Le nuove sonorità di Laka
Elvir Laković, in arte Laka, ha rappresentato la Bosnia Erzegovina all’Eurosong Contest Festival di Belgrado 2008. La sua musica, un rock-pop sperimentale, accompagnata da esibizioni molto teatrali, supera gli schemi e sperimenta nuove sonorità
Di Francesca Rolandi, Monika Piekarz e Andrea (Paco) Mariani
Quando hai iniziato a suonare? Qual è la storia della tua carriera?
Tutto è iniziato quando ero un ragazzino e mio padre mi regalò la mia prima chitarra. Non avevo mai studiato musica, così ho iniziato come autodidatta, un po’ per scherzo, un po’ per passione. Fino a quando qualche anno fa, mentre suonavo ad un festival locale a Goražde, la mia città natale, un produttore legato ad un’emittente televisiva mi ha notato, e mi ha proposto di andare a Sarajevo per incidere il mio primo album. Posso dire che la mia carriera iniziò ufficialmente quella sera. Ricordo ancora come fosse ieri la canzone che stavo suonando al festival. È una canzone che tutt’oggi amo suonare durante i miei concerti. S’intitola "Malo sam se razočaro" (Ero un po’ deluso).
Come descriveresti la musica che suoni?
Non saprei. Tenendo presente che non ho mai frequentato un conservatorio, credo che la mia musica possa essere definita come un rock-pop sperimentale. Cerco sempre di evadere dagli schemi classici della musica, almeno come viene insegnata a scuola. Amo pensare di essere un artista che tenta di superare gli schemi e sperimentare nuove sonorità, nuovi percorsi. Provo a definire la mia musica come rock, ma il confine con il pop è molto sottile. Sicuramente fonte di ispirazione per me sono stati personaggi come David Bowie o i Radiohead.
Nei tuoi videoclip e concerti emerge un particolare rapporto con l’immagine. Puoi provare a descriverlo? Possiamo definire questo rapporto influenzato dal teatro?
Si, è vero, mi piace molto l’improvvisazione teatrale. Mi piace associarla alla mia musica, specialmente quando suono dal vivo. Amo il teatro, anche se non l’ho mai praticato; amo mescolare tecniche teatrali, come per esempio l’arte del clown o quella delle marionette. Molte persone sostengono che i nostri spettacoli siano un misto tra queste due arti. Mia sorella Mirela ricopre un ruolo fondamentale in questo. È diventata una componente importante delle nostre performance, oltre ad essere la mia manager e la back vocalist. Ė parte della scenografia sul palco. Come me d’altronde!
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Quale tipo di musica influenza la tua produzione artistica? Le influenze musicali arrivano dall’estero o da questa regione?
Rispetto al contesto regionale sicuramente, come molti artisti qui, sono nato sulle ceneri della scena rock-new wave anni ’80 jugoslava. Tra i gruppi che mi hanno ispirato ci sono i belgradesi Ekaterina Velika e Šarlo Acrobata, nonché i sarajevesi Zabranjeno Pušenje. Rispetto alle influenze che arrivano dall’estero sicuramente, come ho detto prima, i miei gruppi o musicisti di riferimento sono Bowie, Radiohead, ma anche Bjork e U2.
Parlando dell’attuale scena musicale di Sarajevo, come giudicheresti la situazione rispetto ai suoi aspetti positivi e negativi?
Credo che anche qui viviamo un problema comune alla scena musicale di ogni città: solo chi vende dischi ha davvero la possibilità di esprimere la propria arte senza dover scendere a compromessi. Purtroppo il mercato discografico è controllato e diretto dal denaro, e questo ha inevitabilmente delle ripercussioni negative sulla libertà di espressione artistica. Ma credo sia lo stesso in tutto il mondo.
Nel mio piccolo quello che posso fare è continuare per la mia strada, scrivere canzoni e musica. Non è facile, ma nemmeno impossibile. Per quanto riguarda la scena musicale qui, credo che finalmente la situazione stia migliorando e che qualcosa stia cambiando. Certo la situazione non è ancora idilliaca, ma ci sono molte novità positive.
Rispetto al mercato discografico come descriveresti la situazione in Bosnia Erzegovina?
Purtroppo anche qui riemerge il problema del denaro. Come in ogni paese le case discografiche ti danno carta bianca se sanno che puoi vendere molti album. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, posso dire che è molto difficile in Bosnia vendere il proprio prodotto musicale, e molto spesso è più facile venire a contatto con la gente comune tramite le performance dal vivo.
A questo riguardo le mie tournée e il mio mercato discografico coprono principalmente tre paesi: Bosnia, Croazia e Serbia. Sicuramente anche la mia partecipazione alla competizione Eurovision 2008 di Belgrado mi ha aiutato a portare la mia musica anche in altri paesi della ex Jugoslavia. Non dimentichiamoci che parliamo la stessa lingua e questo inevitabilmente aiuta i gruppi musicali della regione a muoversi anche nei paesi vicini.
Rimanendo su questo aspetto credi che si possa parlare di una scena musicale comune per i paesi dell’ex Jugoslavia?
Come dicevo prima, sicuramente la lingua comune aiuta questo processo, ma d’altra parte non possiamo essere così ottimisti: nella situazione attuale l’esistenza di diversi stati significa anche avere diversi mercati discografici delineati da confini che spesso non si riescono a superare.
Io per esempio riesco a vendere i miei dischi in Bosnia, Croazia e Serbia, ma con tre etichette diverse.