Lo scorrere inquieto del Danubio

Il progetto iniziato dall’Ucraina nel Delta del Danubio sta suscitando discussioni e contrasti sui costi e sui benefici economici ed ambientali dei lavori. Dove il Danubio incontra il mare, alcuni rumeni stanno saltando sul treno del turismo, mentre altri intonano il Requiem per il Delta.

20/01/2005, Redazione -

Lo-scorrere-inquieto-del-Danubio

Pescatori lungo il Danubio

Di Barbara Frye (Praga) per TOL, 22 dicembre 2004

Traduzione a cura di Cristian Roner, Osservatorio sui Balcani

TULCEA, Romania – Nel profondo della foresta di Letea dopo avere oltrepassato un segnale di "Divieto di accesso" un abitante che si identifica soltanto con il nome di Ioan guida quattro di noi attraverso un viaggio davvero "non ufficiale".

Strisciamo attraverso un fitto boschetto di querce, pioppi e frassini in fiore approdando in uno spazio aperto con dune di sabbia e piantine di bambù. Minuscole conchiglie trasportate qui dal Mar Nero si rompono al nostro passaggio sul suolo salato.

"Ogni metro di questa area è differente dall’ altro" dice Ioan

Inserita nella parte rumena del delta del Danubio, la foresta di Letea appare come una stranezza: è l’unica foresta del settentrione che presenta certe caratteristiche mediterranee. Ci sono sabbie mobili e una specie di vite rampicante chiamata "periploca". La natura di questo luogo è per metà una linea di costa e per l’altra foresta, in parte perché essa viene allagata ogni estate quando il Danubio si gonfia raggiungendo i tre, quattro metri sopra il livello del mare come concordiamo con Ioan.

La foresta di Letea è gelosamente custodita dagli ufficiali dell’Autorità della Riserva della Biosfera del Delta del Danubio, l’istituzione che amministra quest’area dove il Danubio si getta nel Mar Nero. I turisti in visita devono seguire alcuni itinerari prefissati in compagnia delle guide.

Tuttavia le cose non sono più com’erano una volta. Le inondazioni cicliche della foresta sono state alterate dagli argini eretti nei tardi anni Ottanta per proteggere i villaggi nelle vicinanze.
"Il suolo è cambiato e la sua fertilità è diminuita" dice Ioans "gli argini" – aggiunge – "hanno funzionato bene per la protezione delle case, ma non per quella del terreno."

Quegli argini rappresentano lo sforzo massiccio intrapreso dal ex presidente Nicolae Ceausescu per sbarrare le grandi paludi del Danubio e drenare la terra adattandola all’agricoltura. Negli ultimi dieci anni, l’Autorità della Riserva ha demolito alcuni sbarramenti ed ha lavorato sodo per riportare alla vita quest’area.

Questo lavoro ha dato buoni frutti, ma recenti minacce alla foresta di Letea e all’intera riserva rendono più difficile respingere i programmi pianificati da Ceausescu.

Un posto speciale

La Riserva del Delta è un’area di 5700 chilometri quadrati di giunchi, canali di acqua, pellicani, alberi di betulla e salici. Non c’è nessuna strada che collega i villaggi e i trasporti avvengono per lo più su barche. Alcune case mancano di un sistema idraulico interno. Il servizio telefonico è arrivato qui solamente un anno fa.

Negli ultimi cinque anni, i ricercatori hanno identificato qui 27 specie di piante ed insetti totalmente sconosciuti alla scienza. L’UNESCO, che nel 1991 ha aggiunto quest’area nella sua lista dei siti protetti, l’ha definita: "Il più esteso e il meglio conservato tra i delta dei fiumi europei". Costituisce una zona di riproduzione per decine di migliaia di uccelli e talvolta diventa habitat per molte specie minacciate di estinzione.

Gli sforzi di ripristino post-Ceausescu hanno cominciato a mostrare i primi risultati. Dal 1994, l’Autorità della Riserva ha ripristinato più di diecimila ettari di palude (circa un ottavo di tutte le terre che erano state drenate). Sono state attivate delle stazioni di covatura artificiale per i pesci, la pesca è stata regolata in maniera più stringente e i sorveglianti hanno imposto misure molto restrittive contro i pescatori di frodo. Le industrie a monte sono state fatte chiudere e agli agricoltori è stato vietato l’uso di prodotti chimici a lenta degradazione. Come risultato, molte specie di pesci scomparse dal Delta dal 1990 sono ricomparse. Inoltre il pescato annuale che nel 1986 si attestava sulle 16.000 tonnellate, nel 2000 ha raggiunto un quarto di quella quota e si sta stabilizzando. La popolazione dei pellicani è aumentata a tal punto che qui ora ci sono troppi volatili.

