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Le donne, prime vittime del traffico di esseri umani
Lo sfruttamento sessuale è il destino più comune che attende le donne coinvolte nel traffico di esseri umani nei paesi dell’Ue. E lo scarso livello di cooperazione giudiziaria tra i paesi membri non aiuta a combattere questa piaga
(Pubblicato originariamente da Voxeurop.eu)
Il fenomeno del traffico di esseri umani abbraccia diversi tipi di sfruttamento, riscontrabili in ambito lavorativo o nei servizi forzati – tra i quali l’accattonaggio, pratiche simili alla schiavitù, l’impiego in attività criminali o l’espianto di organi – e colpisce in particolar modo le donne, oggetto soprattutto di sfruttamento sessuale.
Fra le vittime del traffico di esseri umani, una percentuale che sfiora l’80% è composta da donne e bambine. Emerge da alcuni dati resi noti dalla Commissione europea a maggio 2016che indicano come oltre 15800 persone nell’Ue sono state vittime fra il 2013 e il 2014 del traffico di esseri umani, di cui il 76% erano donne e il 21% minori. Lo sfruttamento sessuale sarebbe alla base del 67% dei casi di trafficking, seguito dallo sfruttamento lavorativo (21%). A ciò va aggiunto che la maggior parte delle vittime identificate e i presunti trafficanti di esseri umani dell’Ue sono cittadini di stati membri Ue.
La strategia
L’Ue si è dotata di una strategia per lo sradicamento del traffico di esseri umani, sviluppata fra il 2012 e il 2016, con quaranta diverse misure volte a combattere il fenomeno, e di un coordinatore europeo con il compito di monitorarne l’evoluzione.
In occasione della Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani lo scorso 18 ottobre, il Parlamento europeo ha emesso un comunicato che descrive l’ampiezza di questo fenomeno globale. Il documento riporta che oltre venti milioni di persone in tutto il mondo sono state coinvolte in questo traffico. Quanto alla situazione nell’Ue, si sottolinea che si tratta di "un crimine molto lucroso". I paesi più colpiti dal traffico di esseri umani nell’Ue sarebbero la Romania, la Bulgaria, i Paesi Bassi, l’Ungheria e la Polonia.
Cooperazione giudiziaria
Il traffico di esseri umani coinvolge anche un aspetto di sicurezza e cooperazione giudiziaria, precisa Mirentxu Jordana Santiago, professoressa dell’Università Autonoma di Barcellona, in uno studio sul tema, in cui si afferma che la protezione delle vittime del traffico di esseri umani nell’Ue in questo ambito "presenta ancora numerose lacune". E questo perché "la dimensione multilaterale del traffico di esseri umani rende difficile il compito delle autorità nazionali, e si traduce all’atto pratico in un numero limitato di incriminazioni e processi, peraltro frammentari, che perpetuano l’impunità di questi reati", afferma Santiago.
Di fronte a questo problema, "l’Unione scommette su un approccio integrato delle indagini, che prevede di esplorare le potenzialità della cooperazione giudiziaria penale, ambito nel quale Eurojust, l’unità di cooperazione giudiziaria in materia penale dell’Unione, svolge un ruolo importante", conclude la ricercatrice.
Cosa significa sfruttamento sessuale?
Lo sfruttamento sessuale è il fine principale della tratta delle donne. Secondo un rapporto commissionato dal Parlamento europeo, la maggioranza delle prostitute in Europa sono immigrate e una su sette è vittima della tratta, in base alle stime più prudenziali, ma in alcuni stati si arriva a percentuali che oscillano fra il 60% e il 90%.
"Gli studi confermano una relazione diretta fra la liberalizzazione del mercato della prostituzione e un incremento del traffico di esseri umani dedicato allo sfruttamento sessuale, e tale liberalizzazione non facilita l’applicazione della legge nella lotta al fenomeno", sostiene lo studio.
È evidente quindi che il problema dello sfruttamento sessuale e della prostituzione è affrontato secondo ottiche molto diverse nell’Ue, passando dall’approccio regolatore praticato dalla Germania e dai Paesi Bassi, che secondo lo studio "aumenta il flusso della tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale", per arrivare all’approccio abolizionista, come nel caso della Svezia, l’unico Paese che, penalizzando i clienti delle prostitute, "sembra aver ridotto in maniera efficace la domanda e aver trovato un deterrente per i trafficanti" di esseri umani. Un ampio ventaglio di misure che non facilita la messa in pratica di politiche comuni negli stati membri dell’Ue e che pertanto ne riduce l’efficacia.
Una considerazione confermata dall’esperta Miriam Benterrak, consigliera tecnica della Delegazione del Governo spagnolo per la Violenza di Genere, che afferma che "dal punto di vista delle politiche europee il problema del traffico di esseri umani viene affrontato, ma non c’è una definizione condivisa di sfruttamento sessuale". Benterrak aggiunge che "il Parlamento europeo, al di là della sua azione legislativa, ha deciso di promuovere altre iniziative che cercano di creare una corrente di pensiero o sollecitare un reazione rispetto a temi attorno ai quali non c’è consenso internazionale e uniformità di regolamenti nei diversi paesi, sebbene la prostituzione sia il destino principale che attende le vittime del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale".