Lo sviluppo sulla via dell’acqua
Tra Serbia e Trentino esiste da tempo una relazione territoriale che coinvolge un largo spettro di soggetti. In questo ambito prosegue il progetto di turismo rurale "Put Vode". Un’intervista
Un rapporto di cooperazione tra la comunità trentina e quella di Kraljevo che compie 5 anni, nato grazie al sostegno della Provincia di Trento e attraverso il "Tavolo trentino con la Serbia" – attuale "Tavolo trentino con Kraljevo" – attorno al quale gravita oggi un insieme eterogeneo di soggetti dei due territori coinvolti. Un’intervista a Lazar Nisavic responsabile del progetto di cooperazione "Put Vode", in Italia in occasione della prima visita ufficiale della autorità locali di Kraljevo in Trentino per la firma di una lettera di amicizia e cooperazione, che ha visto la presenza del sindaco Milos Babic e del City manager Zvonko Tufegdzic.
Ci può dire quali sono le linee di azione del vostro progetto?
L’avvio del progetto risale a tre anni fa. L’idea della "Put Vode – Strada dell’acqua" nacque a conclusione del precorso di formazione per "Operatori di territorio" che il Tavolo trentino con la Serbia, in collaborazione con la locale ADL, aveva avviato a fine 2002 e che si concluse nel febbraio 2004 con una visita di studio in Italia. Al corso parteciparono una ventina di persone, rappresentanti di Ong, di associazioni e sindacati locali, interessate ad approfondire i temi dello sviluppo locale e della valorizzazione delle risorse del territorio.
Tra le cose visitate in Trentino dai corsisti, particolare interesse avevano manifestato le "strade del vino" e quando si trattò di simulare la promozione del territorio di Kraljevo nell’ambito dell’edizione 2004 di Civitas, l’idea emersa fu quella della "Put Vode", la strada dell’acqua appunto, in relazione alla ricchezza di acque termali della zona.
Si tratta di una proposta che collega la città di Kraljevo, Mataruska Banja, Talisnica, Maglic, Usce, Rudno, Gradac, Goc, Brezna per ritornare attraverso un’altra strada a Kraljevo. Un circuito fatto di zone termali particolarmente importanti nella cura di diverse affezioni, costellato di castelli e fortezze medievali, di monasteri ortodossi, zone di interesse naturalistico, torrenti ricchi di trote, vecchie locande ma anche disponibilità all’accoglienza nelle fattorie agricole, dove poter assaggiare piatti tipici del luogo.
Il progetto ha in sé due componenti fondamentali. La prima è legata al settore che chiamiamo "business", dunque il sostegno a piccole imprese imprenditoriali nel settore dell’agriturismo: da un lato chi offre ospitalità e dall’altro chi produce cibi tipici. Sono due le caratteristiche fondamentali del territorio sulle quali si impernia l’offerta turisitica del progetto: un’interessante eredità culturale concentrata in un piccola area geografica e ottimi prodotti tipici riconosciuti per la loro qualità. Quindi l’intento è stato quello formare una rete tra soggetti che offrono servizi di accoglienza turistica e piccoli produttori locali.
La seconda componente è più "politica" perché prevede la realizzazione di un Piano territoriale di sviluppo. Questo è ciò a cui tendiamo dopo tre anni di lavoro, cioè arrivare alla delineazione di un patto territoriale tra il settore business di cui sopra e le autorità locali, per la realizzazione di un percorso di sviluppo che comprenda cinque villaggi situati in zona di montagna. Si tratta di un’area ampia in cui il percorso in una sola direzione, dal primo all’ultimo dei villaggi della "Put Vode", è lungo 125 km.
Oggi a che punto siete sui rispettivi fronti di lavoro?
Quando abbiamo cominciato a lavorare, tre anni fa, avevamo in mano una lista di circa 70 soggetti: chi si occupava in quel momento di turismo, chi l’aveva fatto in passato e chi avrebbe voluto occuparsene in futuro. Nel tempo li abbiamo incontrati tutti e, fatte le dovute valutazioni, li abbiamo selezionati in base alle loro possiblità di raggiungere degli standard di qualità ben definiti. Ad oggi siamo arrivati ad avere un focus group di dieci soggetti che per la maggior parte possiedono tali standard mentre altri li stanno raggiungendo. L’obiettivo per quest’anno è che raggiungano tutti la completezza degli standard di qualità per l’alloggio richiesti per la certificazione nazionale in uso in Serbia.
Tra questi ultimi alcuni sono già registrati nella categoria "agriturismo", altri nella categoria "pensioni familiari" e altri come "appartamenti" ma in realtà sono piccole casette di montagne. Oltre ad essi, abbiamo anche il Monastero di Studenica che, su richiesta, ha dato disponibilità di accogliere un certo numero di turisti. Su questo fronte di servizio l’obiettivo è arrivare ad avere una capienza di 80 posti letto all’inizio del prossimo periodo estivo, che aumenteranno a 120 verso la fine dell’estate.
Abbiamo contemporaneamente costituito un gruppo scelto di cinque produttori locali, concentrandoci su due prodotti d’eccellenza: il kajmak, perché è uno dei prodotti dell’area di Kraljevo più riconosciuti non solo in Serbia, e la farina gialla – macinata con metodo tradizionale presso il mulino di Vodenica – con la quale vengono realizzati vari prodotti. Con questo gruppo lavoriamo su due piani: da un alto abbiamo operato perché avessero il livello di attrezzatura tecnica e condizioni igieniche richieso per l’iscrizione alla categoria dei "produttori registrati"; dall’altro, che ottengano due certificazioni particolari. Un certificato nazionale, denominato "zelena jabuka" (mela verde), simile al marchio in uso in Trentino per il cibo biologico, e il certificato internazionale di prodotti "Slow food".
Gli standard imposti sulla carta sono difficili da raggiungere per piccoli produttori locali, con le sole proprie forze. Sostenendoli hanno raggiunto lo standard cosiddetto di "produttori registrati", che oggi permette loro di poter vendere i propri prodotti nei negozi. Entro la fine dell’anno otterranno inoltre, assieme ai ristoranti della rete, il marchio "Put Vode", che non è solo un simbolo ma il concreto segno che hanno raggiunto un definito standard di qualità. Tutti quanti inizieranno nei prossimi mesi a lavorare in rete, per fare promozione comune, commerciare tra loro e fuori dalla rete, un sistema basato sul principio della trentina "strada del vino".
Questa zona della Serbia era meta turistica anche prima della guerra? Qual è oggi la situazione?
In questa zona c’era e c’è tuttora una grande fluttuazione di turisti, innanzitutto perché vi sono il "Bogutovacka Banja" – un centro termale ben attrezzato e con buona offerta di alloggio – e un punto termale all’aperto, di libero accesso a chiunque e con le stesse acque del centro. Poi perché vi sono nell’area due monasteri molto importanti, Studenica e Zica, ancora oggi mete di turismo culturale proveniente dall’intera regione dei Balcani: Croazia, Bosnia, Macedonia, Montenegro. Da un po’ di tempo comincia inoltre ad emergere l’interesse, e l’arrivo, di turisti italiani che si avvicinano al nostro territorio grazie alle reti di turismo responsabile quali "Viaggiareibalcani". Non parliamo di grandi numeri, ma comunque negli ultimi tre anni abbiamo realizzato 600 pernottamenti e circa 500 pranzi organizzati nei luoghi di ristoro della Put Vode.
Per il turismo interno stiamo approntando delle offerte turistiche diversificate. Ad esempio abbiamo appena avviato un nuovo esperimento, cioé l’offerta di visite "educative" per bambini e giovani. E’ recente infatti la realizzazione della prima giornata, dedicata a bambini delle classi quarta e quinta di una scuola elementare di Kraljevo. Abbiamo organizzato la visita del monastero di Gradac, della città medioevale di Maglic, ed infine per chiudere la giornata la tappa in un agriturismo dove hanno assaggiato prodotti tipici locali e gli è stato mostrato come si producono, quindi come funziona un mulino che macina il mais, come si fa il kajmak, etc. Inoltre, stiamo già preparando un’offerta per turisti del fine settimana provenienti ad esempio da Belgrado, con pacchetti che comprendano l’alloggio nell’agriturismo, il tour culturale ai monasteri, il pranzo nei ristoranti della "Put vode"e così via. In futuro prevediamo inoltre di preparare dei pacchetti ad hoc per i clienti del centro termale.