La storia del ritorno alla vita del Delta, però, è ancora in fase di scrittura e i protagonisti non sono solamente eroi: ci sono anche i cattivi ed un lungo cast di comparse che da ultimo potrebbero decidere il destino dell’area.

Grande preoccupazione

Una minaccia è in agguato solamente a pochi chilometri ad est, là dove l’Ucraina da maggio sta aumentando la profondità del canale nella sua parte del Delta. Pensato per costituire una via dai porti depressi al Mar Nero fino a 160 chilometri nell’interno, il progetto è stato condannato dagli ambientalisti, dall’Unione Europea e dai firmatari della convenzione internazionale sulle paludi, sottoscritta anche dall’Ucraina. In settembre, la Romania ha aperto una azione legale presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja (Olanda) per fermare il progetto.

La Romania ha recentemente concluso i suoi accertamenti ambientali dei lavori, che saranno presto pubblicati in lingua inglese.

La parte più controversa del progetto del canale riguarda l’estensione di 8 chilometri attraverso l’area protetta delle paludi, che è stata aperta in agosto. Il resto del tracciato corre lungo la più settentrionale delle tre diramazioni del delta del Danubio, chiamata Chilia, che rappresenta la linea di confine tra l’Ucraina e la Romania. A parte il supporto alle cittadine portuali, l’Ucraina da parte sua afferma che il nuovo tracciato potrebbe portare un risparmio tra uno e due milioni di Euro all’anno di tasse che l’Ucraina deve pagare alla Romania per potere usare il canale rumeno Sulina aperto nella metà del XIX secolo.

Fra i problemi più immediati vi è quello del trattamento del suolo, già contaminato da metalli pesanti e pesticidi che sono stati scaricati nel letto del fiume. L’Ucraina li ha scaricati lungo il corso del fiume e nel Mar Nero.

Gli ambientalisti affermano che una generazione di sterne è andata perduta, mentre gli uccelli adulti hanno abbandonato i nidi in quest’area per fuggire dal rumore delle draghe vicine.

In Romania, gli ufficiali della Riserva sono preoccupati dal fatto che i canali più profondi in Ucraina possano attirare l’acqua delle falde sotterranee, che alimentano la foresta di Letea.

"Se il livello dell’acqua diminuisce anche di 10 centimetri, la differenza si farà sentire. Non in due anni certo, ma in 10 o 15" prevede Ioan.

La diminuzione del livello dell’acqua può altresì mettere in pericolo la più ampia colonia di pellicani esistente in Europa, così come afferma Virgil Munteanu, direttore della Autorità della Riserva, il quale afferma inoltre che i pesci hanno abbandonato l’area intorno alle draghe, lasciando senza lavoro 300 pescatori che dipendono da queste acque.

Alcuni di quei pescatori hanno le loro opinioni in merito al progetto.

A Periprava, un piccolo villaggio che sfiora la foresta di Letea, collocato vicino alla diramazione Chilia, un vecchio pescatore è seduto in un bar, il quale non è niente di più di una baracca con pochi tavoli. In parte a causa del bere ed in parte per il rumore delle parole in lingua ucraina che arrivano dalla televisione del bar, si mette quasi ad urlare per la stanza che il canale sarà una buona occasione, perché porterà le navi mercantili fuori dalle acque locali dove si pesca. Tuttavia, in effetti il nuovo tracciato porterà le navi proprio oltre Periprava.

L’indomani, pochi giovani del paese che dimostravano circa trent’anni stavano discutendo del canale su una strada sporca appena fuori della foresta. "I pescatori la pensano in questo modo: forse il pesce ritornerà e il traffico navale diminuirà." dice Nicolae Graciov, un ufficiale della polizia di frontiera. Ma lui teme gli effetti degli scarichi di acqua inquinata nella diramazione di Chilia, l’intrusione delle navi nell’area protetta e la diminuzione del livello dell’acqua. "Anche i laghi più piccoli prendono la loro acqua dal Danubio" sottolinea.

"Ognuno ha il suo punto di vista. Alcuni dicono che è una buona cosa, altri che è cattiva a seconda dei loro personali interessi." aggiunge Mihalache Gheorghe che preferisce adottare una prospettiva economica e geopolitica. "La Romania è molto preoccupata dal fatto che gli Ucraini non stanno usando nuovamente il canale di Sulina e quindi non pagano il pedaggio dovuto."

Amare il Delta fino alla sua morte?

Alcuni esperti hanno proposto una via di uscita sia per questi pescatori che attendono invano il ritorno alla pesca della loro gioventù, sia per i residenti nei villaggi depressi dell’Ucraina.

