Macedonia, carcere e censura
La Macedonia e la censura: il caso del discusso giornalista Zoran Bozinovski, accusato diassociazione a delinquere e in carcere dall’aprile 2016, ancora in attesa di giudizio
Insieme a Montenegro, Russia, Azerbaijan e Turchia, la Macedonia è uno dei cinque paesi membri del Consiglio d’Europa che attualmente detengono giornalisti in carcere. Secondo la Federazione europea dei giornalisti, i giornalisti imprigionati sono uno in Macedonia e Montenegro, due in Russia, tre in Azerbaijan e 113 in Turchia.
I report delle organizzazioni internazionali a tutela dei media, come Freedom House e Reporter senza frontiere, identificano la detenzione di giornalisti come una delle principali ragioni del costante declino della libertà dei media in Macedonia. Il rapporto 2016 di Freedom House classifica la Macedonia, insieme a Russia e Bielorussia, fra gli unici paesi in Europa con media "non liberi". Oltre alla detenzione, altri importanti fattori di critica riguardano l’impunità per chi aggredisce un giornalista, l’interferenza del governo nel mercato dei media attraverso grandi campagne pubblicitarie, i legami corrotti tra stato, partiti di maggioranza e proprietari dei media e intercettazioni illegali dei giornalisti.
In merito alle detenzioni, il primo giornalista incarcerato è Tomislav Kezarovski, del quotidiano Nova Makedonija, condannato a quattro anni e mezzo di carcere per aver rivelato nel 2008 l’identità di un testimone, presumibilmente protetto, in un processo per omicidio. Nel corso del nuovo processo, il testimone ha confermato le scoperte di Kezarovski e ammesso di aver dato falsa testimonianza. Nonostante questo, ad ottobre 2013 il giornalista è stato condannato. Dopo massicce pressioni interne ed esterne, Kezarovski è stato infine liberato dopo aver scontato un anno e 10 mesi di reclusione.
Il caso di Zoran Bozinovski
Zoran Bozinovski è un giornalista di lunga esperienza, per la maggior parte accumulata nella città di Kumanovo come corrispondente per diversi giornali e riviste. Noto fra la fine degli anni 1990 e l’inizio del 2000 per una serie di articoli sul contrabbando di tabacco e le attività criminali ad esso collegate, Bozinovski fu brutalmente aggredito con mazze da baseball in una stazione radio a Kumanovo, dove stava lavorando in quel momento.
Negli ultimi anni, Bozinovski è stato per lo più attivo sul proprio blog Burevesnik, famoso per la pubblicazione di informazioni riservate sulle presunte irregolarità di governo e classe dirigente, pubblicato mentre risiedeva principalmente a Novi Sad, in Serbia.
Bozinovski è stato anche autore di alcuni articoli controversi e complottistici. La teoria più famosa è quella secondo cui il famoso cantante macedone Toshe Proeski non sarebbe morto in un incidente stradale nel 2007 in Croazia, ma sarebbe stato ucciso dalla criminalità organizzata o forse sarebbe addirittura vivo e nascosto da qualche parte.
Accuse di spionaggio
Nel 2012, le autorità macedoni hanno accusato un gruppo di 18 persone di far parte di una rete di spionaggio di alto profilo per conto di presunti servizi segreti di paesi vicini. Il gruppo è stato accusato di associazione a delinquere, spionaggio ed estorsione. Del gruppo, secondo la procura, avrebbe fatto parte anche Bozinovski, che avrebbe ricattato uomini d’affari, politici e funzionari pubblici chiedendo denaro per non pubblicare informazioni sensibili sul suo blog.
Secondo i funzionari, oltre a Bozinovski, il gruppo comprendeva ex agenti dell’intelligence e della polizia, l’ex direttore della commissione reati finanziari e l’ex capo di gabinetto del presidente del Parlamento. Alla fine del 2014, 17 su 18 imputati sono stati condannati a pene dalla libertà vigilata a 15 anni di carcere: otto di loro per spionaggio, gli altri per reati minori. Unica eccezione Bozinovski, in quel momento in Serbia dove aveva chiesto asilo politico, e quindi sottoposto a processo separato.
Come ricostruito dall’Associazione macedone dei giornalisti, Bozinovski è stato arrestato nel 2013 a Novi Sad, sotto mandato Interpol emesso dalla polizia macedone, passando poi oltre 300 giorni nel centro di detenzione di Novi Sad. Durante questo periodo, la costante protesta delle associazioni giornalistiche serbe ha portato al suo rilascio da parte delle autorità di Belgrado nell’ottobre 2014, ma alla fine di aprile 2016 Bozinovski è stato nuovamente arrestato ed estradato in Macedonia.
Un processo in sospeso
Dopo oltre cinque mesi di detenzione preventiva, il processo non è ancora iniziato. A giugno, la Federazione internazionale dei giornalisti ha pubblicato una risoluzione urgente sollecitando le autorità macedoni a rilasciare Bozinovski. Inoltre, l’Associazione dei giornalisti della Macedonia (ZNM) ha messo in guardia l’opinione pubblica rispetto al ritardo ingiustificato del processo contro il giornalista, definito "politicamente motivato".
"La corte sta violando i suoi diritti civili per un processo equo", sottolinea Naser Selmani, presidente di ZNM, aggiungendo che Bozinovski sta facendo sciopero della fame per ottenere il rilascio. Nonostante i ricorsi, l’inizio del processo è stato rinviato per la seconda volta "a causa della situazione personale e famigliare della giudice Sandra Krstić", informa un comunicato sul sito della ZNM.
L’organizzazione accusa le istituzioni, il tribunale in primis, di applicare due pesi e due misure. "La corte non impone la detenzione per gli ex funzionari di governo sospettati di reati gravi, ma da quasi sei mesi detiene in custodia un giornalista senza un motivo ragionevole. Così la detenzione non serve per garantire un processo ininterrotto, ma diventa una punizione".
Secondo l’organizzazione, il governo non solo non è riuscito a trarre insegnamenti dal caso Kezarovski, ma con la richiesta di estradizione di Bozinovski ha commesso un []e ancora più grave.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto