Serbia | | Elezioni, Politica, Unione europea
L’offerta di Bruxelles vista da Belgrado
La proposta Solana per la firma dell’Accordo di Associazione e Stabilizzazione con la Serbia, alla vigilia dalle elezioni dell’11 maggio, entra nel dibattito elettorale accanto ad energia e collaborazione con l’Aja
Che relazione c’è tra le elezioni politiche anticipate in Serbia, l’accordo di associazione e stabilizzazione con l’Unione europea (ASA), l’accordo energetico tra Belgrado e Mosca, la moglie dell’ex premier britannico Tony Blair, l’ex premier del Kosovo Ramush Haradinaj e il ministro degli Esteri dell’Olanda Maxime Verhagen?
Tutto diventa chiaro mentre i fili intrecciati della "storia serba" piano piano si svelano, come in un buon thriller, per portare in modo sempre più evidente ad una tesa e incerta soluzione: questo paese balcanico riuscirà finalmente (con un po’ di fortuna) raggiungere la fine del suo "viaggio europeo" oppure affonderà di nuovo nell'(auto)isolamento?
Il governo attuale è caduto sulla questione se si dovesse proseguire con i negoziati con Bruxelles nonostante la sua posizione sull’indipendenza del Kosovo, o se rifiutare ogni accordo con l’UE nel quale non ci siano evidenti garanzie che non verranno riconosciuti i cambiamenti di frontiere sorti dopo la separazione del Kosovo.
Sostenitore della prima posizione è il presidente Boris Tadic (Partito democratico – DS), mentre per la seconda opzione è favorevole Vojislav Kostunica (Partito democratico della Serbia – DSS).
Con una retorica sempre più affilata, Tadic, capolista di "Per una Serbia europea", ricorda che la maggior parte dei cittadini, già alle elezioni presidenziali, aveva confermato di desiderare entrare nell’UE, e che proprio i cittadini e lo stato avranno i maggiori vantaggi dall’ASA, perché l’80% di questo accordo verte sulla regolazione delle relazioni economiche con l’UE.
Tadic ha definito "triste" la dichiarazione del presidente del consiglio Vojislav Kostunica, leader del DSS, che non si deve firmare l’ASA, se si tiene presente che proviene da un partito che, secondo le parole del suo leader, ha un carattere europeo e ritinene tra le sue priorità l’integrazione europea. Tadic ha ribadito che gli investitori non impegneranno denaro in un paese in cui regna un’"atmosfera conflittuale", e dal quale vengono inviati all’estero messaggi non amichevoli, e che è per questo che "ogni messaggio anti-europeo tocca le tasche di ogni singolo cittadino e sottrae denaro ai cittadini".
Kostunica, invece, ritiene che benché "il posto della Serbia sia l’UE", essa non deve entrarvi a "carponi", ma in modo regolare, come lo hanno fatto tutti gli altri paesi membri. Spiegando la sua contrarietà alla firma dell’ASA nelle attuali circostanze, Kostunica ha detto che prima della firma si deve "affermare in modo chiaro con che frontiere l’UE vede la Serbia".
Secondo le parole del premier, l’articolo 135 dell’accordo già parafato, indica proprio la Serbia nella sua integrità in accordo con la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma "non si sa se la stessa forma di accordo verrà proposta per la firma", e addirittura se con esso si garantisce l’integrità territoriale della Serbia, mentre il paese dovrebbe richiedere maggior garanzie della sua integrità. Kostunica, inoltre, rimprovera ai partner di coalizione, DS e G17 plus, di non aver voluto sollevare accuse contro gli stati dell’UE che hanno riconosciuto la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo.
I sostenitori della politica di Kostunica, dopo l’appoggio di alcuni membri dell’UE alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, hanno ricevuto un nuovo motivo di dubitare della buona intenzione degli "amici filo-occidentali" dopo che il Tribunale dell’Aja ha assolto Ramush Haradinaj dall’accusa di aver ucciso almeno 40 civili (perlopiù serbi, ma anche rom e albanesi) durante la guerra in Kosovo.
Per questo esito vergognoso del processo, in buona parte è responsabile il team di costosi avvocati britannici ingaggiati per la difesa di Haradinaj. Di uno di questi uffici legali è partner la moglie di Tony Blair, ex premier della Gran Bretagna, paese che sin dall’inizio si è dichiarato a favore dell’indipendenza del Kosovo.
Da qui i sondaggi sull’opinione pubblica dell’agenzia "Politikum", condotti per necessità del ministero per il Kosovo e Metohija, dimostrano che, nonostante i due terzi dei cittadini della Serbia (63,9%) continuino a sostenere l’ingresso della Serbia nell’UE, addirittura il 71,3% ritiene che non si dovrebbe accettare se ciò è condizionato dal riconoscimento del Kosovo indipendente.
La proposta di Solana
Nella recente continuazione della "storia serba" entra in scena Havier Solana, alto rappresentante dell’UE per la politica estera e la sicurezza. Solana, nei giorni scorsi si è detto favorevole che a Belgrado venga offerto l’ASA da firmare con procedura accelerata, prima delle elezioni (fissate per l’11 maggio), e se possibile durante l’incontro dei ministri degli esteri dei paesi dell’UE il 28 aprile prossimo.
I serbi filo-europei hanno atteso questo messaggio con soddisfazione, come conferma dell’appoggio e della preferenza dell’UE, gli altri, più inclini a infittire le relazioni con la Russia, la Cina e l’India, lo hanno rigettato come falsità dopo la "debacle del Kosovo", mentre una parte dell’opinione pubblica politica lo ha persino detto che una offerta con questo timing è un tentativo di immischiarsi negli affari interni della Serbia.
Il premier Kostunica ha affermato che "se Tadic e la coalizione di Canak, DS, G17 appoggiano l’accordo di Solana, che dovrebbe aiutare questa coalizione alle elezioni, ciò potrà forse rappresentare gli interessi di partito di Canak, del DS e del G17, ma questo accordo non è per nulla nell’interesse dello stato serbo e del popolo serbo" e lo ha definito come "un tentativo di firmare l’indipendenza del Kosovo".
Doris Pack, capo delegazione del Parlamento europeo per l’Europa del sud est, afferma, invece, che non è esatto affermare che l’offerta di Solana sia un immischiarsi negli affari interni della Serbia, o il tentativo di influenzare l’esito delle imminenti elezioni. "È una follia interpretare questa offerta in questo modo. La dichiarazione di Solana è in funzione dei nostri desideri di aiutare il popolo serbo, in particolare le giovani generazioni e per il loro futuro. Noi non suggeriamo a nessuno per chi votare, e non sosteniamo i leader politici, ma la popolazione e le idee", ha precisato Doris Pack in un’intervista per il quotidiano "Danas".
La Pack ha però aggiunto che all’UE sanno "chi dei politici serbi è per una Serbia nell’UE, e chi invece è a favore dell’avvicinamento alla Russia e il di stanziamento dall’UE". La Pack è convinta che la firma dell’ASA non rappresenterebbe un pericolo per il rispetto della piena collaborazione della Serbia con il Tribunale dell’Aja, sulla quale insistono alcuni membri dell’Unione, primo fra tutti l’Olanda, perché "l’arresto di Ratko Mladic e degli altri latitanti… potrà essere rinviato anche a dopo le elezioni in Serbia, tenendo presente che dopo la firma dell’accordo è necessario che esso venga ratificato al Parlamento europeo, il quale può sempre impedire la sua ratifica se la Serbia non avesse intenzione di collaborare con l’Aja". Della stessa idea è Olli Rehn, commissario europeo per l’allargamento.
Il caos olandese
Una certa confusione sui media serbi è stata suscitata dalla dichiarazione di contrarietà giunta dall’Olanda. Secondo alcuni, questo paese non insisterà sulla "condizione dell’Aja" prima della firma dell’ASA, ma piuttosto vi condizionerà l’accettazione dell’accordo, mentre secondo altri non c’è da discutere sulla possibilità che possa ammorbidirsi la "rigida" posizione dell’Olanda, la quale in questo modo, sanzionandoci, come afferma il presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione con il Tribunale dell’Aja Rasim Ljajic "si lava la sua coscienza sporca per il crimine di Srebrenica".
Il ministro degli Esteri olandese, Maxime Verhagen, ha dichiarato alla radio-televisione serba che il suo paese è pronto a permettere la firma dell’ASA a condizione che Belgrado si impegni a non ratificarlo e ad implementarlo prima che sia stata realizzata la piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja. Anche Verhagen in questa occasione ha confermato che la prima occasione per la firma dell’accordo è l’incontro dei ministri dell’UE il 28 aprile a Lussemburgo.
Di nuovo incertezza: se ci verrà offerto veramente l’ASA, chi lo firmerà? Il governo, prima di indire le elezioni, aveva dato mandato al vice premier Bozidar Djelic (per questa decisione avevano firmato tutti i ministri, compreso il premier Kostunica), mentre il presidente Tadic, dal canto suo, potrebbe fare appello alla Convenzione di Vienna, secondo la quale il capo dello Stato ha il diritto di firmare gli accordi internazionali.
