L’intramontabile Nano resta alla guida del Partito Socialista albanese
Il VI congresso del Partito Socialista albanese riconferma con l’80% dei voti a favore la presidenza dell’attuale premier Fatos Nano. Rama e Meidani, gli altri due candidati, si dividono i pochi voti rimasti
Lo scorso 13 dicembre durante il VI congresso del Partito Socialista con l’80% dei voti a favore il primo ministro albanese Fatos Nano è stato rieletto alla presidenza del partito.
Dopo una prolungata votazione Nano ha ottenuto il consenso di 456 delegati sul totale di 570. I suoi rivali per la presidenza del partito erano: l’ex presidente della Repubblica Rexhep Meidani ed il sindaco di Tirana Edi Rama che hanno ottenuto rispettivamente 61 e 41 voti.
Il congresso, in questo modo, ha rafforzato ancora di più il controllo di Fatos Nano sul partito rispetto al gruppo del suo rivale Ilir Meta, con il quale era entrato in conflitto sin dalle dimissioni di quest’ultimo dall’incarico di ministro degli affari esteri e vice primo ministro.
Durante i lavori del congresso Fatos Nano ha invitato i suoi oppositori interni al partito a collaborare, ma non ha accettato l’idea di legittimare le frazioni interne al partito. Nano ha poi definito il suo partito il "più progressivo ed il più liberale del paese".
I sostenitori del primo ministro albanese hanno respinto in blocco le proposte del gruppo del suo rivale Ilir Meta rivolte a limitare il potere del presidente del partito. Si riconferma così l’unificazione della funzione di primo ministro con quella di capo del partito. Posizione che Nano occupa dall’estate 2002. È stata decisa inoltre l’espulsione dal partito per quei deputati socialisti che dovessero votare contro "la volontà politica del gruppo parlamentare socialista" per quanto riguarda questioni importanti come l’approvazione dell’esecutivo, del budget dello stato, le mozioni di fiducia, etc.
Questa decisione è rivolta al gruppo di 10 deputati socialisti guidati dall’ex-ministro degli esteri Ilir Meta, il quale in due occasioni si è unito al voto dell’opposizione per impedire a Fatos Nano di nominare il ministro degli interni e quello degli esteri.
D’altro canto lo statuto non permette la creazione di frazioni all’interno della struttura del partito. Dopo questi cambiamenti rimane incerto l’atteggiamento che avrà in parlamento Ilir Meta quando si voterà per la finanziaria del 2004 e i cambiamenti del governo socialista.
Durante la campagna per il congresso Ilir Meta aveva chiesto la formazione di un nuovo esecutivo senza Nano come primo ministro. Le accuse mosse dal rivale del primo ministro sono quelle di sempre: alto livello di corruzione, mancanza di risultati in campo economico, rallentamento del processo d’integrazione nella UE, le stesse accuse che Fatos Nano aveva mosso contro Meta nel 2001, quando quest’ultimo era premier di governo.
Nano ha negato l’esistenza di una crisi di governo ammettendo solamente l’esistenza di qualche "problema".
Ricordiamo che al governo guidato da Nano mancano due dei ministri più importanti, quello degli interni e quello degli esteri. Dopo l’allontanamento del ministro degli esteri in luglio e quello degli interni in ottobre, i due ministeri continuano ad essere guidati dai rispettivi vice ministri. Nel tentativo di rimpiazzare i due posti vacanti con due nuovi ministri il premier è già stato bocciato due volte dal parlamento a causa del mancato ottenimento del numero necessario di voti. Dopo il congresso resta da vedere se Fatos Nano manterrà le medesime difficoltà avute sino ad ora oppure se si rivolgerà ai partiti minori dell’opposizione in modo di evitare le elezioni anticipate.
Durante il congresso, Rexhep Meidani – anch’egli candidato alla presidenza del partito – ha avuto modo di criticare il premier albanese accusandolo di "autoritarismo" e di "mancanza di democrazia", perché non ha consentito l’esistenza di correnti all’interno del partito. Mentre l’altro candidato il trentanovenne sindaco di Tirana – entrato nel partito socialista solo un mese fa – durante il suo discorso ha criticato il culto del presidente del partito e ha proposto l’elezione del presidente tramite la votazione dei membri e non dei delegati del partito. Edi Rama ha proposto inoltre che 1/3 delle funzioni importanti all’interno del partito sia riservato alle donne.
Quest’ultima proposta, perché promossa dal rivale di Nano, non solo non è stata accolta dal congresso, ma neanche dalle donne delegate presenti in sala. Edi Rama ha insistito allora sulla necessità di riformare il partito socialista per non "consegnare il potere all’opposizione irresponsabile di Berisha".
Proprio Sali Berisha – leader del maggiore partito di opposizione, Partito Democratico, ed ex presidente albanese – ha considerato il congresso del Partito Socialista come "un congresso stalinista", che non ha affatto risolto "la crisi, ma la ha resa ancora più profonda".
Il leader democratico Berisha ha domandato da tempo al Presidente della Repubblica Alfred Moisiu le dimissioni di Fatos Nano, perché secondo Berisha quest’ultimo guida un governo anticostituzionale che lavora con i vice ministri. Il Presidente Moisiu, a sua volta, ha invitato l’opposizione a condurre la soluzione della crisi in parlamento presentando una mozione di sfiducia.
Dal canto suo, l’attuale premier e presidente del Partito Socialista nel discorso di chiusura, che molti hanno descritto come un discorso "poetico, delirante, ed estremamente autocelebrativo", ha promesso più investimenti ed una ulteriore accelerazione dei tempi per l’integrazione dell’Albania nella UE.
Durante il congresso sono stati eletti: il segretario generale del partito Gramos Ruçi, ritenuto vicino a Fatos Nano, e il nuovo comitato direttivo. Ovviamente gli avversari di Nano non fanno parte del nuovo comitato direttivo.
Ricordiamo infine che Fatos Nano, 51 anni, è alla guida del Partito Socialista dalla sua creazione nel 1991 e dallo stesso anno, coincidente con la caduta del regime comunista, è stato per tre volte primo ministro. È stato imprigionato durante la presidenza di Sali Berisha (1992-1997) per "abusi finanziari" ed è uscito di prigione nel 1997 dopo essere stato graziato da un’amnistia presidenziale.
Vedi anche:
– Albania: è crisi per l’esecutivo
– L’Albania resta senza ministro degli esteri
– Albania: Nano e Meta nuovamente ai ferri corti