Macedonia del nord, a corto di energia

Le autorità della Macedonia del nord hanno dichiarato una “crisi energetica”, dovuta a scarsa produzione, importazioni sempre più costose e lentezza nel sostituire i vecchi impianti a carbone con nuovi ad energia rinnovabile

03/12/2021, Aleksandar Samardjiev - Tetovo

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 © Pilotsevas/Shutterstock

All’inizio di novembre, una combinazione di fattori ha spinto le autorità della Macedonia del Nord a dichiarare una “crisi energetica” nel Paese, che attualmente ha serie difficoltà nel fornire elettricità ai propri cittadini e alle imprese. L’annuncio ha suscitato preoccupazione tra i cittadini, poiché durante l’inverno la maggior parte della popolazione riscalda le proprie abitazioni utilizzando l’elettricità. La Macedonia del Nord non ha ancora costruito una rete di gasdotti verso le sue principali città e solo tre di esse attualmente utilizzano il gas per il riscaldamento.

La Macedonia del Nord non può produrre internamente tutta l’energia di cui ha bisogno e fa sempre più affidamento sulle importazioni: situazione problematica ora che i prezzi in tutta Europa sono aumentati drasticamente. Nel 2020 è stato importato il 31% dell’energia utilizzata, ma nel 2021 questa quota sarà sicuramente più alta. In Macedonia del Nord l’elettricità domestica ha un prezzo regolamentato dallo stato, mentre le aziende possono acquistare dal mercato energetico internazionale: poiché nell’UE l’elettricità viene acquistata e venduta in un mercato completamente liberalizzato, i prezzi finali sono piuttosto alti per le imprese macedoni.

Un sistema squilibrato

La maggior parte dell’elettricità nel Paese è prodotta dalla società statale ESM: l’85% da centrali termoelettriche alimentate a carbone, il 14% da centrali idroelettriche e l’1% da parchi eolici. Tra le centrali termiche, la più grande è la “Mining and Energy Factory” (REK) a Bitola, con il 70/80 per cento dell’energia prodotta.

Il management di REK Bitola sostiene che il 2020-2021 sia stato un periodo difficile: nel 2020, a causa di forti inondazioni, miniere e macchinari sono stati allagati rendendo più difficile scavare carbone e trasportarlo all’impianto, mentre nel 2021 alcuni incendi hanno disabilitato uno dei generatori dell’impianto. Non è chiaro come ESM intenda fornire a REK Bitola il carbone necessario e riattivare tutte e tre le unità della centrale.

Negli ultimi anni, un certo numero di dealer – che rifornivano società elettriche – hanno annullato i contratti e pagato penali a causa dell’aumento dei prezzi nell’UE. Per questo motivo, tutte le società che acquistavano energia elettrica sul mercato libero hanno iniziato a cercare e ricevere elettricità dalla società statale nazionale ESM e dalla “Società di Stato e gestore del sistema di trasmissione dell’elettricità” (MEPSO), che ha portato a uno squilibrio nel settore energetico.

Un salvataggio e nessun responsabile

Le autorità hanno annunciato lo stato di crisi energetica, assicurando che è stato dichiarato unicamente con l’obiettivo di garantire la sopravvivenza delle società energetiche attraverso trasferimenti di denaro dal bilancio pubblico, ma che questo non causerà restrizioni all’approvvigionamento energetico della popolazione. Tuttavia, gli esperti sono preoccupati e parlano di una risposta in ritardo all’emergenza.

"Al momento non sono previste misure restrittive, la situazione di crisi è stata dichiarata per poter iniettare fondi di bilancio direttamente nelle società energetiche, tra cui ESM e MEPSO, per aumentare la loro liquidità e supportare l’importazione di energia elettrica, dato che la nostra capacità è attualmente limitata", ha detto il ministro dell’Economia Kreshnik Bekteshi in un discorso televisivo.

Si stima che MEPSO avrà bisogno di decine di milioni di euro dal bilancio per pagare l’elettricità che viene acquistata dal mercato europeo. La domanda è quanto sarà capace la società di rispondere alla sfida, ovvero acquistare costosa elettricità dall’UE senza chiedere un prezzo più alto a carico delle famiglie. Nel frattempo la rete energetica europea ha ingiunto alla Macedonia del Nord di smettere di assorbire automaticamente elettricità dal sistema senza autorizzazione, come il Paese ha fatto più volte per soddisfare i propri bisogni.

Il direttore di MEPSO Kushtrim Ramadani ha dichiarato ai media locali che se nel 2015, ad esempio, l’elettricità importata ha rappresentato il 33% del consumo totale, nel 2020 e nel 2021 le importazioni sono aumentate notevolmente fino a un milione di euro di elettricità al giorno, secondo i prezzi correnti delle borse europee.

