Le Unioni Sindacali croate minacciano un nuovo sciopero generale

Rinnovate tensioni tra governo e sindacati sulle modifiche proposte dall’esecutivo alla legislazione sul lavoro

08/03/2003, Drago Hedl -

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Le Unioni Sindacali croate avvertono il governo che organizzeranno uno sciopero generale qualora non venissero accolte le proposte del sindacato sulla legislazione del lavoro. A rendere concreta la minaccia il fatto che le cinque principali organizzazioni sindacali del Paese e molte unioni minori sono ora unite nella richiesta di cambiamenti. Quando il parlamento si è riunito per discutere di questo tema, i sindacati hanno organizzato una grande manifestazione a Zagabria nella piazza Marko, che separa l’edificio del parlamento da quello del governo.
In piazza c’erano circa 6.000 persone, per lo più attivisti sindacali, che hanno annunciato l’intenzione di portare a Zagabria tutti gli iscritti qualora il parlamento non accogliesse le loro richieste. "Emendate voi stessi e non le leggi" c’era scritto sui cartelli, e il presidente delle unioni sindacali indipendenti Davor Juric ha dichiarato:

"Se i deputati accettano le modifiche governative relative alle leggi sul lavoro, la prossima volta non ci saranno 6 ma 60mila persone, e non resteranno in piazza Marko."
I sindacati ritengono che le nuove leggi restringano in maniera significativa alcuni diritti fondamentali dei lavoratori. Hanno presentato le proprie richieste al parlamento in 15 punti, relativi soprattutto ad una migliore applicazione dei diritti sociali e alla preoccupazione per la situazione economica dei lavoratori. Una delle principali richieste prevede che i contratti di assunzione a tempo pieno dovrebbero essere a tempo determinato solo in casi eccezionali. I sindacati lottano anche contro la riduzione del tempo di preavviso per il licenziamento, e contro la diminuzione delle pensioni. Richiedono inoltre migliori indennità di disoccupazione e maggior protezione contro i licenziamenti, specie per i lavoratori più anziani.

Fino ad oggi, il parlamento ha insistito per una legislazione del lavoro restrittiva, affermando di adeguarsi alla legislazione della Unione Europea su tali questioni.
Le dimostrazioni sindacali, e la possibilità di uno sciopero generale, hanno tuttavia portato qualche risultato. Goran Granic, vice presidente della coalizione di sinistra guidata da Ivica Racan, è l’inviato del governo al tavolo negoziale con i sindacati. Ha dichiarato di ritenere possibile una qualche forma di compromesso:

"Il parlamento è disponibile a concessioni su questioni quali i licenziamenti e le pensioni, dal momento che questi temi non modificano l’orientamento di base della legge – ha dichiarato Granic." Tuttavia, se non è possibile arrivare ad un accordo e se i Croati non vogliono cambiamenti immediati nella legislazione sul lavoro, Granic chiederà al governo di ritirare le modifiche.
"In tal caso, un altro governo dovrà preoccuparsi di queste questioni – ha affermato Granic."

Il governo del primo ministro Racan è oggi nuovamente attaccato dai sindacati, dopo aver fatto terminare uno sciopero di un mese dei medici croati tramite la imposizione di un "ordine di lavoro". Ora però ci sono ulteriori conflitti con le unioni sindacali.
Questa volta, tuttavia, la minaccia è più seria. Per la prima volta in Croazia le diverse unioni non soltanto sostengono gli interessi dei propri lavoratori, ma sono uniti nelle richieste, così come sulla parola d’ordine dello sciopero generale.

Vedi anche:

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