Macedonia del nord, ondata di scioperi
L’aggiustamento del salario minimo nel settore privato, voluto dal governo di Skopje e sovvenzionato dallo stato, ha portato a scioperi e proteste in quello pubblico. A spingere il malcontento la forte inflazione. Alcuni esperti temono inoltre ricadute negative sul bilancio statale
La recente decisione del governo di Skopje di aumentare il salario minimo da 15.200 dinari (247 euro) a 18.000 (292 euro) ha generato un’ondata di scioperi in Macedonia del Nord.
I dipendenti pubblici protestano perché l’aumento riguarda solo il settore privato, ma è sovvenzionato dallo Stato.
Proteste nella scuola
I sindacati dei docenti hanno chiesto un aumento del 18,4% per allineare gli stipendi al livello di qualifica richiesto.
Dall’11 al 29 aprile, il principale sindacato scuola (SONK) ha scioperato nelle scuole primarie e secondarie e negli asili nido. Il 29 aprile il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha chiesto l’apertura di una procedura per la composizione pacifica della vertenza collettiva con un mediatore.
Il 17 maggio il segretario SONK Jakim Nedelkov e il ministro dell’Istruzione e della scienza Jeton Shaqiri hanno annunciato che la vertenza è stata risolta con successo: gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie riceveranno un aumento del 15% a partire da settembre. Le future riforme annunciate prevedono un aumento degli stipendi in linea con quello del salario minimo, contratti collettivi e diarie per i giorni di sciopero.
Secondo il sindacato, il risultato più importante è l’introduzione di una partnership tra il sindacato e il ministero dell’Istruzione per determinare gli stipendi nel 2023 e oltre.
Gli altri sindacati del pubblico impiego ritengono inoltre che, con l’aumento del salario minimo nel settore privato, dovrebbero aumentare anche gli stipendi dei dipendenti dei tribunali, dell’esercito, della polizia e delle agenzie statali.
Anche i dipendenti degli uffici postali hanno scioperato e il governo ha approvato un budget per aumentare gli stipendi almeno fino all’importo minimo di 18.000 dinari.
Budget a rischio?
Tuttavia, alcuni esperti affermano che l’aumento dei salari non è produttivo per l’economia e sono preoccupati per il debito pubblico, che attualmente supera il 60% del prodotto interno lordo.
Blagica Petreski, ad esempio, parlando ai media locali, ha sollevato il tema del risanamento fiscale e della razionalizzazione della spesa improduttiva, che dovrebbe ridurre la pressione sul debito pubblico.
"Certo, quando si parla di spesa improduttiva si pensa prima di tutto all’importanza di non acquistare auto e mobili nuovi per le pubbliche amministrazioni, ma anche i sussidi devono essere razionali e orientati al risultato", ha commentato. "Così raggiungeremo una sostenibilità a lungo termine per la nostra società. Vorrei ricordare che abbiamo sussidi di piccola entità che producono un risultato sostenibile: ad esempio i sussidi per l’efficienza energetica che vengono assegnati attraverso il ministero dell’Economia".
Inoltre, sempre secondo alcuni esperti, molti dipendenti pubblici delle istituzioni statali e amministrazioni locali svolgono lavori burocratici che non contribuiscono molto a migliorare gli standard di vita e di servizi nel paese.
Un settore pubblico poco produttivo
"Circa il 7% della popolazione è impiegato nel settore pubblico. Non è molto, non è poco. Il problema è dove lavorano quei dipendenti. Sono impiegati in istituzioni che forniscono servizi o in istituzioni che regolano le politiche? Nei paesi scandinavi la cifra è del 14%, ma sono impiegati in istituzioni che forniscono servizi: insegnanti, vigili del fuoco, personale medico e simili. E fanno la differenza. Noi, d’altra parte, non siamo efficienti nel fornire quei servizi e abbiamo lavori improduttivi nell’amministrazione statale sia a livello centrale che locale", spiega il professor Memet Memeti della South-East European University (SEEU).
Secondo Memeti, i posti di lavoro pubblici creano consenso, ma riducono lo spazio per gli investimenti di capitale, poiché la Macedonia del Nord non ha ancora esternalizzato i servizi del settore pubblico, come hanno fatto molti paesi per ridurre il numero di dipendenti pubblici.
Lo stipendio medio in Macedonia del Nord è attualmente di 31.080 dinari (500 euro). Il salario minimo è sempre un argomento di dibattito, soprattutto in tempo di elezioni, poiché i politici promettono regolarmente di aumentarlo. In generale, l’enorme aumento dei prezzi a seguito della crisi economica dovuta alla pandemia e alla guerra in Ucraina ha reso i salari semplicemente insufficienti per sopravvivere, e il piano del governo di congelare gli stipendi pubblici sovvenzionando invece il settore privato non può che creare ulteriore malcontento.