In un rapporto pubblicato alla fine del 2003, dopo che ad ottobre avevano fatto sopralluoghi lungo il progettato tracciato del canale, gli ufficiali dell’ "International Ramsar Convention on Wetlands" scrissero: "Lo sviluppo di forme di turismo ambientali e sostenibili, come fonte locale di reddito rimane una priorità socioeconomica per il benessere della popolazione locale del villaggio di Vilkovo (Ucraina) … e deve essere seriamente pianificato."

Munteanu concorda che il turismo potrebbe essere la medicina giusta per curare ciò di cui soffre il Delta. "Circa il 32 per cento degli abitanti del Delta è impiegato nel settore della pesca, mentre circa il 2 per cento della popolazione attiva nel settore turistico. Questo significa che la pressione sulle risorse della pesca è molto alta." – spiega.

Munteanu afferma che la maggior parte della popolazione che vive nelle altre riserve naturali europee è impiegata nel turismo e le autorità del Delta rumeno desiderano riprodurre questo modello. L’effetto – dice – potrebbe essere l’ incremento dei redditi e la possibilità per i pesci di ripopolare le acque.

Il turismo di massa è un fenomeno relativamente nuovo da queste parti ma sta proliferando: un pomeriggio dovetti attendere circa 30 minuti sulla barca di un pescatore per risalire uno stretto canale, mentre le larghe barche che accompagnavano i turisti, con a bordo anche ristoranti e discoteche, navigavano nella direzione a noi opposta.

L’anno scorso, le pensioni che fanno parte della ANTREC, la più importante associazione di albergatori della Romania, hanno ospitato circa 15 mila turisti nella sola provincia di Tulcea, che include il Delta. Dal settembre di quest’anno ne hanno ospitati circa 25 mila. Anche nell’ultima settimana d’estate, le pensioni nel villaggio di pescatori di Crisan erano al completo e i residenti offrivano le loro stanze libere ai turisti rimasti senza sistemazione.
Al tempo stesso, il numero di crociere sul Danubio, che tipicamente partono da Vienna o Budapest, è esploso: dalle 6 crociere dell’anno scorso si è passati alle 150 di quest’anno fino alle 400 già prenotate per il 2005, secondo quanto ci dice Munteanu.

E’difficile sentire questi numeri e non preoccuparsi, specialmente ricordando i numerosi posti selvaggi dei Paesi occidentali più visitati che sono stati amati fino a farli morire.
Il Delta del Danubio può essere capace di sopravvivere sulla linea che separa la conservazione dal commercio?

Silviu Gheorghe la pensa in questo modo. Lui è il direttore della sezione della provincia di Tulcea della ANTREC, che include 38 pensioni, circa il 90 per cento di quelle operanti nella provincia – dice Gheorghe – aggiungendo che la provincia di Tulcea può offrire stanze per più di 1000 persone.

Quelle case spiegano il soddisfacimento della maggior parte della domanda di sistemazioni nella regione. Gheorghe dice che il Delta ha solo due o tre hotel e gli accessi limitati insieme con le restrizioni imposte alle nuove costruzioni significano che qui non ne potranno essere costruiti di più nei prossimi anni. Le nuove costruzioni sono permesse solamente all’interno dei villaggi, aree tipicamente compatte con non più di 500 abitanti e devono rispettare l’architettura locale.

Per la sua funzione, Munteanu riconosce che questo sforzo di trasformare i pescatori in "promotori turistici locali" presenta dei rischi. "Dobbiamo stare molto attenti a questo tipo di sviluppo. Dobbiamo mantenere sotto controllo il turismo … perché potrebbe influenzare il paesaggio naturale e le caratteristiche naturali della Riserva."

Ma Munteanu indica l’arsenale di armi a disposizione dell’Autorità della Riserva. L’Autorità deve autorizzare ogni attività commerciale nell’area, decide ogni anno quale canale dovrà essere aperto alle barche, permettendo di recuperare i tracciati più navigati, rilascia le licenze di pesca e può revocare le licenze agli operatori turistici che trasgrediscono alle regole.

Ma salvaguardato o meno, gli incentivi finanziari al turismo nel Delta sono troppo potenti per venire meno. L’esperienza di Petre Vasiliu, un pescatore diventato studente di legge e poi proprietario di una pensione, ne mostra il motivo.

Vasiliu, trent’anni, è cresciuto nel villaggio di Crisan. Frequentò la facoltà di legge molti anni fa, mantenendosi con i guadagni della pesca. Ma al terzo anno divenne consapevole di non volere diventare un avvocato, ma nemmeno di voler restare un pescatore, dato che il pescato stava diminuendo e con esso anche i prezzi pagati dai compratori. Così circa sei anni fa decise di impiegarsi nel settore turistico.

All’inizio – dice – "era una decisione rischiosa da prendere. A quel tempo non c’era niente. Pochissimi turisti, ma pensavo di potere lavorare comunque."

