L’UE promuove la Macedonia

Un ulteriore passo avanti verso l’Unione europea, dopo che la Commissione si è espressa a favore dello status di candidato per la Macedonia. Secondo alcuni esperti si tratterebbe di una ricompensa per il grande sforzo della Macedonia nel prevenire la divisione che minacciava il paese nel 2001

15/11/2005, Risto Karajkov -

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Ervan Fuere e Vlado Buckovski

"Oggi è il giorno in cui la domanda se la Macedonia diventerà un membro dell’UE è stata chiusa. La risposta è sì. Ora la questione è quando questo accadrà, e la riposta è: dipende da noi", ha dichiarato il primo ministro Vlado Buckovski lo scorso 9 novembre a seguito della decisione dell’UE di assegnare lo status di candidato al paese.

Il 9 novembre 2005, 19 mesi dopo che il governo macedone ha inoltrato la richiesta per diventare membro UE, e 9 mesi dopo l’invio a Bruxelles del questionario dell’UE, l’Unione europea si è espressa a favore dello status di candidato per la Macedonia. Decisione che sarà confermata al summit dell’UE il prossimo 15 dicembre.

Un anonimo diplomatico di Bruxelles, citato dalla BBC, ha detto che la risposta positiva alla richiesta della Macedonia "politicamente è una storia incredibilmente positiva, tenendo presente che non molto tempo fa il paese era sull’orlo di una guerra civile".

L’opinione favorevole della Commissione europea non fa menzione alla data di avvio dei negoziati e secondo alcuni è difficile che ciò accada il prossimo anno. La Commissione europea darà il suo parere sui progressi compiuti dalla Macedonia durante la prossima seduta ed è possibile che in quella occasione venga indicata una possibile scadenza. Gli esperti affermano che molto dipenderà dalla regolarità e dalla correttezza delle prossime elezioni, nel 2006. Per quanto concerne la data sono tutti d’accordo che ciò dipenderà dai progressi che il paese effettuerà nell’ambito delle riforme.

Il commissario europeo per l’allargamento Olli Rehn è giunto a Skopje di persona per recapitare il messaggio. Rehn ha preso parte alla seduta del Governo, ha incontrato il presidente, ha parlato davanti al parlamento e con la stampa.

"L’avvio dei negoziati con l’UE dipenderà dalla velocità delle riforme. Non siamo interessati solo a dichiarazioni e discorsi, ma alle azioni e all’implementazione sul terreno di vere riforme", ha detto Rehn.

Alla domanda se entro la fine del 2006 il paese potrebbe ricevere la data di avvio dei negoziati, Rehn ha risposto: "Non sono io che propongo le scadenze, specialmente non su questioni così serie come l’apertura dei negoziati".

Con toni simili il nuovo ambasciatore dell’UE in Macedonia Ervan Fuere ha commentato che "Tutti amiamo fare speculazioni, ma è importante sottolineare che la data dei negoziati non è qualcosa che deve trasformarsi in un’ossessione".

Le metafore hanno ornato la solennità del momento. Dopo che Vlado Buckovski ha comparato il parere della Commissione europea ad "un biglietto di sola andata", Rehn ha detto che "il prossimo passo è scegliere la giusta corsia e un buon carburante".

"Le riforme dipendono da voi, se vorrete prendere il veloce Eurostar o un lento treno locale", ha aggiunto Rehn.

Per quanto concerne i criteri politici, nell’opinione espressa dalla Commissione europea si legge che la Macedonia ha istituzioni stabili e democratiche, ma che nel 2005 le elezioni locali hanno mostrato serie irregolarità. Il governo dovrebbe continuare con l’implementazione dell’Accordo di Ohrid che tuttora è considerato come il maggior raggiungimento del paese. Lo stato di diritto deve essere migliorato, mentre l’alto livello di corruzione rappresenta una seria preoccupazione.

Olli Rehn si è rivolto al parlamento per trovare un consenso sulle riforme giudiziarie. Secondo il commissario europeo, tutte le raccomandazioni della Commissione sono egualmente importanti, tuttavia egli ha nominato in particolare la corruzione e il crimine organizzato, la riforma della polizia, lo sviluppo economico, e una maggiore efficacia del sistema giudiziario.

Javier Solana, Alto rappresentante dell’UE per la politica estera e la sicurezza, ha salutato positivamente il parere della Commissione e ha dichiarato di essere "contento che l’UE, dopo una rigorosa valutazione, ha visto sufficienti progressi e ha raccomandato lo status di candidato".

"La Macedonia ha lavorato sodo nel periodo passato è ha insistito su un parere oggettivo e una possibilità leale, ed è ciò che ha ottenuto dalla Commissione", ha dichiarato il presidente macedone Branko Crvenkovski dopo l’incontro avuto con Olli Rehn, elogiando il fatto che il commissario sia giunto di persona per portare il messaggio.

Secondo alcuni esperti, il parere positivo è una ricompensa per il grande sforzo della Macedonia nel prevenire la divisione che minacciava il paese nel 2001, e allo stesso tempo un atto voluto al fine di prevenire che una tale possibilità accada in futuro.

Il vice primo ministro Radmila Sekerinska, colei che ha sorretto nello scorso periodo il maggior peso dei lavori per raggiungere questo obiettivo, ha dichiarato diverse volte nei mesi scorsi che non teme di incontrare condizioni, ma ritardi, sul modello di quanto è accaduto alla Croazia, e attualmente alla Bulgaria e Romania.

Secondo l’esperienza slovena, le fatiche dello status di pre-candidato sono incomparabili con quelle dei negoziati, e l’UE ha una politica di tolleranza zero per i paesi candidati. Ora le cose si fanno ancora più difficili, dal momento che in passato i negoziati partivano dai capitoli più facili e procedevano verso quelli più difficili, mentre adesso si va nel verso opposto e il candidato non può accedere al capitolo successivo finché non ha chiuso il precedente.

Nell’esprimere la sua opinione la Commissione ha menzionato pure la disputa greco-macedone sul nome, affermando che è un tema bilaterale che necessita di essere risolto sotto l’ombrello delle Nazioni Unite e ha invitato entrambe le parti a mettere in pratica un dialogo costruttivo.

Questo fatto, che la disputa sia stata menzionata nel parere della Commissione, è stato interpretato dalla scena politica greca come un grande successo della diplomazia greca. Di contro Buckovski ha definito tale interpretazione ad uso del pubblico locale, dal momento che l’UE ha semplicemente descritto lo stato di fatto. Bruxelles ha accolto questo scambio di opinioni rimproverando entrambe le parti in causa. Il tempo mostrerà quale sarà il vero peso di questa questione nel rapporto della Commissione europea e se la Grecia creerà degli ostacoli nel futuro prossimo condizionando l’ingresso della Macedonia nell’UE con la modifica del nome.

Last but not least, nel suo rapporto la Commissione ha menzionato la piena collaborazione del paese col Tribunale internazionale per i crimini di guerra, ma ha ricordato inoltre che la Macedonia ha stretto un accordo bilaterale con gli USA sulla Corte penale internazionale, dichiarando che ciò non è in linea con la posizione dell’UE e che la Macedonia dovrebbe fare degli sforzi per allineare la sua posizione con quella dell’Unione.

Ad ogni modo questo aspetto sarà esaminato negli anni della scuola superiore, prima del diploma. Come ha detto Buckovski, ex docente di Diritto romano, "la Macedonia ha passato l’esame europeo, e otterrà il voto il 15 dicembre".

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