Lubiana pedala

Lubiana è tra le capitali europee più a portata di ciclista e tra quelle che più su questa mobilità eco ha investito. Un’intervista a Lea Ružič, presidentessa della Rete Ciclistica Lubianese

07/02/2018, Lucia Bruni -

Lubiana-pedala

Ljubljanska kolesarska mreža/Facebook

Negli ultimi anni Lubiana si sta affermando come capitale ciclistica d’Europa. Con 73 km di piste ciclabili e 133 km di percorsi ciclabili, vanta un modal share ciclistico del 13% (percentuale di trasferimenti che avvengono in città con la bicicletta) e un indice di congestione del 16% (tempo di trasporto extra rispetto a una situazione di zero traffico).

Perno e simbolo della riforma urbanistica è stata la pedonalizzazione e riqualificazione della Slovenska Cesta, una delle arterie principali della città.

Nel 2003 e nel 2014 è stata insignita del premio per la Settimana Europea della Mobilità (EMW) – grazie alle misure adottate per promuovere l’uso della bicicletta in città – e nel 2018 ha ottenuto il secondo posto al Premio della Commissione Europea per le città più accessibili 2018, e il primo premio del Turismo Responsabile assegnato dal World Travel Market. Le è stato inoltre assegnato l’ottavo posto nel CoPENHAGENIZE INDEX 2017 che stabilisce la classifica delle città migliori per il ciclismo urbano secondo una serie di parametri tra cui la cultura ciclistica, la moderazione del traffico, la presenza di infrastrutture, la percentuale di spostamenti in bicicletta tra tutti quelli urbani.

Per parlare di quanto si sta facendo a Lubiana abbiamo incontrato Lea Ružič, presidentessa della Ljubljanska kolesarska mreža (Rete Ciclistica Lubianese), un’organizzazione che fa parte della Federazione Ciclistica Europea, le cui associazioni membro stanno alimentando sui territori i semi per una mobilità sostenibile.

Innanzitutto, cos’è e di cosa si occupa la vostra associazione?

La Rete Ciclistica Lubianese è una ONG istituita nel 2000 il cui obiettivo principale è migliorare le condizioni del ciclismo urbano a Lubiana. Inizialmente ci concentravamo solo su eventi e proteste per chiedere di migliorare la rete ciclabile, oggi facciamo anche altri progetti, organizziamo giri in bicicletta e altre attività per promuovere e incoraggiare l’uso della bici.

Come valutate la qualità del ciclismo urbano a Lubiana?

Non è facile dirlo. Siamo in condizioni migliori rispetto ad alcuni paesi europei meno ciclabili, ma ancora molto dietro ai più avanzati come Olanda, Danimarca, Svezia, forse anche Germania.

Solo all’interno della stessa Lubiana ci sono livelli qualitativi molti diversi. Vero è che ci sono alcune piste ciclabili degli anni ’60 e ’70 di alto livello costruite con gli standard danesi, e anche tra le piste recenti ci sono esempi dignitosi.

Negli ultimi anni la situazione del centro città è comunque migliorata enormemente in termini di percorsi e possibilità di parcheggi. Anche il bike sharing si è dimostrato un successo ed è ampiamente utilizzato.

Lei riporta di diversi livelli qualitativi, ma in ogni caso Lubiana è all’ottavo posto nel CoPENHAGENIZE INDEX 2017, l’indice che mette in fila le migliori città europee per il ciclismo urbano…

È vero, Lubiana, sta nella top ten delle città ciclabili europee, in particolare a ragione di un modal share di ciclisti urbani relativamente alto, ma a nostro parere questo non è dovuto a condizioni particolarmente favorevoli per il ciclismo – sebbene la città, pianeggiante e di piccole dimensioni vi si presti naturalmente – quanto piuttosto per la scarsa qualità del trasporto pubblico e per una tradizione consolidata di ciclismo urbano.

Qui inoltre non vi è stata soluzione di continuità sull’uso della bici a causa dell’avvento dell’automobile com’è capitato per esempio nel Regno Unito. Un sacco di persone vanno ancora in bici, inclusi giovani, anziani e donne, il che è un ottimo indice. E tuttavia, ad essere onesti, tutte le città olandesi dovrebbero stare nella top ten al posto nostro, che non ci avviciniamo neanche al loro livello.

Quali i punti più critici?

Fuori dal centro ci sono molte situazioni inadeguate come: discontinuità della rete ciclabile (piste che scompaiono nel nulla o che portano dove è vietato andare in bici); le corsie ciclabili sulle strade sono troppo strette e non allineate agli standard di comfort e sicurezza; le piste ciclabili sui marciapiedi troppo spesso sono semplicemente disegnate con una riga, il che crea conflitti con i pedoni e genera situazioni di disagio per il dislivello delle intersezioni e degli attraversamenti; la manutenzione di piste e corsie può essere un problema, specialmente per le più vecchie e durante l’inverno; andare in bicicletta non appare totalmente privo di rischi, prova ne è che non si vedono molti bambini che lo fanno.