Affinché il vostro progetto divenga volano di uno sviluppo sostenibile, non crede sia importante la relazione con gli enti locali del territorio?
Infatti, ed ecco perché in questi giorni siamo in Trentino con le autorità locali di Kraljevo. Oltre che per incontrare le autorità trentine, il viaggio è servito per far vedere al sindaco Milos Babic e al City manager, Zvonko Tufegdzic, come funziona il sistema della "via del vino". Quindi il rapporto che esiste, ad esempio, tra il Comune di Isera e la rete di soggetti che fanno parte della "via del vino" sviluppata sul proprio territorio.
E’ nostra intenzione entrare nella fase del rapporto stretto con il Comune di Kraljevo a partire dall’anno prossimo. Affinché si costruisca una piattaforma di sviluppo a lungo termine, che permetta di creare sinergie nella promozione del territorio, nella ricerca e nel coordinamento di eventuali finanziamenti – anche internazionali – per ovviare a i problemi che nella regione non sono ancora stati risolti. In sintesi prevediamo l’organizzazione di una conferenza di promozione del progetto Put Vode alla quale presenzino anche potenziali donatori locali e internazionali, per arrivare alla firma di un accordo che impegni tutti, non solo sul piano finanziario, a lavorare insieme nella valorizzazione delle risorse del territorio. Attraverso questa modalità, riuscire dunque a creare un sistema coordinato con il Comune di progettazione dello sviluppo dell’area.
Il coinvolgimento dell’autorità locale è importante su diversi versanti, e faccio solo alcuni esempi: è interesse comune che la popolazione rimanga a vivere nei villaggi e non li abbandoni emigrando verso la città; la municipalità potrebbe utilizzare l’offerta della Put Vode nell’accoglienza di delegazioni istituzionali e non provenienti da fuori Kraljevo; inoltre, con il mantenimento della pulizia delle spiagge fluviali o delle strade che attraversano i diversi punti della Put Vode da parte del Comune, aumenterebbe l’apprezzamento di queste zone da parte dei turisti e dunque l’indotto economico per l’intero territorio.
Non crede che attrarre il turismo internazionale sia difficile, se non inserendosi in un contesto d’offerta più ampio?
Certo, l’offerta a Kraljevo non può rimanere isolata. Non verrà nessuno da Berlino o da Londra per stare sette o più giorni fermo a Kraljevo, o comunque difficilmente ci tornerà se non inseriamo la tappa della Put Vode in un itinerario più ampio! Finora ha funzionato in maniera informale una specie di rete, soprattutto attraverso le proposte di Viaggiareibalcani che prevedevano tappe come Prijedor, Sarajevo e Mostar in Bosnia Erzegovina, ma anche in altre aree della Serbia o a Pec/Peja in Kosovo.
E’ recente l’inizio del lavoro in questo senso in maniera strutturata. A nome di Viaggiareibalcani una persona sta facendo da due mesi un lavoro di monitoraggio e di strutturazione di questa rete, che poi verrà formalizzata con un accordo che accomuni tutti coloro che possiedono gli standard richiesti. E’ importante fare questo passo per tutti, ecco un esempio per spiegarne il motivo: a Prijedor esiste un alloggio di alta qualità che rientra pienamente negli standard di cui sopra, ma non essendo la cittadina di Prijedor una destinazione turistica e dunque non appetibile per un turismo "stanziale" ma solo di transito, è importante che questa pensione rientri nella rete come tappa di un percorso di avvicinamento all’area di Kraljevo per coloro che vengono dall’estero.
Ciò che si sta muovendo, anche in questi giorni in Italia, ci conferma che siamo sulla buona strada. Infatti, dopo la visita in Trentino e la firma della lettera di amicizia e cooperazione avvenuta tra Kraljevo e cinque enti locali del Trentino, concluderemo il nostro viaggio a Orvieto – città sede della rete europea "Città Slow" – per iniziare il percorso di adesione a questa rete, che porterebbe Kraljevo ad essere la prima città "Slow" dei Balcani.