Macedonia del nord, ondata di scioperi

L’aggiustamento del salario minimo nel settore privato, voluto dal governo di Skopje e sovvenzionato dallo stato, ha portato a scioperi e proteste in quello pubblico. A spingere il malcontento la forte inflazione. Alcuni esperti temono inoltre ricadute negative sul bilancio statale

13/06/2022, Aleksandar Samardjiev - Tetovo

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© Tero Vesalainen/Shutterstock

La recente decisione del governo di Skopje di aumentare il salario minimo da 15.200 dinari (247 euro) a 18.000 (292 euro) ha generato un’ondata di scioperi in Macedonia del Nord.

I dipendenti pubblici protestano perché l’aumento riguarda solo il settore privato, ma è sovvenzionato dallo Stato.

Proteste nella scuola

I sindacati dei docenti hanno chiesto un aumento del 18,4% per allineare gli stipendi al livello di qualifica richiesto.

Dall’11 al 29 aprile, il principale sindacato scuola (SONK) ha scioperato nelle scuole primarie e secondarie e negli asili nido. Il 29 aprile il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha chiesto l’apertura di una procedura per la composizione pacifica della vertenza collettiva con un mediatore.

Il 17 maggio il segretario SONK Jakim Nedelkov e il ministro dell’Istruzione e della scienza Jeton Shaqiri hanno annunciato che la vertenza è stata risolta con successo: gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie riceveranno un aumento del 15% a partire da settembre. Le future riforme annunciate prevedono un aumento degli stipendi in linea con quello del salario minimo, contratti collettivi e diarie per i giorni di sciopero.

Secondo il sindacato, il risultato più importante è l’introduzione di una partnership tra il sindacato e il ministero dell’Istruzione per determinare gli stipendi nel 2023 e oltre.

Gli altri sindacati del pubblico impiego ritengono inoltre che, con l’aumento del salario minimo nel settore privato, dovrebbero aumentare anche gli stipendi dei dipendenti dei tribunali, dell’esercito, della polizia e delle agenzie statali.

Anche i dipendenti degli uffici postali hanno scioperato e il governo ha approvato un budget per aumentare gli stipendi almeno fino all’importo minimo di 18.000 dinari.

Budget a rischio?

Tuttavia, alcuni esperti affermano che l’aumento dei salari non è produttivo per l’economia e sono preoccupati per il debito pubblico, che attualmente supera il 60% del prodotto interno lordo.

Blagica Petreski, ad esempio, parlando ai media locali, ha sollevato il tema del risanamento fiscale e della razionalizzazione della spesa improduttiva, che dovrebbe ridurre la pressione sul debito pubblico.

"Certo, quando si parla di spesa improduttiva si pensa prima di tutto all’importanza di non acquistare auto e mobili nuovi per le pubbliche amministrazioni, ma anche i sussidi devono essere razionali e orientati al risultato", ha commentato. "Così raggiungeremo una sostenibilità a lungo termine per la nostra società. Vorrei ricordare che abbiamo sussidi di piccola entità che producono un risultato sostenibile: ad esempio i sussidi per l’efficienza energetica che vengono assegnati attraverso il ministero dell’Economia".

Inoltre, sempre secondo alcuni esperti, molti dipendenti pubblici delle istituzioni statali e amministrazioni locali svolgono lavori burocratici che non contribuiscono molto a migliorare gli standard di vita e di servizi nel paese.

Un settore pubblico poco produttivo

"Circa il 7% della popolazione è impiegato nel settore pubblico. Non è molto, non è poco. Il problema è dove lavorano quei dipendenti. Sono impiegati in istituzioni che forniscono servizi o in istituzioni che regolano le politiche? Nei paesi scandinavi la cifra è del 14%, ma sono impiegati in istituzioni che forniscono servizi: insegnanti, vigili del fuoco, personale medico e simili. E fanno la differenza. Noi, d’altra parte, non siamo efficienti nel fornire quei servizi e abbiamo lavori improduttivi nell’amministrazione statale sia a livello centrale che locale", spiega il professor Memet Memeti della South-East European University (SEEU).

Secondo Memeti, i posti di lavoro pubblici creano consenso, ma riducono lo spazio per gli investimenti di capitale, poiché la Macedonia del Nord non ha ancora esternalizzato i servizi del settore pubblico, come hanno fatto molti paesi per ridurre il numero di dipendenti pubblici.

Lo stipendio medio in Macedonia del Nord è attualmente di 31.080 dinari (500 euro). Il salario minimo è sempre un argomento di dibattito, soprattutto in tempo di elezioni, poiché i politici promettono regolarmente di aumentarlo. In generale, l’enorme aumento dei prezzi a seguito della crisi economica dovuta alla pandemia e alla guerra in Ucraina ha reso i salari semplicemente insufficienti per sopravvivere, e il piano del governo di congelare gli stipendi pubblici sovvenzionando invece il settore privato non può che creare ulteriore malcontento.

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