Le Pmi in Croazia
Le piccole medie imprese croate, come in tutte le altre economie mondiali, stanno risentendo dell’impatto della crisi finanziaria. In un’intervista con Vesna-Trnokop Tanta, vicepresidente della Camera di commercio croata, analizziamo l’attuale stato di salute dell’imprenditoria nazionale
C’è una retorica diffusa nei Balcani in merito al sostegno alle Pmi. In Croazia vi sono misure concrete nei confronti della piccola imprenditoria?
Negli ultimi 2 anni, il governo ha profuso sforzi significativi nel sostenere la competitività e il potenziale imprenditoriale delle Pmi. A tal proposito, vorrei evidenziare il Piano operativo volto ad aiutare le piccole imprese, cui hanno fatto da corollario diversi incentivi, con una particolare enfasi sugli aiuti mirati verso particolari settori da attuare sin da subito.
In Croazia vi è un insieme di istituzioni che si occupa della piccola e media imprenditoria, così come numerose agenzie, camere e associazioni che vanno a creare un programma d’impatto rilevante. Il problema risiede però nel processo di applicazione di tali misure, che solleva un dilemma su una loro reale efficienza. Quest’ultima è una fase che richiede ancora notevoli progressi.
Per quanto riguarda le cosiddette microimprese?
Uno dei maggiori problemi è legato al carico para-fiscale che rappresenta un onere significativo. Qualsiasi tassa o tariffa è alquanto difficile da onorare quando si hanno entrate limitate, e spesso accade che gli imprenditori siano oberati da troppe tasse da pagare.
Qual è l’assoluta priorità per lo sviluppo delle Pmi in Croazia?
La Croazia ha concluso i negoziati per entrare a far parte dell’UE e la Camera di commercio croata (HGK) ha investito molte delle sue energie per far sì che gli standard economici nazionali si avvicinassero a quelli europei. Ad ogni modo, per poter raggiungere una certa competitività, si dovrebbe innanzitutto permettere alle Pmi di superare il principale ostacolo rappresentato dalla crisi finanziaria: l’insolvenza. Per agevolare questo obiettivo servono fondi di finanziamento maggiormente appetibili e flessibili.
Qual è la situazione concernente l’accesso al credito in generale?
In Croazia esiste una rete facente capo al governo ed un’altra appartenente a fondi di investimenti privati. In aggiunta alle iniziative della Banca croata per la ricostruzione e lo sviluppo (HBOR) e l’agenzia croata per le Pmi (HAMAG), il ministero dell’Economia, del Lavoro e dell’Imprenditoria (MINGORP), assieme alle contee della Croazia (županije), ha lanciato un programma regionale per l’assegnazione di sussidi. L’attuazione del nuovo programma ‘JJP’ è tuttora in corso, ed è finalizzato a identificare, per poi finanziare, i progetti imprenditoriali maggiormente promettenti, mediante fondi di capitale di rischio. Ci sono molte speranze per quest’ultimo programma.
E i maggiori intoppi a livello burocratico?
Molto è stato fatto in Croazia, anche se non ci si può ancora dichiarare soddisfatti in tal senso, e molte procedure per lo snellimento della burocrazia sono ancora da portare a termine. Tuttavia, passi in avanti sono stati registrati nello sviluppo di un sistema di connessione elettronica interna tra le principali istituzioni per aiutarle a scambiarsi informazioni tramite una singola banca dati che, tra i diversi aspetti positivi, presenta una sostanziale scrematura di lavoro di tipo “cartaceo”.
Le Pmi possono realmente organizzarsi tra loro?
Gli imprenditori possono contare su diversi strumenti per promuovere i loro comuni interessi. Il principale tra questi è rappresentato dalle loro camere di commercio di riferimento. Nel caso dell’HGK, ci si può rivolgere alle sue associazioni e comunità. Esistono anche altre organizzazioni oltre a queste. Con sempre più frequenza, gli imprenditori promuovono i loro interessi economici per mezzo di gruppi. La formazione di tali entità è stata inoltre recentemente appoggiata dalla Strategia per il raggruppamento dell’economia croata.
Ad ogni modo, gli imprenditori non fanno uso di tutti gli strumenti di cui possono disporre, in parte perché sono già troppo impegnati nella lotta per la sopravvivenza e in parte a causa di un deficit di informazione. L’HGK ha pertanto convogliato ulteriori energie su questo aspetto, creando per esempio il Centro per il Business Informatico, che rappresenta un punto d’informazione comune per le richieste degli imprenditori.
Di cosa crede che necessitino in prima istanza le Pmi affinché possano aumentare in competitività?
Pongo rapidamente in evidenza alcune delle priorità: innovatività, per iniziare bisogna avere un prodotto, un servizio o una tecnologia innovativa; competitività, un prodotto deve essere competitivo in rapporto al suo prezzo, disponibilità, design, confezione; marketing, l’investimento nel marketing rappresenta una delle principali e necessarie spese; il marchio dell’azienda, sebbene ciò sia da includere all’interno del marketing, voglio porre un particolare accento sulla reputazione e la storia della compagnia, poiché, come è noto, la reputazione è difficile conquistarla ma altrettanto facile perderla.