Macedonia: campagna elettorale di fuoco
È stata una campagna elettorale connotata da gravi incidenti, colpi d’arma da fuoco e bombe lanciate contro le sedi dei partiti. Pesanti critiche e rimproveri da parte della comunità internazionale. Ora non resta che votare
A due giorni dalla tornata elettorale, le elezioni politiche della Macedonia sono state contrassegnate dalla violenza, da una campagna offensiva e da pesanti rimproveri da parte della comunità internazionale. L’Occidente ha ripetuto all’infinito che le elezioni del 5 luglio sono un test critico per gli sforzi del paese verso l’adesione all’UE e alla NATO e che tutto dovrà essere fatto alla perfezione. Tuttavia, le cose sono andate in modo del tutto imperfetto…
Il 5 luglio gli elettori macedoni andranno alle urne per la quinta volta da quando il piccolo stato balcanico ha ottenuto l’indipendenza.
1.741.449 elettori registrati voteranno per 2.700 candidati raggruppati in 135 liste sottoposte da 33 partiti. La votazione seguirà il sistema proporzionale in 6 unità elettorali ciascuna delle quali dovrà fornire 20 mandati parlamentari.
I due più forti blocchi politici sono le già formate coalizioni tra i Socialdemocratici (SDSM) e l’Unione albanese per l’integrazione (DUI), attualmente al governo, da un alto e la VMRO -DPMNE e il Partito democratico degli albanesi (DPA) dall’altro. Entrambi i blocchi sono stati sostenuti da diversi piccoli partiti. Oltre ai piccoli partiti, alcuni dei quali di nuova formazione, alcuni partecipano in modo indipendente; il Nuovo partito socialdemocratico (NDSP) di Tito Petkovski, sconfessato dal SDSM, il Partito riformatore democratico di Macedonia (DOM) di Ljiljana Popovka, ex membro dei Liberal democratici che attualmente è allineato con la coalizione al potere, la VMRO – NP dell’ex primo ministro nazionalista Ljubco Georgievski, l’Alternativa democratica con il controverso Vasil Topurovski (che fu l’architetto del progetto di riconoscimento di Taiwan dopo la vittoria elettorale nel 1998, in coalizione con la VMRO – DPMNE), e il Partito per le riforme economiche (PEO) con Velija Ramkovski, debuttante in politica e proprietario del maggior canale televisivo privato A1.
Per come stanno andando le cose, i sondaggi elettorali sono stati ampiamenti dibattuti e criticati e molti media hanno persino rifiutato di pubblicarli durante il periodo di campagna elettorale, con la motivazione che non desideravano influenzare gli elettori. Per quanto si può cogliere da alcuni dei pochi sondaggi in circolazione (i partiti a volte hanno minacciato di denunciare le agenzie di sondaggi che sfavoriscono il loro rating) il blocco di partiti di opposizione gode di un certo vantaggio.
Con il modello proporzionale in vigore, che è l’opzione migliore per le democrazie consociative dove il potere deve essere condiviso dalle comunità che vi coabitano, e che è più vantaggioso per i piccoli partiti, dal momento che ogni voto conta, gli esperti prevedono che probabilmente nessuna delle due grandi coalizioni potrà formare il governo da sola. Avranno bisogno di rivolgersi ai piccoli partiti in cerca di partner. Quindi, secondo gli analisti, la loro capacità di formare alleanze sarà determinante.
Ciò che sarà tenuto in considerazione sarà quanta legittimità impiegheranno per portare a termine le elezioni. Alcuni giorni fa l’ambasciatore degli USA ha inviato al paese un forte messaggio di avviso ai leader dei partiti politici locali, dicendo: "tutti quelli che rifiutano di agire in modo responsabile saranno considerati dei candidati inadatti per il nuovo mandato di governo". Il messaggio era giunto dopo l’ondata di incidenti e violenze che si sono verificati sin dall’inizio della campagna elettorale, alla metà di giugno.