“Dal momento che non possiamo produrre quanto utilizziamo, abbiamo iniziato a trasferire il nostro squilibrio alla rete europea, cosa che non dovremmo fare. Dobbiamo aumentare la produzione nazionale come sappiamo e possiamo, o saremo costretti a importare ai prezzi attuali, che hanno raggiunto i 270 euro per megawattora”, ha affermato Ramadani.

Il professore universitario ed esperto di energia Konstatin Dimitrov ha dichiarato ai media locali che non c’è stata abbastanza trasparenza da parte delle autorità su come siano stati contratti i milioni di debiti verso le reti dell’UE e ha avvertito che secondo il decreto sulla crisi energetica non c’è nemmeno una disposizione sulla responsabilità di quanto accaduto.

“Il decreto esonera da ogni responsabilità praticamente tutti coloro che non hanno adempiuto ai propri obblighi nei confronti delle imprese. Né MEPSO come operatore, né ESM, né EVN, né nessun altro. È una cosa terribile. Chi non ha riflettuto e non ha organizzato il lavoro come si deve si libera ora dalle proprie responsabilità", ha commentato Dimitrov.

Il governo non vuole parlare di responsabilità dei dirigenti, e chiede comprensione ora che l’esecutivo deve affrontare la crisi. "Non è il momento di aprire un argomento del genere, ma di affrontare la crisi. E sì, i manager che hanno lavorato in modo irresponsabile dovrebbero essere ritenuti responsabili", ha affermato il ministro dell’Economia Kreshnik Bekteshi.

Il peso sulle famiglie

A causa della mancanza di gas come mezzo per riscaldare le case, molte famiglie in Macedonia del nord solitamente usano delle stufe elettriche ad accumulo termico. Queste stufe accumulano calore durante le ore in cui le tariffe elettriche sono più basse: ecco perché i cittadini temono gli aumenti dei prezzi, che secondo gli articoli di cronaca sono destinati a crescere nel 2022.

Il presidente della Commissione per la regolamentazione dell’energia, Marko Bislimovski, ha assicurato che l’organismo di regolamentazione utilizzerà tutti i meccanismi a sua disposizione per tenere sotto controllo il prezzo dell’elettricità.

Il decreto per l’emergenza energetica prevede che se non c’è abbastanza energia elettrica, i primi a raggiungere il limite di consumo saranno gli annunci lampeggianti, l’illuminazione delle strade, delle piazze, quindi l’illuminazione delle vetrine sarà limitata a un livello minimo e, come possibilità aggiuntiva, potrebbe essere imposto il divieto di utilizzare l’elettricità per il riscaldamento di locali commerciali e uffici.

Le assicurazioni delle autorità che non ci saranno restrizioni per famiglie e piccole imprese sono di scarsa consolazione, visti i segnali che la crisi provocherà uno shock sui prezzi. Quel che è certo è che questo non accadrà fino a Capodanno, perché fino ad allora il prezzo dell’elettricità non verrà corretto. Ma per il periodo successivo non ci sono certezze: tutto dipenderà dalle capacità di produzione interna, per la quale il presupposto è l’approvvigionamento di carbone.

Piani per il futuro

Secondo il decreto emergenziale, lo stato ha attivato la centrale termica di Negotino (TPP Negotino) – costruita nel 1978 e messa in funzione l’ultima volta nel 2009 – che utilizza olio come combustibile. Inoltre, è stata annunciata la costruzione di diverse centrali elettriche ad energia rinnovabile, come Lukovo Pole, Boskov most, Strezevo, Galishte, Cebren, ma nessuna è già operativa.

La Macedonia del Nord, insieme a Grecia e Bulgaria, dovrebbe costruire e gestire una centrale elettrica a gas vicino alla città greca di Alexandroupolis, ma questo progetto è attualmente solo al livello di accordi sottoscritti. Parte dei piani per la produzione di energia elettrica con l’ausilio del gas vale anche per REK Bitola, vista la necessità di investire nelle energie rinnovabili anziché nel carbone nell’ambito della strategia di transizione verso l’energia verde.

L’infrastruttura del gas nel paese è ancora in costruzione. Solo una delle tre linee principali, la Klechovce-Negotino è pronta, mentre Negotino-Bitola e Skopje-Tetovo-Gostivar non sono ancora state completate. La compagnia nazionale del gas ha annunciato che dal 2022 inizierà la costruzione di un interconnettore con la Grecia, che dovrebbe consentire la connessione ai terminali di gas liquido e quindi – in prospettiva – l’opportunità per la Macedonia del Nord di acquistare carburante da qualsiasi angolo del mondo.

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