Il leader del Partito liberal-democratico (LDP) Cedomir Jovanovic ritiene che "il presidente abbia il diritto di firmare l’ASA e che deve fare di tutto per far sì che, insieme all’Europa che capisce i nostri problemi, si garantisca ai cittadini della Serbia un più sicuro futuro europeo". Anche il partito G17 plus ritiene che sarebbe meglio che l’accordo lo firmasse il capo dello stato. "I cittadini della Serbia non si sono meritati e non possono sostenere né un nuovo isolamento né aspettare anni per l’ingresso nell’UE", ha dichiarato all’agenzia Tanjug il responsabile dei servizi informativi del G17 plus Nikola Papak, aggiungendo che "solo se proseguiamo con l’avvicinamento all’UE, possiamo garantire la stabilità del dinaro, e sopra tutto, più investimenti e più posti di lavoro".
Il presidente di Nuova Serbia, Velimir Ilic, invece, è d’accordo che la decisione del governo con la quale si dava il potere di firmare l’accordo a Bozidar Djelic venga ritirata. Egli ha dichiarato che, nel caso in cui la Serbia firmasse adesso l’ASA, sarà avvita una procedura di richiamo per il presidente Tadic. "Con l’avvallo della firma di detto accordo con l’UE, il presidente dello stato violerebbe la costituzione del proprio stato e la risoluzione del Parlamento serbo", ha detto Ilic.
Boris Tadic ha riposto che ad una tale decisione ci si potrà opporre solo con la creazione di una nuova maggioranza di governo.Il presidente della Serbia ha accettato con riserva la possibilità che l’ASA venga firmato prima dell’11 maggio, come proposto da alcuni funzionari dell’UE.
"Nessuno ha mai detto che il 28 aprile riceveremo l’accordo da firmare, ma bensì che quel summit è il momento più prossimo per la possibile firma dell’accordo", ha detto Tadic, sfruttando l’occasione per ribadire che la Serbia non accetterà, come condizione per l’ingresso nell’UE, di riconoscere la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, se qualcuno la dovesse richiedere, e ha dichiarato che una tale richiesta non può essere posta, in particolare perché non esiste unanimità all’interno dell’UE sul Kosovo, visto che ci sono paesi membri dell’UE che non hanno riconosciuto e non hanno intenzione di riconoscere l’indipendenza della provincia.
Schröder, il Kosovo e il gasdotto russo
È interessante il fatto che anche l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder abbia valutato la decisione della maggior parte dei paesi dell’UE di riconoscere l’indipendenza del Kosovo come "un errore", e che l’Unione dovrebbe già in questo mese offrire a Belgrado la firma dell’ASA. "Si doveva attendere con la decisione sul riconoscimento del Kosovo, e nel frattempo aiutare i politici serbi orientati verso l’Europa. Adesso, quando l’UE ha già commesso l’errore, spero che capisca di avere un debito nei confronti della Serbia e che non lasci la popolazione serba a sé stessa ", ha detto Schröder.
L’ex cancelliere sostiene che un altro errore sarebbe condizionare il futuro e la stabilità dei Balcani occidentali alla collaborazione con il Tribunale dell’Aja. "La politica europea non può essere schiava dell’Aja. La questione è semplice: ci serve la Serbia in Europa? Penso che ci serva, così come ci serve anche la Turchia", ha detto Schröder, la cui generosità alcuni malintenzionati hanno definito come una conseguenza del fatto che lui sia parte dell’amministrazione di un’azienda russo-tedesca che amministra il gasdotto "North Stream". situato sul fondo del Mare del Nord. Ma il gas russo è il "denominatore comune" e uno dei personaggi principali in questa storia serba.
Infatti, lo scontro elettorale tra i politici "filo-europei" e "filo-russi" in Serbia, che potrebbe per lungo tempo condizionare il destino del paese, ora si è concentrato sull’accordo energetico tra Serbia e Russia, ossia sul futuro gasdotto russo attraverso la Serbia. I primi lo vogliono, per far sì che possa far cambiare idea agli oppositori dell’accordo con l’UE, gli altri lo presentano come la soluzione di tutti i nostri problemi e come un adeguato "scambio" per l’ASA.
Vojislav Kostunica afferma che la coalizione attorno al DS, argomentando che il governo sia sotto mandato tecnico, ha impedito la conferma dell’accordo energetico con la Russia, "mentre adesso, quando Solana offre un accordo che potrebbe significare la disgregazione dello stato, il governo non è più sotto mandato tecnico!".
Le persone intelligenti in questo paese sanno che in sostanza non c’è alcun aut-aut tra "ASA e gas russo", così come non c’era scelta tra "Kosovo ed Europa", e così come, se guardiamo bene, non ci sarà un orientamento migliore per la prosperità della Serbia e una vita pacifica nei Balcani di quello che hanno già scelto gli stati a noi vicini.