Macedonia, la vittoria che manca
Il secondo turno delle amministrative in Macedonia, tenuto ieri, ha confermato la larghissima vittoria del partito di governo, la formazione di centro-destra VMRO-DPMNE. Alle 40 municipalità conquistate al primo turno, si sono aggiunge altre 16 dopo il ballottaggio, contro le appena 4 della principale forza di opposizione, i socialdemocratici del SDSM.
“[I risultati elettorali] rappresentano un messaggio per tutti, e cioè che con il lavoro, l’impegno e la responsabilità verso quanto si fa si può proseguire sulla strada del successo”, ha dichiarato a caldo il premier e leader della VMRO Nikola Gruevski.
La vittoria è schiacchiante, eppure per il partito di governo non ci sono solo sorrisi. Innanzitutto per il numero crescente di irregolarità segnalate nella giornata elettorale, che riaprono la ferita mai sanata dello stato di salute della democrazia in Macedonia.
C’è stata poi la sconfitta “etnica” nella città di Struga che, nonostante l’alleanza “macedone” tra VMRO e SDSM a livello locale, ha visto la vittoria del candidato del Partito Democratico Albanese (DPA) Zijadin Sela.
La mancata vittoria che fa più male, però, è quella della municipalità “Centar” a Skopje, dove ha prevalso il candidato dell’opposizione Andrej Zernovski. “Centar” è il cuore del discusso progetto architettonico-identitario “Skopje 2014”, fatto di decine di statute e monumenti sorti in questi anni, tra cui quello (enorme) dedicato ad Alessandto Magno.
Le opere, pur pagate dal governo, sono formalmente sotto la responsabilità della municipalità del centro di Skopje: la sconfitta del voto di ieri, considerato da molti come una sorta di referendum sul progetto, potrebbe portare ad un rallentamento o parziale revisione dei lavori, fortemente voluti da Gruevski.
Sulla rete, sono comparsi già molti messaggi e tweet ironici: “VMRO scambia 20 municipalità rurali con una municipalità a Skopje: cercasi ottima locazione, possibilmente centro pieno o pienissimo…”
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