L’immunità albanese
Il relativo isolamento finanziario del sistema albanese sembra al momento risparmiarlo dalla crisi internazionale. Nonostante le rassicurazioni della Banca centrale tuttavia, gli esperti temono ripercussioni su turismo, edilizia e rimesse degli emigrati
Anche se per ora in Albania non si è manifestata con sintomi preoccupanti, la crisi economica mondiale è diventata l’argomento centrale di analisi e commenti nel Paese, ma anche di timori diffusi. Più che dagli effetti della globalizzazione, le paure scaturiscono dai ricordi ancora non rimossi della crisi finanziaria del ’97, che vide svanire nel nulla i risparmi di migliaia di albanesi.
Dato che l’attuale crisi ha come epicentro proprio il sistema bancario, gli albanesi hanno avuto un motivo in più per chiedersi se i loro risparmi, questa volta nelle banche autorizzate, non rischino di nuovo di svanire nel nulla. Dell’argomento si è iniziato a parlare ampiamente nella blogosfera, poi in numerose trasmissioni televisive albanesi e in diversi commenti pubblicati dai maggiori economisti del Paese.
Tutti concordano sul fatto che l’Albania non sarà colpita dalla crisi economica attuale, o almeno non direttamente e non nell’immediato. A tranquillizzare è una sorta di immunità che il Paese presenta grazie alla sua poca apertura all’economia mondiale. Per una volta, il relativo isolamento dell’economia albanese si traduce in un vantaggio.
Un altro elemento che può fungere da punto di forza è la scarsa finanziarizzazione dell’economia locale. La stessa Borsa albanese, nonostante diversi tentativi, non è mai riuscita a decollare. "Il sistema bancario albanese non presenta un settore speculativo rilevante" ha tranquillizzato il governatore della Banca Centrale, Ardian Fullani. Secondo il governatore non vi è motivo di preoccuparsi poiché "i parametri bancari sono stati considerati a più riprese dagli enti bancari internazionali come molto sicuri e molto al di sopra della soglia di sicurezza". Le parole di Fullani, anche se vaghe, hanno tranquillizzato gli animi, suscitando solo voci concordi da esperti economisti che da qualche settimana sono onnipresenti nei media albanesi. "Le riserve bancarie, e quindi i risparmi dei cittadini, non sono in discussione – ha ribadito Shkelqim Cani, ex governatore della Banca Nazionale albanese.
D’altro canto, però, gli economisti temono le conseguenze di tipo psicologico della crisi internazionale, mentre sullo sfondo rimane sempre il fantasma minaccioso del ’97. Riferendosi proprio alla crisi finanziaria di dieci anni fa, non sono mancati gli analisti che hanno trovato un parallelismo tra le vaghe parole tranquillizzanti di Fullani e quelle pronunciate da Berisha esattamente prima del crollo delle piramidi bancarie del ’97. "Bisogna fare di tutto per non suscitare il panico e provocare effetti negativi tra i risparmiatori" suggerisce Arben Malaj, riferendosi al noto fenomeno del fallimento delle banche causato dai prelievi massicci da parte dei clienti che temono di perdere i propri risparmi. Dal canto suo, anche il governo assicura che farà di tutto per prevenire qualsiasi crisi attraverso politiche adeguate.
Le conseguenze nel sistema albanese però, seppur indirette e non immediate, sono inevitabili. "Subiremo le conseguenze indirette del calo economico internazionale – ha commentato Shkelqim Cani, ex governatore della Banca Nazionale – in quei settori che più ci legano all’estero". In primo luogo si avrà a che fare con un forte calo delle rimesse degli emigrati, che saranno senza dubbio tra le fasce più colpite dalla crisi economica. Ciò metterà a nudo la povertà delle classi più deboli, tra cui i pensionati, che non riescono ad arrivare a fine mese. Nelle stesse condizioni si troverà anche la popolazione rurale, sempre in pessime condizioni a causa del degrado economico provocato principalmente dalle crescenti importazioni dai vicini balcanici.
La crisi, inoltre, comporterà meno investimenti da parte dei cittadini albanesi residenti all’estero. Tra i primi settori che subiranno il calo dei profitti ci sarà molto probabilmente l’edilizia, che già da qualche anno a questa parte segna un certo declino, pur rimanendo uno sei settori più forti dell’economia albanese.
Inoltre gli economisti temono che la crisi economica internazionale avrà delle conseguenze negative per il turismo albanese. Ma su questo punto non tutti si trovano d’accordo. Diversi economisti sostengono che, essendo l’Albania un paese dai prezzi competitivi, molto probabilmente in caso di crisi economica diverrà una meta alternativa, provocando effetti positivi nella crescita del turismo, come del resto si è in parte verificato la scorsa estate. Un dibattito simile si è aperto sulle conseguenze della crisi sulle esportazioni albanesi, che dovrebbero calare. Anche su questo vi è chi controbatte sostenendo che le esportazioni costituiscono una parte pressoché irrilevante dell’economia albanese, e che gli effetti prodotti saranno altrettanto irrilevanti.
Il sistema bancario albanese, anche se attualmente in salvo dalla crisi, non è tuttavia immune da problemi interni. Negli ultimi mesi, a più riprese, diversi analisti hanno parlato di una possibile crisi del sistema bancario a causa dell’eccessiva concessione di mutui. Negli ultimi anni, come altri Paesi balcanici, l’Albania è diventata meta di numerose banche estere, che si sono specializzate per lo più nella concessione di mutui. Essendo l’Albania un Paese in crescita con enorme propensione a investire, i mutui bancari sono stati la soluzione per molti cittadini. Secondo gli analisti, però, gli interessi in Albania sono molto più elevati rispetto al resto d’Europa, e con il passare del tempo ci si può trovare davanti all’impossibilità di restituire il danaro secondo quanto richiesto dal sistema bancario. La crisi economica internazionale e le sue conseguenze in Albania potrebbero rendere ancora più difficile la restituzione. Ma per ora la crisi rimane lontana, mentre c’è già chi propone politiche restrittive da parte delle banche nella concessione dei mutui.