Macedonia e Grecia: un giorno in tribunale

La controversia tra Macedonia e Grecia per il veto posto da quest’ultima all’ingresso di Skopje nella Nato potrebbe essere prossima ad una risoluzione. Il 30 marzo, infatti, si è conclusa l’udienza presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Attesa entro i prossimi sei mesi la decisione della Corte, che sarà vincolante per le parti

12/04/2011, Risto Karajkov - Skopje

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Dal giudice (ssalonso/flickr)

Il finale della controversia tra Macedonia e Grecia sull’ingresso macedone nella Nato bloccato da Atene ha avuto luogo presso la Corte internazionale di giustizia (CIG) dell’Aja nei giorni scorsi. L’udienza, che era iniziata il 21 marzo, si è conclusa il 30 marzo con l’argomentazione di chiusura della parte greca.

Skopje aveva avviato l’azione legale contro Atene nel novembre 2008, diversi mesi dopo che la Grecia aveva posto il veto alla sua adesione al club della Nato. L’argomento della Macedonia era che, impedendo il suo ingresso, la Grecia avesse violato l’articolo 11 dell’accordo provvisorio che la impegnava a non ostacolare il suo vicino a divenire membro di organizzazioni internazionali. L’accordo provvisorio è stato firmato da Macedonia e Grecia nel 1995 e ha normalizzato i tesi rapporti tra i due Paesi.

L’udienza presso la CIG è arrivata dopo due anni di procedimenti scritti durante i quali entrambe le parti, a turno, hanno presentato prove alla Corte. Skopje ha presentato per prima le proprie prove nel luglio 2009, alle quali Atene ha risposto a gennaio 2010. Entrambi i Paesi hanno poi presentato il materiale alla Corte ancora una volta nel corso del 2010.

Terminata l’udienza pubblica, si prevede che la Corte raggiunga una decisione entro i prossimi sei mesi. La decisione sarà vincolante per i due Paesi, dal momento che entrambi hanno accettato la giurisdizione della Corte nell’accordo provvisorio del 1995.

La Macedonia accetta chiaramente la giurisdizione della Corte dal momento che essa ha avviato il procedimento e durante l’udienza ha dichiarato che avrebbe rispettato la decisione, qualunque essa fosse stata. La Grecia, d’altro canto, durante l’udienza ha sostenuto che la Corte non avrebbe dovuto accettare la giurisdizione. Ci si domanda ora se Atene rispetterà effettivamente una decisione della Corte che le chiedesse di smettere di impedire le integrazioni internazionali della Macedonia.

Gli argomenti delle parti

L’argomento di Skopje all’udienza è stato chiaro: la Grecia ha posto il veto al suo ingresso nella Nato nel 2008 e, così facendo, ha violato l’accordo provvisorio. Ed ha chiesto alla Corte di vincolare la Grecia al rispetto di quest’ultimo. Secondo il ministro degli Esteri macedone Milososki, nella sua dichiarazione d’apertura, si tratterebbe di un chiaro caso di “pacta sunt servanda”, un principio giuridico secondo il quale gli accordi che sono stati firmati devono essere implementati. Per la parte macedone la questione del nome è una questione separata da quella in discussione dinnanzi alla CIG e dovrebbe continuare ad essere negoziata nell’ambito delle Nazioni Unite.

L’argomentazione greca potrebbe essere riassunta nel modo seguente: non c’è stato alcun veto, bensì una decisione consensuale da parte di tutti i membri della Nato. Questo rende il problema una questione della Nato (che non è sotto il mandato della Corte) e quindi la CIG dovrebbe dichiararsi priva di giurisdizione.

Inoltre, secondo Atene, il comportamento della Grecia è stato soltanto una reazione alle ripetute violazioni dell’accordo provvisorio da parte della Macedonia. Secondo la Grecia, la Macedonia proseguirebbe con il suo comportamento irredentista; continuerebbe ad usare il nome “Repubblica di Macedonia” (secondo la Grecia, la Macedonia è obbligata ad usare il riferimento “ex Repubblica jugoslava” anche negli affari interni); la Grecia infine accusa la Macedonia di aver violato l’accordo del 1995 intitolando l’aeroporto internazionale di Skopje ad “Alessandro il Grande” e lo stadio a “Filippo II”.

Secondo gli esperti del team legale macedone, Atene ha provato a "nascondersi dietro alla Nato". Skopje ha presentato prove dell’intensa campagna greca nel periodo precedente al summit di Bucarest nella primavera del 2008, tra cui molte dichiarazioni di alti funzionari greci che avrebbero usato qualsiasi mezzo per impedire alla Macedonia di divenirne membro, qualora la disputa sul nome non fosse stata risolta. Sono state presentate alla Corte anche dichiarazioni da parte di politici greci che facevano riferimento direttamente all’uso del veto.

Al termine dell’udienza, dopo le argomentazioni di chiusura, il giudice Mohamed Bennouna ha chiesto alla parte greca quale sia stata la loro posizione nei contatti con altri Paesi nel periodo precedente il vertice della Nato. Il fatto di porre un’ulteriore domanda soltanto ad una delle parti è stato interpretato da alcuni osservatori come favorevole per Skopje.

Miti e fatti reali

Per gli osservatori vicini a Skopje, la Macedonia ha presentato alla CIG un caso chiaro, basato sui fatti, mentre la Grecia avrebbe raccontato storie e miti. “Posso capire questo approccio”, ha detto Philip Sands, del team legale macedone, aggiungendo che avrebbe fatto lo stesso se fosse stato nella posizione della Grecia. Eppure, ha continuato, la difesa greca si è basata su miti piuttosto che su fatti reali.

I rappresentanti della Grecia hanno sostenuto che il caso non può essere isolato, come vorrebbe Skopje, dal più ampio contesto della disputa sul nome. Il team greco ha insistito sul fatto che la pratica macedone di rubare la storia greca non dovrebbe essere presa alla leggera.

Aspettando la decisione finale

La decisione della CIG dovrebbe giungere dopo l’estate. Secondo alcuni osservatori, la Grecia sta già preparando una manovra nel caso di una decisione sfavorevole, se la Corte quindi riterrà che Atene abbia effettivamente agito in modo contrario alle sue obbligazioni derivanti dall’accordo provvisorio.

Esperti greci affermano che anche Atene potrebbe presentare istanza contro Skopje per molti capi d’accusa derivanti dall’accordo provvisorio. Si tratterebbe comunque di una questione separata dall’adesione alla Nato. La carta principale che la Grecia ha ancora in mano contro la Macedonia resta comunque il possibile veto per l’ingresso di quest’ultima in seno alle organizzazioni internazionali, in primis l’Unione europea.

Skopje spera che la decisione della Corte, se favorevole, possa effettivamente rimuovere il veto greco all’ingresso nella Nato e garantisca l’avvio dei negoziati d’adesione con l’UE. Ma molti in Macedonia concordano sul fatto che sarebbe troppo bello per essere vero.

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