Abkhazia | |
L’energia della vergogna di Fazil’ Iskander
Fazil’ Iskander è un famoso scrittore abkhazo. Grazie alla casa editrice Salani oggi il suo romanzo "L’energia della vergogna" arriva in Italia. Una storia normale, una finestra sull’Abkhazia a cui tutti possono affacciarsi e dare un’occhiata
Edito da Salani, con prefazione di Moni Ovadia, è disponibile in lingua italiana – traduzione dal russo di Emanuela Guercetti – il racconto dello scrittore abkhazo Fazil’ Iskander “L’Energia della vergogna.” Un Bildungsroman ambientato in Caucaso alla vigilia della Seconda guerra mondiale, che ha per protagonista un ragazzino alla scoperta di se stesso. Un libro per tutti, in cui le specificità dell’ambiente caucasico si fondono con reazioni e sensazioni universali in cui tutti possono ritrovarsi: il primo giorno di scuola, la prima bicicletta, la maestra delle elementari, il cinema, la partita di calcio, le malefatte da occultare. Il processo di immedesimazione è facilitato dal racconto in prima persona di un personaggio, agilmente identificabile con l’autore, di cui però il nome non viene mai pronunciato, per tutto il testo della narrazione.
Ed ecco che una volta si realizzò il grande sogno: lo zio mi comprò una vera bicicletta a due ruote. Che gioia fu toccare il manubrio nuovo nuovo, ancora duro da girare, suonare all’infinito il campanello, annusare il sellino di cuoio e la borsetta triangolare appesa alla canna e minacciosamente simile alla fondina di una pistola, accarezzare le gomme appiccicaticce, come un corpo vivo, sentendone col palmo della mano la superficie ruvida e scanalata! Adesso in ogni momento libero armeggiavo intorno alla bicicletta. Non mi permettevano ancora di portarla in cortile, ero troppo piccolo, e, neanche a farlo apposta, crescevo lentamente. Che potevo fare! Montavo sulla bicicletta immobile, mi sedevo sul sellino e m’immaginavo di volare per le vie della città, di suonare, frenare, imparare ad andare senza mani, di lasciar fare un giro ogni tanto ai miei amici. Solo un giro, e non a tutti, ma solo ai migliori, a mia discrezione.
Chi non ha mai sperimentato sensazioni simili?
L’universalità delle sensazioni nell’età dello sviluppo ha come contrappeso la specificità di un ambiente caucasico variegato, regolato da tradizioni e regole sociali ben precise. Un vero e proprio must che accomuna le varie popolazioni caucasiche, normalmente contraddistinte da un ethos particolarmente bellicoso è il mito della sopportazione del dolore:
Da principio mi vergognavo a gemere o gridare per consapevoli considerazioni etiche, a cui non erano evidentemente estranei dei frammenti di educazione abkhaza. Presso gli abkhazi, come probabilmente presso tutti i montanari, nell’arte e nelle tradizioni popolari è piuttosto sviluppato il motivo della resistenza al dolore. In tal modo,il motivo etico (la vergogna), sostenuto dall’esempio estetico (la canzone, la leggenda) aiutava a creare quell’esaltazione spirituale che in parte compensava la mancanza di anestetici nella medicina popolare. Così la canzone del ferimento veniva rivolta direttamente al ferito, per aiutarlo a sopportare le sofferenze.
Il sottofondo musicale del racconto è intessuto principalmente delle varie inflessioni e lingue che si intrecciano a testimonianza della complessità del mosaico etnolinguistico di una regione, dove il bilinguismo è di casa:
“Come hai avuto questa bella idea, chi ti ha ispirato a venire a trovarci” dice la zia, strascicando le parole con cantilena georgiana, perché Medeja è georgiana. […] con quelli del Kuban’ tende impercettibilmente a una pronuncia gutturale, e con gli ebrei georgiani, che sanno malissimo il russo, parla un tale ostrogoto che finisce lei stessa per confondersi, e per semplificare passa al georgiano.
È estremamente abile, Fazil’ Iskander, nel costruire su un ossimoro la struttura del romanzo. Il protagonista è sorprendente per la lucidità con la quale riconosce e analizza le proprie reazioni interiori. Trova la sua realizzazione nella coralità della vita del villaggio, nella dimensione comunitaria che nell’ostile ambiente caucasico, vuoi per la natura, vuoi per i conflitti, diviene la chiave per la sopravvivenza. Il ragazzino non è mai solo, nemmeno quando crede di esserlo. Regolarmente, digressioni sull’arte, la reticenza, il tempo, la vergogna, la letteratura russa, intervallano i differenti bozzetti e schizzi di vita reale che sfilano davanti agli occhi del lettore in un susseguirsi di situazioni.
A 86 anni, Fazil’ Iskander, scrittore pluridecorato, è considerato il più grande autore abkhazo. L’eccezionalità della pubblicazione consiste esattamente nella normalità della storia. Il Caucaso, Abkhazia inclusa, assurge troppo spesso agli onori della cronaca quasi esclusivamente per episodi di violenza e di sangue che spaziano da conflitti che periodicamente si riacutizzano agli attentati t[]istici. L’Abkhazia, reduce da un conflitto non risolto con la Georgia, e parzialmente riconosciuta a livello internazionale, non fa eccezione.
La maggior parte delle pubblicazioni in italiano sul Caucaso riguarda in primis conflitti e le violazioni dei diritti umani che immancabilmente li corredano, seguono i volumi storici e i racconti di viaggio. Ma la letteratura in quanto tale, pur avendo le potenzialità per interessare un pubblico ampio e trasversale, è sempre rimasta, di fatto, appannaggio di un’oligarchia di specialisti, che nel migliore dei casi usufruivano della versione russa. Salani, con questa scelta editoriale, apre una finestra sull’Abkhazia a cui tutti possono affacciarsi e dare un’occhiata, non solo pochi iniziati.