Libertà dei media, un prerequisito per l’allargamento dell’UE
Per avanzare nel loro percorso di integrazione europea, i paesi candidati dei Balcani occidentali devono garantire libertà e pluralismo dei media. Per Montenegro e Macedonia del Nord, questo significa andare oltre gli impegni formali sulla strada delle riforme democratiche

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Un paio di settimane fa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha visitato i paesi candidati dei Balcani occidentali in vista della pubblicazione del Pacchetto allargamento 2025 e delle relazioni nazionali, in cui la Commissione valuta i progressi di ciascun paese nell’allineamento alle norme e agli standard dell’UE.
Tra i diversi argomenti trattati durante la sua visita, von der Leyen ha sottolineato che la libertà di stampa e il pluralismo sono prerequisiti fondamentali per progredire nel processo di integrazione nell’UE.
Il 20 ottobre, i partner del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR) e del progetto Transnational Advocacy for Freedom of Information in the Balkans (ATLIB) hanno ospitato un webinar per discutere i recenti sviluppi nel settore dei media della regione, in particolare in Montenegro e Macedonia del Nord.
In apertura dell’evento, il Consigliere d’Ambasciata Thomas Botzios, dell’Unità Adriatico e Balcani del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ha sottolineato l’importanza di costruire legami transnazionali con i partner balcanici per promuovere media liberi e indipendenti e garantire il rispetto degli standard democratici da parte di tutti i paesi candidati.
La situazione della libertà dei media nella regione rimane complessa e contraddittoria, ha osservato Maja Sever, presidente della Federazione europea dei giornalisti. Nonostante i progressi compiuti, come il nuovo protocollo del Montenegro per migliorare la sicurezza dei giornalisti, persistono gravi preoccupazioni. La disinformazione, la manipolazione delle informazioni di origine straniera, la pressione politica, la fragilità economica, la debolezza dei mercati dei media locali e la scarsa regolamentazione dei media online rimangono problemi significativi.
Sebbene questi problemi siano comuni in tutta la regione, ogni paese si trova ad affrontare problematiche specifiche che richiedono risposte personalizzate, adattate ai contesti politici locali.
In Montenegro, le debolezze strutturali continuano a minare l’indipendenza e la libertà di molti organi di stampa, soprattutto a livello locale. Le cattive condizioni socio-economiche rendono il giornalismo una professione fragile, sempre più esposta a campagne diffamatorie, spesso online, e a cause vessatorie volte a mettere a tacere le voci critiche. Questo fenomeno, noto come SLAPP, sta finalmente iniziando a ricevere maggiore attenzione nel panorama mediatico montenegrino.
Un’altra preoccupazione urgente è la mancanza di indipendenza dell’emittente pubblica, invischiata in relazioni clientelari che ne limitano gravemente la capacità di operare nell’interesse pubblico, come sottolineato da Olivera Nikolić del Montenegro Media Institute.
In Macedonia del Nord, il ritmo delle riforme rimane lento. “Abbiamo fatto qualche progresso, ma gli obiettivi finali sono ancora lontani”, ha affermato Zoran Richliev della Metamorphosis Foundation. Il mercato dei media è piccolo e altamente frammentato, il che rende le testate giornalistiche vulnerabili alle pressioni politiche ed economiche esterne. I finanziamenti statali e la pubblicità continuano a riflettere un forte controllo politico sui media, alimentando clientelismo e corruzione.
Nonostante alcuni passi avanti come il miglioramento della sicurezza dei giornalisti e la modifica del codice penale per riconoscere gli attacchi ai giornalisti come attacchi ai funzionari pubblici, l’allineamento agli standard europei rimane incompleto. Una delle pratiche più preoccupanti è la pubblicità politica finanziata dal bilancio statale durante le campagne elettorali, che distorce il mercato dei media e mina l’indipendenza editoriale.
Da una prospettiva regionale più ampia, e alla luce del processo di adesione all’UE, vi sono ancora ampi margini di miglioramento. Sebbene i paesi candidati possano rivolgersi agli Stati membri dell’UE per ottenere indicazioni sull’attuazione delle norme europee, lo scambio non dovrebbe essere unidirezionale.
Anche gli Stati membri si trovano ad affrontare minacce alla libertà dei media e difficoltà nell’applicazione delle normative di recente adozione. In questo contesto, l’advocacy transnazionale rappresenta uno strumento prezioso. Riferendosi all’attuazione dello European Media Freedom Act in Croazia, Maja Sever ha sottolineato l’importanza di sforzi congiunti, come condivisione di conoscenze, strategie e azioni, per garantire la corretta applicazione degli standard e la piena responsabilità dei decisori.
In definitiva, come ha ricordato ai partecipanti il collaboratore OBCT Massimo Moratti, la libertà dei media può essere garantita solo quando lo stato di diritto in generale funziona efficacemente, ad esempio quando una magistratura indipendente è in grado di far rispettare la legge e di garantire il rispetto delle responsabilità del potere politico. L’adozione di nuove leggi non è di per sé sufficiente a rafforzare la libertà dei media, è necessario attuarle.
Costruire partenariati transnazionali tra l’UE e i Balcani occidentali è essenziale per mantenere l’attenzione sulla libertà dei media in un momento in cui la democrazia in tutta Europa si trova ad affrontare crescenti minacce e regressi. Per quanto benvenuti siano i progressi legislativi, è tempo che il cambiamento diventi visibile sul campo. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario uno sforzo coordinato su più livelli che coinvolga tutti gli stakeholder, sia nei paesi candidati che all’interno dell’UE stessa.
Questa pubblicazione è il risultato delle attività svolte nell'ambito del progetto Media Freedom Rapid Response cofinanziato dall'UE e di ATLIB - Transnational Advocacy for Freedom of Information in the Western Balkans, un progetto cofinanziato dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tutte le opinioni espresse rappresentano il punto di vista dell'autore e non quello delle istituzioni cofinanziatrici.











