Macedonia, addio a Kiro Gligorov

Kiro Gligorov, primo presidente della Macedonia indipendente, si è spento il primo gennaio 2012, a 94 anni. Gligorov, uomo di parola, è stato protagonista assoluto del processo che ha permesso alla Macedonia di separarsi dalla Jugoslavia senza sparare un colpo, ma anche nei difficili anni seguenti, segnati dai contrasti con la Grecia sulla questione del nome

19/01/2012, Risto Karajkov - Skopje

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Kiro Gligorov

Kiro Gligorov, primo presidente della Macedonia indipendente, si è spento il primo gennaio 2012, a 94 anni. Sarà ricordato come una figura storica nella creazione dello stato macedone.

Gran parte della carriera di Gligorov si è svolta ai piani alti del potere nella Jugoslavia socialista. Economista, considerato progressista ai suoi tempi, vicino a Tito, ha ricoperto una serie di importanti incarichi nella federazione jugoslava. Nel 1991, quando fu chiamato a gestire il processo di indipendenza della Macedonia, era già in pensione e viveva a Belgrado. Le sanguinose guerre di secessione in ex Jugoslavia erano appena cominciate.

La Macedonia è tutto ciò che abbiamo

Aveva 74 quando fu eletto presidente della Macedonia, allora ancora una repubblica jugoslava, il 27 gennaio 1991. "La Macedonia è tutto ciò che abbiamo", furono le parole conclusive del suo discorso inaugurale in Parlamento. Un decennio più tardi, questo slogan divenne il titolo del primo libro, scritto dopo il ritiro definitivo dalla vita politica.

L’otto settembre 1991, la Macedonia votò per l’indipendenza in un referendum nazionale. Fu l’unica repubblica jugoslava a separarsi senza una guerra (il Montenegro lo fece solo molto più tardi, nel 2006). In quei mesi critici, quando l’esercito nazionale jugoslavo era ancora in tutto il Paese e molte mani avevano il grilletto facile, Gligorov fu la figura chiave che negoziò il ritiro pacifico dell’armata nazionale jugoslava (JNA) dalla Macedonia. Il Paese si separò senza che fosse sparato un solo proiettile.

Negli anni novanta, mentre le guerre imperversavano in Croazia e in Bosnia, la Macedonia rimase senza conflitti per l’intero decennio successivo all’indipendenza e si proclamò con orgoglio “un’oasi di pace”. Attivamente coinvolto negli sforzi per la pace nella regione, Gligorov era considerato da molti diplomatici stranieri coinvolti nel groviglio jugoslavo un signore, un uomo di parola. Una razza rara nella nuova leadership politica balcanica del tempo.

La questione del nome

Il riconoscimento del nuovo stato macedone fu rimandato (come ancora oggi) a causa dell’opposizione greca, e le Nazioni Unite accettarono il Paese come membro numero 181 solo nell’aprile 1993. Gligorov fu il primo presidente macedone a rivolgersi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e disse che il riconoscimento portava a compimento la secolare lotta dei macedoni per l’indipendenza.

La Macedonia fu comunque riconosciuta con quella che doveva essere la denominazione temporanea di "ex Repubblica jugoslava". Era l’unica alternativa al mancato riconoscimento internazionale. I tempi erano critici. Ci sono resoconti scritti, qualunque sia la loro credibilità, che raccontano di trame oscure per dividere il nuovo stato.

Il riconoscimento fu fondamentale e la decisione spettò a Gligorov. Negli anni che seguirono, fu spesso criticato dagli oppositori politici in patria per aver accettato questa denominazione. È un fatto, però, che da allora la Macedonia è stata riconosciuta con il suo nome costituzionale da parte di 133 Paesi nel mondo (da nessuno Stato membro UE a causa dell’opposizione della Grecia). Molti osservatori concordano, e la storia probabilmente confermerà, che la decisione di Gligorov fu un atto di autentica leadership politica.

Gli anni che seguirono portarono i 18 mesi di duro embargo commerciale greco (Atene chiuse il confine meridionale nella speranza di piegare economicamente il Paese) e la firma dell’accordo ad Interim che vi pose fine nel settembre 1995. Nel frattempo Gligorov fu confermato dal voto popolare, secondo la nuova Costituzione e iniziò il suo secondo mandato presidenziale nel novembre 1994.

L’attentato

Il 3 ottobre 1995, con grande shock per il Paese, Kiro Gligorov fu il bersaglio di un attentato. Una bomba, collocata in un veicolo parcheggiato nel centro di Skopje e innescata a distanza, esplose mentre la sua auto stava passando per portarlo in ufficio. Fu un colpo da professionisti. Il suo autista fu ucciso, mentre Gligorov sopravvisse miracolosamente, pur perdendo un occhio e riportando un grave trauma cranico. Ci vollero mesi perché tornasse al suo incarico e quando lo fece era visibilmente più debole. Sull’attentato ci sono molte teorie (nemici politici interni, mafia bulgara, servizi segreti serbi), ma la verità non è mai venuta a galla. Il suo secondo libro, intitolato "L’assassinio: il giorno dopo (2002)", tratta di questo episodio della sua vita.

Quando completò il secondo mandato come presidente, nel novembre 1999, aveva 82 anni. Nell’ultimo anno in carica si scontrò con il nuovo governo a guida VMRO sull’irresponsabile riconoscimento di Taiwan, concesso nella speranza di vantaggi economici rivelatisi illusori, che rovinò invece i rapporti con la Cina e indebolì la stabilità del Paese. Rimase al timone anche durante la guerra del Kosovo del 1999 e la crisi dei rifugiati che minacciava di destabilizzare anche la Macedonia.

Una figura storica

Ritiratosi dalla politica, si dedicò alla scrittura. Nel 2000, il Guinness lo dichiarò il presidente più anziano del mondo. Nel 1945, quasi 50 anni prima dell’indipendenza, fece parte della generazione che, sulla scia della Seconda guerra mondiale, fece della Macedonia una repubblica della nuova federazione jugoslava. La storia giudicherà il ruolo di Gligorov, ma non c’è dubbio che l’indipendenza della Macedonia si intreccia con la sua vita. La Macedonia è stata fortunata a passare il primo decennio da stato indipendente, in una regione che stava cadendo a pezzi, sotto la saggia guida di Kiro Gligorov. 

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