Macedonia: sbloccata la crisi politica

Grazie alla mediazione di Štefan Füle, Commissario per l’Allargamento della Commissione europea, l’opposizione socialdemocratica macedone ha rinunciato a boicottare le elezioni amministrative del prossimo 24 marzo. La crisi istituzionale è superata, ma i problemi di funzionamento democratico delle istituzioni restano

14/03/2013, Risto Karajkov -

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Nel parlamento di Skopje

L’Alleanza Social Democratica (SDSM), principale partito di opposizione in Macedonia, prenderà parte alle elezioni locali del 24 marzo prossimo. Si sblocca così, almeno parzialmente, la crisi politica iniziata alla fine di dicembre, quando i parlamentari SDSM erano stati cacciati dal parlamento di Skopje, sfociata nella decisione del partito di boicottare le elezioni amministrative. Nello sbrogliare lo stallo, centrale la mediazione di Štefan Füle, Commissario per l’Allargamento della Commissione europea, e Richard Howitt, rapporteur del Parlamento europeo per la Macedonia.

Trascinati fuori dal parlamento

Lo scorso dicembre, i parlamentari SDSM avevano optato per l’ostruzionismo ad oltranza in parlamento per ritardare l’adozione della finanziaria per il 2013, con interminabili proposte di emendamenti che avevano infuriato la maggioranza guidata dal VMRO. Il 24 dicembre, i deputati SDSM avevano bloccato i lavori circondando lo speaker del parlamento, e impedendogli di presiedere la sessione. Agli addetti alla sicurezza nell’assemblea nazionale era arrivato allora l’ordine di agire: i parlamentari SDSM erano stati costretti fisicamente ad uscire dall’aula: tutti, donne comprese, sono stati letteralmente trascinati di peso fuori dal parlamento. Anche i giornalisti presenti sono stati forzati ad abbandonare l’edificio del parlamento: secondo quanto dichiarato dagli addetti alla sicurezza, per la loro sicurezza; secondo i giornalisti, per impedire loro di assistere e riferire l’episodio.

Per fortuna, gli eventi sono stati registrati dalle fotocamere dei telefoni di alcuni parlamentari. Una scena davvero brutta. A molti, in Macedonia non dispiace troppo l’idea che maggioranza e opposizione vengano alle mani: succede in molti parlamenti ed è divertente da guardare. Ma quanto successo a Skopje è ben diverso, secondo molti osservatori si è trattato del "giorno più nero" nella storia della democrazia in Macedonia.

È interessante notare che la comunità internazionale sia rimasta in silenzio. L’opposizione ha espressamente agito con lo scopo di aumentare la tensione politica e, secondo gli analisti, nel tentativo di attirare l’attenzione e recuperare consensi. Non è invece chiaro perché il governo abbia reagito in modo palesemente eccessivo, dando all’opposizione il pretesto per un’ escalation.

Boicottaggio

A seguito dell’incidente, l’SDSM ha abbandonato il parlamento, a suo dire delegittimato, invocando nuove elezioni nazionali per ripristinare la legittimità democratica. Al rifiuto categorico del governo, l’SDSM ha annunciato che la battaglia sarebbe proseguita fuori delle istituzioni, nelle strade, e ha iniziato a organizzare brevi proteste quotidiane in tutto il paese. Gli eventi hanno coinciso con l’indizione delle elezioni amministrative. L’SDSM ha però annunciato l’intenzione di boicottare il voto se le elezioni locali non fossero state accorpate alle politiche anticipate, continuando nel frattempo le proteste, rimaste di piccole dimensioni.

Le speranze che la comunità internazionale avrebbe condannato l’incidente non si sono realizzate. Un paio di tweet da parte di politici europei, e alcune tenui affermazioni di principio. È chiaro che la comunità internazionale non sostiene l’opposizione: secondo alcuni analisti, per quanto la comunità internazionale disapprovi quanto successo in parlamento e l’atteggiamento del primo ministro Nikola Gruevski verso il dissenso da parte di media, magistratura od opposizione, preferisce uno stabile governo multietnico ad un SDSM in chiara crisi di legittimità.

La partita a scacchi di Crvenkovski

Inoltre molti, comunità internazionale compresa, hanno interpretato l’accaduto attraverso la lente della prolungata crisi di leadership nell’SDSM. Il suo patriarca, Branko Crvenkovski (due volte primo ministro e una volta presidente), che ha tenuto il timone per due decenni, sta lottando duramente per mantenere il controllo del partito, nonostante le molte sconfitte subite dal rivale Gruevski negli ultimi anni. Dopo la clamorosa sconfitta alle politiche del 2008, l’SDSM ha ottenuto il voto anticipato di giugno 2011, soprattutto perché l’operazione conveniva anche al VMRO ed all’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) di Ali Ahmeti. Pur guadagnando terreno e aumentando sostanzialmente la sua forza in parlamento, l’SDSM è però rimasto all’opposizione. Un’altra sconfitta alle elezioni locali comprometterebbe ulteriormente la posizione di Crvenkovski. Per questo, secondo gli osservatori, il leader storico dei socialdemocratici ha spinto per il boicottaggio del voto locale, nonostante la volontà manifesta di molti, sia nell’SDSM che nei partiti più piccoli, di andare alle urne.

Tensioni a sblocco dell’impasse

L’impasse è durato fino a venerdì 1 marzo. Il termine per le candidature era già stato chiuso una volta. L’SDSM non aveva presentato alcun candidato, nonostante il fiato sospeso fino all’ultimo momento. Allo scoccare della scadenza, un funzionario SDSM di alto profilo, nonché sindaco di Karposh (municipalità della città di Skopje), ha presentato la propria candidatura indipendente, ed è stato immediatamente espulso dal partito. Un altro partner della coalizione, il Partito per il futuro europeo, rappresentante degli interessi dei macedoni etnici di religione musulmana, ha parzialmente rotto il boicottaggio nominando candidati in un solo comune rurale, a loro dire di particolare importanza per la loro comunità, ma sono rimasti parte della coalizione. Un altro importante funzionario dell’SDSM, Zoran Zaev, sindaco di Strumica (Macedonia meridionale) e probabile rivale di Crvenkovski, ha rilasciato un’intervista in cui ha fatto proposte sulle elezioni locali non in linea con la posizione ufficiale del partito. In una chiara risposta a questi sviluppi, sperando che le crepe interne alla coalizione d’opposizione e allo stesso SDSM potessero allargarsi, il governo ha quindi votato un’ulteriore proroga al termine per le candidature.

Infine, venerdì 1 marzo, a seguito di numerosi tentativi di mediazione precedentemente falliti, il Commissario Füle è arrivato a Skopje e, dopo una tesa giornata di trattative, ha risolto la crisi. L’SDSM, che ha accettato di tornare in parlamento e partecipare alle elezioni locali, considera la risoluzione della crisi una grande vittoria, ma secondo alcuni analisti, Crvenkovski è stato salvato dal gong (e dai giudici). Anche se l’SDSM sostiene che l’accordo mediato da Füle si estende alla sua richiesta di elezioni anticipate, da parte sua l’VMRO afferma che nessuna data per il voto è stata fissata. Molto dipenderà dal risultato delle elezioni locali: se l’SDSM andrà bene, Crvenkovski potrebbe farcela ancora una volta. In caso contrario, al prossimo congresso SDSM a maggio si troverà sicuramente in una posizione molto difficile.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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