Le due Croazie

Migliaia di operai sono scesi in piazza a Zagabria spinti dall’ondata di rincari e dai bassi stipendi. La protesta minaccia il governo Sanader, che deve far fronte a disoccupazione, corruzione e paghe inferiori alla media continentale. Solidarietà dei lavoratori europei

17/04/2008, Drago Hedl - Osijek

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La manifestazione dei lavoratori a Zagabria

"Signori al governo, oggi chiediamo dei cambiamenti, la prossima volta chiederemo il cambiamento del governo". Questo è stato il messaggio principale della grande manifestazione operaia di sabato scorso nel cuore di Zagabria, a cui hanno partecipato più di 50 mila persone per il diritto a migliori condizioni di vita. Si tratta della più grande manifestazione di lavoratori negli ultimi 10 anni, provocata dall’ondata di rincari, aumento dell’inflazione e stipendi troppo bassi.

Mentre la paga media nell’UE è di 2.240 dollari circa 1.400 euro, ndt, in Croazia è di soli 678 euro. Con tale stipendio, in base ai calcoli dei sindacati, è possibile coprire appena 86,73 delle spese mensili, vale a dire che alla famiglia media croata mancano circa 90 euro per poter soddisfare i bisogni minimi. A questi 1.000 euro annui in meno è possibile ovviare soltanto con l’indebitamento, così che ogni croato alla fine dello scorso anno doveva alle banche più di 3.000 euro. Questa è naturalmente la media, perchè l’indebitamento di coloro che hanno entrate mensili fisse, tra occupati e pensionati, alla fine dello scorso hanno si aggirava attorno ai 5.400 euro.

L’immagine della piazza principale di Zagabria di sabato scorso era radicalmente diversa da quella che la settimana precedente, sempre dalla capitale, ha fatto il giro del mondo. Soltanto alcune centinaia di metri più in là, sabato 5 aprile, quasi 3.000 cittadini prescelti, che si sono potuti avvicinare soltanto con i lasciapassare, hanno acclamato entusiasti il premier Ivo Sanader il quale, dalla piccola piazza situata tra il palazzo del governo e il parlamento, si è rivolto loro in compagnia del presidente americano George Bush. Questa immagine di una Croazia idilliaca è stata sostituita, soltanto una settimana più tardi, da un gruppo 15 volte più numeroso di lavoratori scontenti.

Sanader e il suo governo, a 100 giorni dall’inizio del secondo mandato, sono ora il bersaglio della violenta esplosione del malcontento dei lavoratori. Ogni qual volta veniva pronunciato il suo nome, o quello di qualche suo ministro, la piazza esplodeva in forti fischi e urla di disapprovazione.

"Non abbiamo una Croazia ma due, profondamente divise in poveri e ricchi. La Croazia si camuffa in feudi di questi ultimi, ma noi non accetteremo di essere i loro servi della gleba", ha detto uno dei rappresentanti sindacali, organizzatori della protesta operaia.

"Siamo stati spinti qui dalla disperazione. Siamo stanchi della lotta per la sopravvivenza quotidiana. Voglio chiedere al nostro premier e ai ministri se ai loro figli, come ai miei due, manca la frutta e se sono desiderosi di mangiare della carne" ha detto un’operaia che è venuta alla manifestazione da Slavonski Brod città della Croazia orientale a circa 200 km da Zagabria, ndt. La sua paga è significativamente inferiore alla media e il marito è una delle 255.491 persone che a marzo di quest’anno erano senza lavoro. Benché in base ai dati statistici, rispetto all’anno precedente, il numero dei disoccupati sia diminuito del 12,4%, rimane sempre due volte più alto del tasso di disoccupazione dei paesi dell’UE.

Anche se il governo ha reagito pacificamente alla protesta, in modo completamente diverso rispetto all’ultima grande manifestazione operaia del 1998, quando si giunse ad uno scontro tra dimostranti e polizia, tuttavia non è tranquillo. Il premier Ivo Sanader, a cui sicuramente non è piaciuto sentire le urla dei dimostranti giunti sulla piazza principale di Zagabria per "cacciare i furfanti dal governo", ha affermato che la protesta operaia è "legittima" e che il suo governo è consapevole degli "alti prezzi e delle basse paghe".

"Posso dichiarare che con l’approvazione della legge sulle paghe minime, con il controllo dei prezzi e con altre misure, procederemo per risolvere questi problemi", ha dichiarato Sanader. In realtà sa bene che queste misure non possono risolvere il problema. Gli analisti economici avvertono che la crescita dell’economia croata sta rallentando, che l’esportazione è insufficiente, lo Stato è troppo costoso, e il debito con l’estero (che alla fine dello scorso anno ammontava a 33 miliardi di euro) costituisce un peso eccessivo per un’economia debole.

Sanader è altresì consapevole che le ultime grandi manifestazioni operaie tenutesi nel 1998 portarono presto alla caduta del governo allora in carica. Per questo motivo la proclamazione di uno sciopero generale, minacciato dai sindacati se la situazione non migliora, costituisce un serio avvertimento.

Gli analisti pongono l’attenzione sul fatto che uno dei più scottanti problemi croati è la corruzione diffusa, che impedisce un significativo ingresso nel Paese di investimenti stranieri. Il governo la combatte solo a parole, senza prendere seri provvedimenti per reprimerla. La corruzione è stata nominata anche alla protesta dei lavoratori: viene richiesto al governo che negli affari di corruzione, scoperti quotidianamente dai mezzi di comunicazione, non ci si fermi solo ai pesci piccoli, ma che anche quelli grandi finiscano in prigione. Per ora queste azioni non sono state intraprese, benché l’attenzione al coinvolgimento di alti funzionari in affari di corruzione arrivi anche da parte degli uffici più alti, in particolare da quello del Presidente della Repubblica. Il presidente Mesić, un mese fa, ha fatto riferimento ai dubbi affari nel rifornimento delle attrezzature militari, ma non è stato preso alcun provvedimento. Probabilmente è per questo che i sindacati non hanno accettato l’offerta di Mesić, intenzionato a parlare alla loro manifestazione, ritenendo di non aver bisogno di tale sostegno.

Invece, i lavoratori croati hanno ricevuto il supporto dei loro colleghi europei. I rappresentanti sindacali e i lavoratori di molti paesi europei, inclusa l’Italia, hanno portato i loro saluti. Gli applausi maggiori sono andati ai rappresentanti del leggendario Solidarnosc polacco, giunti sulla piazza principale di Zagabria per dare il loro sostegno.

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