Lubiana è anche carente di spazi per parcheggiare le bici, specialmente di spazi sicuri (presso le stazioni, i sobborghi, le scuole), e non c’è neanche un parcheggio bici custodito in tutta la città. Anche la connettività tra le aree rurali e suburbane e la città è problematica. Non ci sono ciclovie di lunga distanza ben connesse, soltanto frammenti di percorsi incoerenti e di bassa qualità.

Nel complesso quindi sì, ci sono alcune infrastrutture dignitose, ma purtroppo a nostro avviso sono adombrate da quelle inadeguate.

Su quali aspetti riscontrate maggiore margine di miglioramento?

Lubiana ha fatto progressi in termini di mobilità sostenibile e non solo legata alla bicicletta. Negli ultimi anni sono state introdotte corsie preferenziali per gli autobus, regole più rigorose per il parcheggio, zone pedonali, servizi di interscambio, smart card per la mobilità, sistemi di bike sharing, autobus più puliti, migliorie alla rete, attività nel corso della Settimana Europea della Mobilità, etc. Ci sono grossi margini di miglioramento rispetto al servizio di trasporto pubblico e sulla connettività della rete ciclabile. I problemi più grossi della mobilità a Lubiana sono legati al pendolarismo dalle tante località suburbane a dentro la città dove si concentra la maggior parte del lavoro. Questo pendolarismo è tutto basato sull’auto privata perché le strade sono buone mentre le ferrovie sono mediocri. Non c’è sufficiente coordinamento tra la pianificazione della mobilità a livello nazionale e locale, per cui ad oggi Lubiana ha bisogno del sostegno dello stato per ottenere uno spostamento dall’auto ad altri mezzi di trasporto all’interno della città.

Come guarda la politica locale alle biciclette?

La bici ha decisamente un ruolo nel sistema dei trasporti, ma abbiamo l’impressione che in fase di pianificazione le vengano assegnati degli standard minimi e che non venga vista come una priorità. La buona notizia è che quest’anno saranno assegnati ingenti fondi per migliorare l’infrastruttura ciclabile (circa 6 milioni di euro)

Come vi ponete rispetto al lavoro dell’amministrazione locale?

Lo scopo della nostra associazione è migliorare le condizioni del ciclismo urbano a Lubiana, quindi nella misura in cui il comune lavora in questa direzione noi approviamo e sosteniamo ogni tipo di attività che conduca verso questo obiettivo.

Se il comune prende delle decisioni controproducenti a rendere popolare l’uso della bici, come favorire il traffico motorizzato o pianificare infrastrutture scadenti facciamo loro sapere che non siamo d’accordo; tuttavia ad oggi il nostro principio cardine è la collaborazione, e dopo un periodo passato in cui ci ponevamo in contrasto e opposizione con l’amministrazione ci siamo resi conto che invece la cooperazione crea una situazione win-win per entrambi i lati.

Vorremmo in futuro riuscire a partecipare con il comune a sviluppare progetti per poter migliorare la nostra visibilità e rendere più popolare l’uso della bicicletta.

Il Parlamento europeo

Risale ai primi anni 2000 la proposta del Parlamento europeo alla Commissione di defiscalizzare la bicicletta per promuoverne l’utilizzo e affrontare "i pressanti problemi legati all’ambiente e alla mobilità". Nel frattempo diversi studi hanno confermato tutti i benefici che un modal share ciclistico del 25% apporterebbe alle città, oltre alla spinta occupazionale e al risparmio di fondi pubblici in particolare sulle voci della sanità. Nel dicembre scorso è stata presentata una proposta di Risoluzione del PE affinché la Commissione investa in un piano di mobilità sostenibile rivolto all’utilizzo della bicicletta. Tutti i Paesi Ue sono soggetti alla Direttiva 2008/50/CE sui limiti di concentrazione delle polversi sottili, per infrazione alla quale l’Italia, che vanta il triste primato europeo delle morti precoci dovute all’inquinamento, è sotto avvertimento di possibile deferimento alla Corte di Giustizia Europea.

Transeuropa

L’impegno della Slovenia per la mobilità sostenibile la vede alla guida della cooperazione regionale in questo campo. Nell’ottobre 2013 ha organizzato il meeting "Cycling in Central and Eastern Europe" che ha portato nel 2016 alla creazione della rete CIVINET di cui fanno parte, oltre a Slovenia e Croazia, anche Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Macedonia, Montenegro e Serbia. Con l’Italia ha attivato il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (@GECTGO) per rivitalizzare la regione transfrontaliera tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtojba, finanziato con 10 milioni dal programma Interreg Italia – Slovenia. In questo quadro, il progetto "ISONZO-SOČA" punta a valorizzare l’area del fiume Isonzo/Soča in termini di turismo sostenibile con una rete di piste ciclabili ed escursionistiche, perno del primo "parco urbano transfrontaliero".

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