Legno per riscaldarsi: la sfida di REGEA, tra transizione ecologica e sviluppo regionale

L’Agenzia Regionale per l’Energia Croata (REGEA) lavora da diversi anni lungo l’area transfrontaliera tra Croazia e Bosnia Erzegovina, con il duplice obiettivo di decarbonizzare la regione e creare un mercato locale competitivo. “Perché la questione ambientale non conosce confini”, sostiene Tamara Lišnjić Lang di REGEA

10/05/2022, Nicola Zordan -

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Il fiume Sana nei pressi di Ključ, Bosnia Erzegovina - © Emma7/Shutterstock

L’utilizzo di un innovativo modello di riscaldamento ecologico che utilizza le biomasse legnose di origine forestale quali risorse alternative all’energia fossile tradizionale: è questo l’obiettivo che si sono posti due progetti pilota, "Renew Heat" e "Wood Key", finanziati rispettivamente con 698.000 e 1.114.000 euro dall’UE all’interno del programma INTERREG. Sono stati coinvolti proprietari di appezzamenti boschivi, agricoltori e imprenditori nelle aree rurali del cantone bosniaco di Una-Sana, della regione croata di Karlovac e della municipalità montenegrina di Herceg Novi.

L’intento è quello di espandere questo modello di transizione energetica a tutta l’area transfrontaliera in questione, in modo da sviluppare un mercato regionale competitivo che utilizzi risorse del territorio e che contribuisca, allo stesso tempo, alla decarbonizzazione della regione.

Abbiamo chiesto a Tamara Lišnjić Lang – project manager del progetto "Wood Key" di REGEA, ente capofila dell’iniziativa – di illustrarci risultati e potenzialità dei due progetti.

Croazia e Bosnia Erzegovina sono paesi ricchi di foreste, la cui popolazione tradizionalmente ricorre al legname per riscaldarsi e cucinare. Questo utilizzo, tuttavia, contribuisce in larga misura ad aumentare l’inquinamento dell’aria, specialmente durante la stagione fredda. In che modo i progetti "Renew Heat" e "Wood Key" possono affrontare e risolvere questo problema?

L’obiettivo primario è di cambiare l’opinione diffusa per la quale il ricorso al legno quale combustibile sia negativo per l’ambiente, dimostrando attraverso dei progetti pilota che il più vecchio combustibile rinnovabile conosciuto non solo può ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma può anche contribuire a sviluppare l’economia locale, se utilizzato in maniera sostenibile.

Incoraggiare una transizione energetica regionale basata sull’utilizzo sostenibile delle biomasse legnose promuove direttamente non solo la protezione ambientale e il rafforzamento dell’economia locale e regionale, ma anche la sicurezza energetica nella zona transfrontaliera. Considerato l’utilizzo ancora inefficiente e tradizionale del legno a livello domestico, decisamente non sostenibile, costoso e inaccettabile dal punto di vista ambientale, entrambi i progetti puntano a cambiare le concezioni che ruotano attorno all’utilizzo quotidiano delle biomasse legnose attraverso una serie di attività promozionali ed educative.

Oltre alla questione ambientale, le due iniziative si ripropongono di sviluppare un mercato regionale competitivo che utilizzi le risorse presenti sul territorio. In che modo?

Uno degli obiettivi principali di entrambi i progetti era la promozione dell’imprenditorialità nel settore del teleriscaldamento, cioè l’implementazione di un modello contrattuale di vendita calore, attraverso il quale investitori privati hanno la possibilità di ricostruire il locale caldaia di un edificio pubblico e di prenderlo in gestione, preservando la proprietà pubblica dell’immobile.

Nel progetto "Renew Heat", il primo passo dopo la ristrutturazione è stato quello di consegnare i locali caldaia ricostruiti alla gestione dei fornitori del servizio. A questo scopo, è stato annunciato un appalto pubblico per la selezione di un gestore, con il quale è stato firmato un contratto biennale. In questi due anni di tempo il gestore ha amministrato interamente il locale caldaia e si è preso cura dei servizi annessi, compresi gli eventuali interventi, il reperimento della biomassa legnosa e la vendita dell’energia termica ad un ente pubblico.

Anche nell’ambito del progetto "Wood Key" si è ricorso ad un modello di vendita del calore a contratto, ma con alcune innovazioni in termini di approccio e complessità. La competitività stessa del mercato regionale è stata stimolata attraverso la possibilità di concludere un contratto pluriennale per la fornitura di energia termica da biomassa tra il cliente – per esempio, le istituzioni pubbliche – e il fornitore del servizio, un investitore privato.

Il progetto "Renew Heat" si è concluso nel 2018. Quali sono stati i principali obiettivi raggiunti?

Sono state installate (e sono attualmente in uso) 3 caldaie a biomassa con una capacità complessiva di 0.875 MW, rispettivamente nella scuola superiore Duga Resa (Croazia), nel centro culturale e nel centro sportivo di Cazin (Bosnia Erzegovina). Sono stati quindi siglati 3 contratti per la fornitura di calore (uno in Croazia, due in Bosnia Erzegovina) ed è stata varata una strategia per aumentare l’uso della biomassa a fini energetici. Si tratta di risultati che continuano ad essere utili non solo per gli utenti finali, ma anche come base per lo sviluppo e la pianificazione di nuovi progetti. 

