Macedonia: dialogo a Skopje

…"Gli albanesi e i macedoni in Macedonia vinceranno la battaglia solo se saranno abbastanza coraggiosi per guardare se stessi allo specchio. Per vedere non cosa gli altri hanno fatto a loro, ma bensì per vedere cosa loro hanno fatto agli altri…".

24/09/2001, Redazione -

L’International War and Peace Report nel suo ultimo rapporto ha pubblicato un interessante dialogo che ha il pregio di evidenziare la reale difficoltà sociale e culturale attualmente presente in Macedonia, ponendo a confronto due personalità di rilievo dell’ambiente intellettuale sia macedone che albanese. Si tratta di Kim Mehmeti, scrittore albano-macedone, che per molto tempo ha guidato il centro per la Comprensione Multi-culturale di Skopje, ed anche fondatore di Lobi, uno dei principali e indipendenti settimanali in lingua albanese di Macedonia; e di Branko Geroski, redattore capo di Dnevnik, uno dei principali quotidiani indipendenti macedoni. Lo scambio è avvenuto il 10 settembre scorso con la presenza di Anthony Borden, executive editor dell’IWPR e Agim Fetahaj, direttore del progetto per l’IWPR della Macedonia.Mehemeti e Geroski per lungo tempo hanno assunto posizioni moderate e basate sul rispetto della multiculturalità, tuttavia dopo l’inizio del conflitto in Macedonia, ovvero dalla primavera di quest’anno entrambi si sono sensibilmente radicalizzati sulle proprie posizioni, tendenti a difendere l’etnia di appartenenza, ovvero l’albanese e la macedone. Negli anni passati infatti Mehmeti e Geroski, come informa il rapporto dell’IWPR, hanno sempre avuto buoni rapporti di reciprocità e di scambio, ma nel corso di quest’anno il dialogo e l’essenziale amicizia si sono interrotti. Mehmeti ha iniziato con il rifiutarsi di parlare in macedone, mentre Geroski ha iniziato a radicalizzare le sue posizioni accusando gli albanesi di voler la separazione del paese e di essere gli iniziatori del disordine che imperversa nel paese.
Alla domanda dell’IWPR: "qual è il vostro punto di vista circa l’attuale situazione in Macedonia – abbiamo passato il peggio oppure deve ancora arrivare?" entrambi rispondono di non credere che il conflitto sia giunto alla fine, anzi accennano ad un’ulteriore insicurezza e instabilità per l’intera regione. Mehmeti, in particolare, fa riferimento ad una sorta di "libanizzazione" del paese e non solo per il fatto che gli albanesi dispongono di una propria struttura militare che le istituzioni considerano illegale, ma anche perché la polizia macedone stessa ha creato alcune strutture paramilitari. Ciò potrebbe essere foriero di un ulteriore conflitto di bassa intensità, ma rischioso per l’intera regione balcanica. In particolare Mehmeti insiste sulla necessità di capire che i ribelli albanesi hanno combattuto e si sono opposti alle istituzioni macedoni e non alla popolazione. Mentre Geroski gli rammenta l’impossibilità da parte di un macedone di vivere nella zona nord del paese, ormai interamente abitata da albanesi. La realtà è che io e te – afferma Gerkosi – non possiamo più andare insieme a Tetovo.
Ad ogni modo, nel lungo dialogo tra i due scrittori si evince non solo la tensione che intercorre tra loro, ma anche, in un’ottica dilatata, la tensione che in Macedonia oggi prova la società intera. Pertanto a diffidenza reciproca e l’impossibilità di vivere nella fiducia e nell’amicizia dei propri vicini sarà il vero dramma di questo paese per un non breve periodo. "Gli albanesi e i macedoni in Macedonia vinceranno la battaglia solo se saranno abbastanza coraggiosi per guardare se stessi allo specchio. Per vedere non cosa gli altri hanno fatto a loro, ma bensì per vedere cosa loro hanno fatto agli altri. Questo sarà il segno che saremo in grado di vivere insieme".

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