Macedonia del Nord: medicina e umanità perduta

Alcuni medici della Clinica di oncologia di Skopje avrebbero sottoposto i propri pazienti a cure palliative per poter rivendere in nero i loro medicinali: queste le terribili accuse di due discussi processi in corso in Macedonia del Nord

17/09/2025, Aleksandar Samardjiev - Tetovo

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© PRIYA2025/Shutterstock

L’opinione pubblica della Macedonia del Nord sta seguendo da vicino due processi contro i medici della Clinica di Radioterapia e Oncologia di Skopje, dopo che indagini giornalistiche hanno rivelato che avevano somministrato terapie inappropriate a pazienti oncologici poi deceduti e che i farmaci erano stati rivenduti all’estero.

Dopo la scoperta dello scandalo nel 2023, è stata avviata un’indagine penale, che ha portato all’incriminazione di quattro medici e del direttore finanziario della clinica.

Nel luglio 2025 è iniziato un primo processo contro i medici accusati di "trattamento negligente dei pazienti" tra il 2018 e il 2022. La Procura, attraverso perizie mediche, ha stabilito che avevano applicato un metodo di trattamento inappropriato a 29 pazienti, in violazione delle attuali linee guida oncologiche, e prescritto farmaci che hanno gravemente danneggiato la salute dei pazienti, la maggior parte dei quali è deceduta.

In un secondo processo, il dott. Nikola Vasev e il direttore finanziario Nehat Nuhi sono accusati di frode e appropriazione indebita tra il 2018 e il 2022.

Secondo l’accusa, si sono procurati illegalmente medicinali, li hanno occultati tramite gare d’appalto fittizie e rivenduti, con un danno al bilancio di quasi 36 milioni di euro.

Tre anni fa, inchieste giornalistiche del settimanale Fokus hanno mostrato casi in cui, invece di una vera terapia, ai pazienti venivano somministrate solo soluzioni fisiologiche. In alcuni casi, non venivano nemmeno curati, sebbene ciò fosse registrato nella documentazione medica.

Medici e infermieri hanno creato anamnesi fittizie a nome di pazienti macedoni deceduti. I medicinali rubati venivano invece venduti a pazienti stranieri.

Sono stati incriminati in totale quattro oncologi, tra cui il direttore Vasev, Meri Peshevska del reparto di senologia e Simonida Crvenkova e Dragan Jakimovski del reparto di pneumologia. Gli imputati sono in custodia cautelare dal gennaio 2024.

Nel maggio 2025, al termine dell’indagine della Procura, il Procuratore Capo Ljupčo Kocevski ha comunicato che, al fine di garantire l’imparzialità della procedura, la Procura era riuscita a ottenere perizie mediche da Serbia e Slovenia, relative a diversi aspetti del trattamento dei pazienti oncologici.

"Di tutte le anamnesi esaminate dai consulenti tecnici dell’indagine, 65 sono state selezionate e analizzate da esperti sloveni e serbi. In molti casi, hanno concluso gli esperti, la terapia non è stata somministrata come prescritto dai protocolli", ha dichiarato Kocevski all’epoca.

Sebbene il processo fosse iniziato a luglio, è stato rinviato a settembre a causa dell’assenza di uno degli imputati. All’inizio, la giudice Snezana Markovska ha comunicato che le obiezioni della difesa alle perizie redatte in Slovenia e Serbia sono state respinte in quanto infondate.

Durante le dichiarazioni di apertura, Nikola Vasev ha dichiarato davanti al tribunale di Skopje di non sentirsi in colpa. L’oncologa Meri Peshevska si è invece dichiarata colpevole.
Peshevska ha dichiarato al tribunale di non essere sicura di aver continuato la terapia per i sette pazienti perché, come ha affermato, il suo timbro era sul bancone in quel momento e lo ha fatto per accelerare il processo ed evitare di far aspettare i pazienti.

"Affermo coscienziosamente e responsabilmente di aver lasciato la mia password nel sistema e il timbro sul bancone e che gli specializzandi li hanno usati, e mi assumo le mie responsabilità", ha dichiarato Peshevska.

I media riportano anche storie personali di famiglie che hanno perso i propri cari a causa di cure negligenti presso quella clinica. Fra i testimoni c’era Julija Macievska, madre della paziente deceduta Adriana Nachevska.

Rispondendo alle domande del Pubblico Ministero, ha affermato che sua figlia ha iniziato il trattamento presso la Clinica oncologica nel settembre 2020 e si è accorta che le sue condizioni di salute stavano peggiorando dopo aver iniziato a sottoporsi a immunoterapie.

"Il dottor Vasev è carismatico, e quando vuole distogliere l’attenzione dalle sue responsabilità, scherza. Mia figlia credeva che sarebbe guarita. L’ultima settimana, i medici non si sono fatti vedere. Non è morta di cancro al seno, l’hanno uccisa con quelle sostanze chimiche. Non ho bisogno di soldi, ho perso mia figlia, chiederemo un risarcimento danni e io lo donerò in beneficenza. Lui sapeva quello che faceva, ma ad un certo punto ha perso la sua umanità", ha testimoniato Macievska.

Il caso è stato scoperto dalla giornalista Irena Mulachka del settimanale Fokus, che ha scritto una serie di articoli per i quali ha ricevuto il primo premio UE per il giornalismo investigativo. Ha scritto anche di altri casi di abusi nel settore sanitario.

In diverse interviste, ha affermato che tali abusi devono cessare immediatamente, che le istituzioni devono indagare e garantire che non si ripetano mai più.

"Solo il tempo dirà se questo scandalo cambierà qualcosa nel settore sanitario macedone. Quei medici, che si credono degli dei, scenderanno dal piedistallo e si metteranno a lavorare per la salute dei pazienti?", ha scritto in un editoriale.

Nel 2023, quando è emerso lo scandalo, si sono svolte diverse proteste da parte dei cittadini che chiedevano giustizia per le vittime della Clinica oncologica.