ha affermato che questo rappresenta un motivo in più per votare al referendum e assicurare il futuro del paese.

Durante un dibattito su un’emittente nazionale privata, il leader VMRO-DPMNE Mickovski ha detto che se il referendum avrà successo "e la maggioranza vota sì, la posizione sarà chiara e la VMRO-DPMNE la rispetterà".

Considerando tutte le dichiarazioni ufficiali e le voci non ufficiali, non è escluso che la VMRO-DPMNE speri in un referendum di successo, al fine di avere un alibi durante il processo di cambiamento costituzionale che dovrebbe seguire la vittoria del "Sì". Questa sarà l’ultima parte dell’impegno macedone e poi l’accordo verrà inviato ad Atene per la ratifica.

Ovviamente, a prescindere dall’esito del referendum di domenica, la strada è spianata e la comunità internazionale è pronta a sorvolare su alcune carenze riguardanti il quorum se l’élite politica spinge per la finalizzazione del processo. È ovvio che il processo non è stato gestito alla perfezione, sarà raggiunta la soglia di poco più di 900mila elettori? Questo rimane un mistero. Anche a rischio di creare un pericoloso precedente, l’élite politica locale sembra pronta al "piano B", vale a dire considerare valida la soglia di 600mila voti per dare vita ai successivi cambiamenti costituzionali, che richiedono però il sostegno di almeno 10 parlamentari VMRO-DPMNE.

Questo thriller politico vivrà una seconda puntata o domenica si chiarirà tutto? Come ha dichiarato l’ambasciatore Matthew Nimetz – inviato personale del Segretario generale delle Nazioni unite, che ha guidato i negoziati sul nome per quasi due decenni – in una recente intervista per BIRN, l’idea di aspettare ancora è molto rischiosa. A chi dice "Aspettiamo qualche anno, avremo un accordo migliore in futuro", Nimetz ha risposto: "Non potete sapere se allora l’UE vorrà un altro membro, come la penserà la NATO, che cosa succederà in Grecia con i cambi di governo, che cosa succederà nella regione".

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