Macedonia, arriva Alessandro

E’ stato inaugurato nella piazza centrale di Skopje, capitale della Macedonia, il controverso ed enorme monumento ad Alessandro Magno, voluto dal premier Nikola Gruevski. Un gigante di bronzo in grado di scaldare gli animi a livello internazionale (prevedibili le proteste greche, seppur contenute), ma anche di spaccare l’opinione pubblica macedone. Un commento

27/06/2011, Risto Karajkov - Skopje

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Skopje, la statua ad Alessandro Magno - Mite Kuzevski/flickr

Il 21 giugno, il controverso ed enorme monumento ad Alessandro il Grande, ufficialmente denominato “il guerriero a cavallo” è stato finalmente eretto nella piazza centrale di Skopje. La statua di Alessandro è alta quasi 30 metri (incluso il piedistallo in cemento di circa 10 metri) e sovrasta l’intero centro città. Il monumento, che secondo alcuni pesa ben 30 tonnellate, è infatti più alto di tutti gli edifici circostanti.

C’è voluta quasi una settimana per assemblare tutte le parti del monumento, creando non poco scalpore quando queste sono state trasportate al cantiere. Alla fine, Alex è stato sollevato da un’enorme gru e piazzato sul suo piedistallo davanti a centinaia di presenti. Non è facile divertire i macedoni, ma questa è stata un’occasione più unica che rara. Alcuni gruppi di persone raccoltisi vicino al monumento hanno persino intonato spontaneamente l’inno nazionale. L’intera cerimonia è durata meno di un’ora. Secondo il progetto la fontana, al cui centro è stata collocata la statua, verrà completata in ottobre, insieme a otto leoni e otto soldati piazzati in circolo intorno ad Alessandro.

L’importo del progetto ammonta complessivamente a circa 10 milioni di euro. L’autrice del monumento, completamente sconosciuta al grande pubblico, Valentina Stevanovska, avrebbe ricevuto un compenso di 650mila euro per aver creato il guerriero. Una cifra che un macedone medio, e non necessariamente un artista, può solo sognarsi.

Allo stesso tempo, sono stati eretti due monumenti più piccoli a Filippo II, il padre di Alessandro, o, come molti amano definirlo ironicamente, “il padre del guerriero sul cavallo”. Il primo a Bitola e il secondo ad Avtokomanda, municipalità del comune di Skopje.

Quello dell’arrivo del guerriero è stato un grande giorno per il progetto di rinascita nazionale promosso dal VMRO, il partito di governo, recentemente bollato da molti come un tentativo di “antichizzazione” del Paese.

I greci, ovviamente, non l’hanno presa bene ma, considerati i tempi che corrono, hanno protestato meno di quanto ci si aspettasse. Giusto un paio di dichiarazioni da parte della leadership politica. Innanzitutto, perché la Grecia al momento ha ben altre priorità. In secondo luogo perché (si spera) l’intera questione non merita davvero commenti seri. La speranza è che alla fine i greci reagiscano con tutta la maturità possibile, dicendosi “ok, in fondo si tratta di molto fumo e poco arrosto”.

Eppure, molti media e osservatori internazionali hanno giudicato il monumento alla stregua di una provocazione deliberata da parte della Macedonia. E’ facile concordare con questa visione, anche per molti macedoni.

“Alex”, poi, sembra aver diviso la nazione, e questa è forse la cosa più triste. I detrattori del monumento (incluso il vostro corrispondente) sostengono che il gigante sia frutto di una scelta politicamente immatura, di dubbio valore estetico (altri sostengono meno diplomaticamente che la statua sia semplicemente kitsch) e immorale dal punto di vista economico: moltissimi soldi sono stati investiti in un’operazione d’immagine, mentre sia la disoccupazione che la povertà in Macedonia si attestano intorno al 35%.

Pochi ricordano ancora che al momento della sua ascesa al potere, nel 2006, il premier Nicola Gruevski, rieletto per la terza volta consecutiva grazie nelle recenti elezioni anticipate, utilizzava la frase “riduzione della povertà” come un mantra politico.

Ultimamente però la frase viene utilizzata di meno, e non più con lo zelo di un tempo. Tra tutti i progetti di Gruevski, il principale finora è stata la ricostruzione del centro di Skopje, ricostruito in stile baroccheggiante e letteralmente (e sottolineo, letteralmente) inondato dai monumenti. Skopje oggi potrebbe concorrere al Guiness dei primati per il centro storico col più alto numero di monumenti pro-capite.

E’ evidente che molti macedoni siano a favore del progetto culturale di Gruevski, visti, tra l’altro, i risultati delle elezioni: il premier si è appena aggiudicato altri quattro anni al potere.

Gli argomenti “pro-Alex” si basano soprattutto sullo slogan: "E chi sono i greci per mettere bocca su cosa dobbiamo costruire o meno?”. Inoltre, triste ma vero, ci sono oggi in Macedonia parecchie persone che credono davvero di essere discendenti (anche se in modo molto indiretto) del grande guerriero dell’antichità.

Un’altra argomentazione diffusa vuole che Alessandro faccia parte del patrimonio culturale dell’umanità intera, e non sia quindi di esclusiva proprietà dei greci: quindi la Macedonia ha diritto a celebrare il guerriero tanto quanto chiunque altro. Questo è vero, ma su Alessandro la Macedonia sembra piuttosto in preda a una vera e propria ossessione.

Come siamo arrivati a questo punto? Bisogna ricordare che, nel decennio precedente al 2008, la disputa sul nome della Macedonia era stata quasi dimenticata. Molti hanno ritenuto che il modo migliore per porre finalmente fine a questa illogica disputa fosse nasconderla sotto il tappeto. Tutti sembravano aver dimenticato la questione. Eccetto i greci, naturalmente. Atene ha atteso il momento giusto (il summit NATO a Bucarest) per sbattere la porta in faccia a Skopje. E da allora Gruevski si è trasformato da giovane e dinamico leader in nazionalista appassionato, pronto a sfidare sia i greci che la comunità internazionale in nome della Macedonia.

Naturalmente, ci vogliono due bambini per dar via a un battibecco. E poi anche il cortile dove giocano deve essere adatto allo scontro. E nel cortile del “condominio Bruxelles”, a quanto pare, quando il bambino più grande fa il bullo, quello più piccolo non può neppure scappare.

Ma neppure Bruxelles può essere caricata di tutte le responsabilità. L’attuale leadership macedone soffre di manie di grandezza. Oppure, semplicemente, sta perdendo il controllo della sua retorica. Tutti i suoi progetti sono pomposi, maestosi.

Se si parla di informatizzazione delle scuole, tutto deve essere programmato su scala così ampia da rendere vana ogni speranza di riuscita; se si parla di costruire un edificio, deve essere edificato in stile pomposo e barocco, dimenticando che la maggiore eredità architettonica della Macedonia è, probabilmente, quella della moschea di Mustafà Pasha, realizzata in base ai canoni della tradizione moresca. Se bisogna costruire un monumento, deve essere gigante, gargantuesco, illimitato.

Eppure, in Macedonia ci sono cose ancora ben più grandi della pur enorme statua di “Alex”. Il crescente debito estero, ad esempio, o le buche sulle strade dissestate, ma anche, e forse questa è la considerazione più triste, il numero di giovani che non hanno altra scelta se non quella di scappare dal proprio Paese.

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