Venti giorni di campagna hanno fatto registrare 20 incidenti violenti, molti dei quali con l’uso di armi da fuoco, pistole e bombe. Il primo round di incidenti ha visto l’impiego di due bombe gettate sul quartier generale del DPA a Saraj, quartiere di Skopje, e spari d’arma automatica contro la sede del partito DUI a Tetovo. Alcuni giorni dopo questi incidenti, un alto funzionario della DUI è stato ferito di fronte a casa sua a Tetovo. Come riportato dai media locali il deputato ha ricevuto due proiettili al viso, due alla spalla e uno alla gamba. Alcuni attivisti degli altri partiti del versante albanese sono rimasti vittime di ferite d’arma da fuoco. Pestaggi, accoltellamenti e demolizioni degli uffici dei partiti sono parte integrante del folklore politico.
I due maggiori leader albanesi, Ali Ahmeti della DUI e Arben Xhaferi del DPA, sono stati invitati a comparire all’ambasciata dell’UE e alla presenza dell’ambasciatrice degli USA, signora Milovanovic, e dell’inviato della Commissione europea, Ervan Fuere, hanno dovuto promettere di comportarsi bene.
Ben presto le violenze si sono trasferite sul campo macedone. La sera del 21 giugno due gruppi di attivisti dei partiti SDSM e VMRO – DPMNE si sono scontrati nel centro di Skopje. Sono state usate armi da fuoco ma nessuno è rimasto ferito. Il motivo dello scontro era dettato dalla campagna di manifesti. Uno dei due gruppi stava attaccando i manifesti elettorali sopra quelli dei rivali, contrariamente al "cortese" accordo fra i partiti che proibisce questa pratica.
Come consueto, negli incidenti durante la campagna elettorale, la polizia è privata del potere, anche se è chiaro chi sta dietro le violenze. Chiudono un occhio e cercano di ritardare i procedimenti. La nuova legge elettorale prevede pene più severe per i violatori del processo elettorale, ma il problema è che nessuno si preoccupa di farla applicare. La polizia ha detto che circa 25 persone sono state identificate nei recenti incidenti e che stanno investigando sull’accaduto. Menduh Taci del DPA (che tra l’altro compare sulla lista nera degli USA) ha accusato che le risorse del governo, come i veicoli ed anche le armi della polizia sono state usate dalla DUI in alcuni casi di atti di violenza. Il ministro dell’Interno ha negato tali accuse:
"La legge deve essere rispettata e i perpetratori delle violenze e delle relative minacce devono essere puniti" ha detto recentemente l’inviato dell’UE, Fuere
Sullo steso tono, l’ambasciatrice USA Milovanovic ha dichiarato che la responsabilità degli incidenti va attribuita ai leader dei partiti politici. "Devono prendersi la responsabilità, e non solo per le azioni dei membri di partito, ma anche per i simpatizzanti".
Dopo tutte le pesanti critiche per l’irresponsabilità del comportamento politico, giunte da tutte i fronti, la scorsa settimana non ci sono stati incidenti. I rappresentanti della comunità internazionale hanno visto in questo uno sviluppo positivo affermando che c’è ancora tempo per migliorare l’impressione che si ha del paese.
"Al momento il nostro giudizio è negativo, ma non è ancora tardi per migliorarlo", ha detto Carlos Pais, ambasciatore dell’OSCE.
Le violenze sono scemate ma la tensione resta alta, l’ultimo giorno di campagna elettorale prosegue in un clima di ansietà e con l’impiego di un vocabolario politico di basso costo. I maggiori rivali politici si accusano l’un l’altro di crimini, corruzione, di ambizioni dittatoriali; si comparano reciprocamente a Saddam Hussein, Mao Tse Tung, Osama Bin Laden, e simili.
A prescindere da chi vinca, è già palese che la Macedonia non ha corrisposto alle attese. Per il bene della democrazia e di tutti gli altri, è meglio che il giorno delle elezioni fili via liscio. I danni sono già stati fatti, adesso si può solo cercare di contenerli.