Macedonia, l’addio di Branko Crvenkovski

Dopo 20 anni alla guida del partito socialdemocratico macedone (SDSM), due mandati da premier e uno da presidente della Repubblica, Branko Crvenkovski ha deciso di lasciare. Il suo tramonto politico era divenuto un peso per il partito, incapace di sostituirlo. Il 2 giugno il congresso SDSM dovrà indicare il suo successore

30/05/2013, Risto Karajkov - Skopje

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Branko Crvenkovski durante un recente comizio - FOSM/flickr

Domenica prossima, 2 giugno, si terrà il congresso annuale del principale partito d’opposizione macedone, l’Alleanza socialdemocratica (SDSM). A caratterizzare l’evento sarà l’elezione del nuovo leader del partito: dopo oltre vent’anni di dominio ininterrotto (a parte un interim formale durante il suo mandato come presidente del paese), il patriarca Branko Crvenkovski ha deciso di fare un passo indietro. La decisione è arrivata dopo i risultati disastrosi delle recenti elezioni amministrative, quando il partito è stato letteralmente stracciato dalla VMRO-DPMNE del primo ministro Nikola Gruevski.

Crvenkovski è il leader dei socialdemocratici fin dal primo anno di indipendenza quando, ancora giovane, aveva sostituito il suo mentore Petar Goshev al timone del partito che stava appena emergendo come successore dell’alleanza comunista.

Molti osservatori hanno commentato le dimissioni con un “era ora”. Crvenkovski, leader carismatico e politico incredibilmente accorto, è stato due volte premier (1992-1998 e 2002-2004) e una volta presidente (2004-2009). Tuttavia, negli ultimi anni, il suo naturale declino è diventato un peso per i socialdemocratici. Come i grandi artisti, sportivi e chirurghi, anche i politici hanno una data di scadenza. Talento è anche sapere quando lasciare la scena con grazia e onore.

Una lunga agonia

Questo, purtroppo, non è stato il caso di Crvenkovski, che ha trascinato il proprio ritiro logorando il partito. Sconfitta dopo sconfitta, alle ultime tre elezioni nazionali e un paio di elezioni locali, l’incapacità del suo partito di sostituirlo è diventata un’agonia. Gli analisti hanno cominciato a parlare della scomparsa dell’SDSM a causa della sua incapacità di "democratizzarsi internamente". La comunità internazionale ha ritirato il sostegno all’opposizione macedone, nonostante non ci sia molto da sostenere nemmeno nelle politiche autoritarie dell’attuale governo targato VMRO.

Secondo molti osservatori, la comunità internazionale non ha preso una posizione forte contro il governo nella recente crisi politica (adozione illegittima del bilancio, espulsione di parlamentari SDSM dal parlamento e loro boicottaggio dei lavori), soprattutto perché la crisi è stata vista come una manovra per prolungare la sopravvivenza politica di Crvenkovski.

Alla fine tutto si è concluso con il fiasco alle elezioni locali di marzo. Crvenkovski aveva minacciato il boicottaggio fino all’ultimo momento, nonostante il crescente malcontento interno. A causa delle sue insistenze, candidati forti avevano dovuto abbandonare la corsa a sindaco in grandi comuni dove la vittoria era quasi certa. Alla fine, Crvenkovski ha accettato di andare alle urne con un accordo dell’ultima ora orchestrato dal commissario europeo per l’allargamento Štefan Füle.

Füle ha salvato Crvenkovski dalla rabbia crescente nel suo stesso partito, ma alla fine la decisione tardiva di partecipare si è rivelata un grosso []e: impreparati e senza tempo per fare campagna elettorale, i socialdemocratici si sono avviati al disastro, vincendo solo in un paio di comuni. Crvenkovski, che probabilmente sapeva che questa era la sua ultima possibilità e quindi aveva cercato di massimizzarla (anche insistendo per l’accorpamento con le elezioni nazionali), non ha avuto altra scelta che quella di offrire le proprie dimissioni. Tuttavia, data la sua lunghissima permanenza nella vita politica macedone post-indipendenza, molti si chiedono se il suo abbandono sia davvero possibile.

Occhi puntati sul congresso

Ora gli occhi sono puntati sul congresso di domenica, quando 700 delegati si riuniranno a Skopje per scegliere il prossimo leader tra quattro candidati: i due vice-presidenti Zoran Jovanovski e Zoran Zaev (appena rieletto per la terza volta sindaco di Strumica), Igor Ivanovski e l’apparente outsider Kiril Naumov, percepito da molti come "estraneo" al partito e possibile "cavallo di Troia".

Se Zaev è visto da molti come il favorito, anche Ivanovski è però percepito come un candidato forte, e così Zoran Jovanovski, salito più di recente ai vertici del partito, ma già figura importante e probabilmente principale esperto economico. L’elenco definitivo dei candidati è stato appena approvato dal comitato esecutivo del partito, che fino ad una settimana fa aveva esortato i tre a convergere su un’unica candidatura per "preservare l’unità del partito". In questo caso, secondo diverse fonti, anche gli altri due aspiranti avrebbero ottenuto posizioni di rilievo nel partito. A quanto pare, tuttavia, tale accordo non è andato in porto, e la decisione è ricaduta quindi sui delegati.

Finale a sorpresa?

Questo, secondo gli osservatori, è il procedimento più legittimo e più democratico di concordare in un circolo chiuso un candidato da “ratificare” al congresso. Queste elezioni sono un grande passo per i socialdemocratici e per tutti i partiti macedoni, poco avvezzi alla democrazia interna.

Se tutto va bene. Sembra infatti che una raccolta firme all’interno del partito contro le dimissioni di Crvenkovski abbia già raccolto circa 15mila adesioni e possa puntare ad altre 10mila di qui al congresso. Alcuni vedono questa iniziativa come una possibile manovra di Crvenkovski perché le sue dimissioni non vengano accettate dal congresso, nonostante abbia ribadito più volte che la decisione è definitiva.

La retromarcia non avrebbe buone conseguenze. Il partito ha rimandato a lungo il suo momento di democratizzazione interna, e proprio per questo ha perso nel frattempo molti buoni politici. Due ex membri di primo piano hanno appena annunciato la creazione di nuovi partiti.

L’SDSM dovrebbe farsi coraggio e andare fino in fondo. In caso contrario, potrebbe dover aspettare a lungo prima di festeggiare la prossima vittoria elettorale nazionale. Crvenkovski è stato votato molte volte: ora, evidentemente, gli elettori hanno bisogno di qualcosa di nuovo. I socialdemocratici hanno bisogno di un nuovo presidente e di un nuovo inizio. E la Macedonia ha bisogno di un’opposizione forte che sia una vera alternativa al governo VMRO.

 

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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