Il progetto "Wood Key" è la naturale prosecuzione del precedente, e terminerà in questi mesi. Qual è il bilancio conclusivo di questa seconda esperienza? In futuro assisteremo ad altri progetti simili guidati da REGEA?

Abbiamo allargato le partnership attive, aggiungendo alla collaborazione transfrontaliera tra Croazia e Bosnia Erzegovina anche il Montenegro. Si sono poi realizzati 3 locali caldaia appartenenti a tre enti pubblici differenti situati nei tre diversi paesi coinvolti, con una capacità complessiva di 1.8 MW, per un totale di 4.9 milioni di kune di investimento. Oltre all’investimento in sé, sono state implementate o sono ad una fase di realizzazione molto avanzata tutta una serie di attività, che vanno dai contratti per la vendita di energia termica al trasferimento di conoscenze mediante dei corsi di formazione, dall’educazione dei ragazzi alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle fonti di energia rinnovabile e sull’efficientamento energetico.

In 5 locali caldaia di istituti scolastici croati, alimentati con olio combustibile, sono stati installati dei calorimetri, con lo scopo di raccogliere dei dati accurati sul consumo di energia termica. Sono stati effettuati 10 studi di investimento in tutti e tre i paesi coinvolti, che costituiranno la base per futuri progetti di costruzione/ricostruzione di caldaie a biomassa. Questi programmi sono collegati alla piattaforma di investimento sviluppata sul sito del progetto, che serve anche a restare informati sullo status dei vari progetti, a calcolare il rapporto costi-benefici del passaggio alle energie rinnovabili e ad analizzare gli studi esistenti. Il progetto ha anche sviluppato una Strategia per incentivare l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile nell’area transfrontaliera. Tutti questi risultati costituiscono una solida base per futuri progetti già in preparazione.

Entrambi i progetti sono cofinanziati dall’UE all’interno del programma INTERREG, che si prefigge di favorire uno sviluppo equilibrato delle diverse regioni europee, senza che i confini siano di ostacolo. Quanto è importante, dal punto di vista di REGEA, la cooperazione transfrontaliera?

Sono un esempio eccellente di come si possa incoraggiare uno sviluppo armonioso delle regioni europee, precisamente perché si rivolge in particolare a paesi limitrofi all’UE, con i quali ogni collegamento e cooperazione è di vitale importanza economica e politica. Dato che si tratta di stati economicamente meno sviluppati che cercano di allinearsi agli standard europei, e dato che la questione ambientale non conosce confini, è necessario che attraverso questo tipo di cooperazione si incoraggi il loro sviluppo e si consolidino queste collaborazioni.

Un punto importante del progetto è stato il trasferimento di conoscenze da REGEA ad altre realtà in Bosnia. Come è avvenuto?

Il trasferimento di conoscenze si è rivelato abbastanza semplice, grazie al fatto che entrambi i progetti potevano vantare collaborazioni eccellenti con tutti i partner, e che questi stessi partner sono intensamente coinvolti nel lavoro con la comunità locale e con il mondo dell’imprenditoria. Sono gli imprenditori stessi che spesso si adoperano a favore del trasferimento delle conoscenze e degli standard europei sulla qualità del lavoro al loro settore.

In che misura il progetto è riuscito a coinvolgere il mondo dell’imprenditoria, dell’agricoltura e dei piccoli proprietari di appezzamenti boschivi? Il circolo virtuoso così creato sarà in grado di sostenersi autonomamente dopo la fine del progetto?

I progetti hanno raggiunto un eccellente livello di cooperazione con la comunità imprenditoriale locale in tutti e tre i paesi, e alcune collaborazioni hanno riguardato entrambi i progetti. Sono state stabilite solide e chiare fondamenta affinché la cooperazione prosegua, prima di tutto attraverso il trasferimento di conoscenze ed esperienze, in secondo luogo mediante la formazione e la realizzazione dei progetti stessi.

Come possono le biomasse legnose di origine forestale contribuire alla de-carbonizzazione della regione? Oltre al guadagno in termini ambientali, vi è un risparmio anche in termini economici per le comunità locali?

Tutte le statistiche europee pertinenti evidenziano che una quota significativa di calore e elettricità vengono prodotti da biomasse – è così adesso e lo sarà nel prossimo futuro. Oltre al significativo contributo in termini di bilancio energetico, la produzione di energia dalle biomasse ha molte altre ricadute, per esempio in termini occupazionali (creazione e mantenimento di posti di lavoro), aumentando l’attività economica locale e regionale, generando redditi supplementari nell’agricoltura, nella silvicoltura e nell’industria del legno attraverso la vendita di biomassa combustibile.

Ricorrere all’energia da biomassa, invece di sborsare ingenti quantità di denaro per l’acquisto di combustibili fossili, significa mantenere le risorse all’interno della comunità locale (ciclo investimenti-guadagni-tassazione). L’impatto sull’occupazione e gli aspetti socioeconomici citati rappresentano il maggiore vantaggio dell’utilizzo della biomassa rispetto ai combustibili fossili, ma anche rispetto ad altre fonti di energia rinnovabile.

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