E così fu. Egli stima che nel suo primo anno di lavoro la sua pensione era occupata al 20 o 30 per cento in alta stagione. Per quest’anno la previsione è del 70 per cento circa, senza contare le prenotazioni già ricevute per i nuovi pacchetti fuori stagione.

Vasiliu stima che nei trascorsi cinque anni nella sua attività ha investito circa 20 mila euro per la costruzione di due bagni, una sala da pranzo, una terrazza e per l’acquisto di un motoscafo e di numerose canoe.

Tuttavia egli guadagna più della media di quello che guadagnano i Rumeni e certamente molto più di quello che guadagnano i pescatori suoi vicini. Vasiliu ci dice che in un anno buono per la pesca si può arrivare a guadagnare circa 2.500 euro, che sono già 500 euro in più rispetto alla media dei guadagni lordi percepiti in Romania nel 2001, secondo i dati del rapporto EUROSTAT pubblicato in settembre. Nel settore turistico – dice ancora Vasiliu – si può arrivare a guadagnare il doppio.

Lina Gheorghe, la madre di Silviu, è un’altra operatrice turistica locale che ha appena finito di costruire la sua nuova pensione. Lei non ci vuole dire quanto le è costato questo lavoro, ma la sua attività durante la stagione estiva le fa guadagnare circa 500 milioni di lei (circa 17 mila dollari), una cifra sbalorditiva da queste parti.

Una lenta partenza

Ma Vasiliu e Gheorghe devono spendere denaro per fare denaro, e questo, più di ogni altra restrizione governativa, potrebbe mettere un limite al turismo.
I contributi pubblici sono difficili da ottenere e così gli abitanti sono costretti a risparmiare.

L’ANTREC non offre aiuti finanziari diretti ma aiuta i proprietari di pensioni a cercare il denaro presso le banche o i donatori internazionali, fornisce inoltre un servizio di annunci pubblicitari gratuiti per assistere gli operatori di viaggio internazionali. La sezione dell’ANTREC della provincia di Tulcea riceve circa 50 mila euro all’anno, che in parte arrivano dal contributo di 100 euro che ogni associato deve versare.

Lo scorso anno, l’Autorità della Riserva ed una associazione locale chiamata "Forever Young" hanno usato il contributo di 258 mila euro del programma PHARE per la costruzione di un centro di addestramento galleggiante e informatizzato per coloro che desiderano impiegarsi nel settore turistico. Munteanu ci ha detto che ai corsi hanno preso parte circa 2 mila persone. I portavoce della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e della Banca Mondiale affermano che quelle organizzazioni non hanno fornito nessun tipo di aiuto allo sviluppo del turismo nella zona del Delta.

Nicolae Graciov, la cui madre ci ha ospitato per una notte a Periprava, dice che la maggior parte delle case non è adatta ad ospitare le persone. "Devi pur avere qualcosa da offrire alla gente", dice notando che la casa di sua madre, per esempio, non ha un bagno – noi infatti usammo un rozzo gabinetto sul retro con l’acqua per lavarci ricavata da una cisterna all’esterno.

A parte il denaro, lo sforzo di costruire le infrastrutture per il turismo incontra ostacoli meno tangibili.

Macarencu Florea, 56 anni, pescatore di Crisan ripete le lamentele di Vasiliu circa la diminuzione del pesce, ma non vuole pensare al turismo.

Florea dice di guadagnare circa 2,5 milioni di lei al mese, circa 732 euro all’anno. Tre o quattro anni fa poteva arrivare a guadagnare come minimo il doppio di quella cifra. "Ogni anno è sempre più difficile." – dice.

Tuttavia gli faccio delle domande circa l’attività di accoglienza dei turisti, pensando di poter stimolare la sua brama di denaro"Non si tratta di un business", sbotta Florea, ciò significando che non potrà mai guadagnarsi da vivere così. Lui afferma che ci sono già sufficienti pensioni nel villaggio – quello di Crisan ne ha sei – e troppo pochi turisti. "Se non ci sono clienti, che cosa faccio?"

Chiaramente Florea non ha consultato le ultime statistiche sul turismo e la sua generazione sta cedendo il passo a quella di Vasiliu. I giovani lasciati nel Delta non sono disposti ad aspettare pazientemente il pesce mentre vedono i loro vicini guadagnare velocemente denaro traghettando in giro i turisti su barche veloci.

Toader Dumitru, amico di Florea, lo rimprovera: "Questo è il futuro. Questo è ciò che il Delta sta per diventare. Non riesci a vedere tutte quelle barche?"

"Sì, ma stanno distruggendo il Delta", gli risponde Florea "I motoscafi lo stanno distruggendo".

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta