Lazarat la capitale della marijuana albanese

Secondo la polizia italiana, in Albania ci sono centinaia di piantagioni di marijuana da esportazione. Uno dei più conosciuti centri di produzione è il villaggio di Lazarat, dove la coltivazione rappresenta un’importante forma di sostegno al reddito dei contadini

08/10/2013, Cecilia Ferrara -

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Piante di marijuana (foto albanianews

A luglio la Guardia di Finanza di Bari e di Lecce ha intercettato un carico di una tonnellata di cannabis arrivata sulle coste salentine con un motoscafo. Dopo un inseguimento i finanzieri hanno catturato e arrestato i trafficanti, due cittadini italiani e due cittadini albanesi. All’inizio di agosto il Reparto Aereo-navale delle Fiamme gialle, in un’operazione congiunta con le forze di polizia albanesi, ha pubblicizzato i risultati di mesi di ricognizioni aeree condotte nell’entroterra albanese che svelano la presenza di 500 piantagioni di marijuana per una produzione ipotizzabile di 1000 tonnellate di cannabis che avrebbero un valore al dettaglio di 4,5 miliardi di euro. 

L’Albania si è guadagnata negli ultimi vent’anni il titolo di Afghanistan d’Europa per la produzione di marijuana. Un titolo molto giornalistico a dire il vero poiché secondo dati dell’EMCDDA (European Monitoring Center for Drugs and Drug Addiction) la maggior parte di cannabis, sotto forma di resina, arriva nel vecchio continente dal Marocco e dall’Afghanistan, quello vero, e dal Libano. Per quanto riguarda l’importazione di marijuana, cannabis sotto forma erbacea, invece arriva in Europa tramite Grecia e Italia principalmente dall’Albania. (vedi il report del 2012

“Il fatto è che la  marijuana è ingombrante – spiega a OBC il colonnello del ROAN (Reparto Operativo Aeronavale) di Bari  Amedeo Antonucci –  l’Albania è uno dei più grossi produttori in Europa. È  naturale che il Salento e la Puglia in generale siano l’approdo più facile. L’esportazione viene o via mare o via frontiera nascosta nei camion in mezzo ad altre merci”. 

Il mezzo più veloce e semplice è però ancora il fatidico motoscafo che attraversa il Canale d’Otranto e si dirige soprattutto nel leccese o nel brindisino. In genere sono gommoni o piccole barche anche se più recentemente risultano imbarcazioni più grosse, tipo yacht rubati in Grecia. “Poco tempo fa è stato fermato un 10 metri con motore di 250 cavalli con matricola greca – racconta il colonnello – Questo anche perché fino a poco tempo fa c’era la moratoria per i cittadini albanesi che non potevano utilizzare privatamente imbarcazioni veloci (in vigore dal 2005 al 2013 ndr.).

Aumento dei sequestri di cannabis

Secondo gli inquirenti gli sbarchi che avvengono nel leccese sono effettuati da gruppi autonomi albanesi, mentre più a nord a Bari e Brindisi chi arriva deve per forza avere accordi con il crimine organizzato locale. Ma dalla percezione dei finanzieri, nonostante le operazioni congiunte con l’Albania, non sembra che ci siano grandi cambiamenti se non un leggero incremento dei sequestri e quindi di importazione. “Nel 2012 abbiamo sequestrato 7 tonnellate in mare. Ad oggi nel 2013 siamo tra le 4-5 tonnellate se continua così si potrà parlare di un aumento di sequestri” . 

Dall’altra parte del canale d’Otranto invece l’aumento è già stato registrato. Secondo l’International Narcotics Control Strategy, il rapporto pubblicato annualmente dal governo USA, l’Albania ha visto un incremento del 175 per cento dei sequestri di cannabis nel 2012 rispetto all’anno precedente, ovvero la polizia albanese ha sequestrato 21.2 tonnellate di marijuana. Questo viene letto dagli analisti sia come uno sforzo maggiore delle autorità locali messe sotto pressione dall’UE, sia come un aumento della produzione. Le notizie ad inizio agosto della scoperta delle 500 piantagioni sembrano confermare quest’ultima ipotesi. 

Lazarat, la capitale della marijuana

L’area esaminata dalla Guardia di Finanza è quella meridionale del Paese delle aquile, attorno a Girocastro.  Là si trova la capitale della cannabis albanese: il famigerato villaggio di Lazarat. 

In una zona montuosa a 30 chilometri dal confine greco, con una popolazione di circa 3.000 abitanti, Lazarat gode ormai di una fama internazionale di capitale della marijuana, al di fuori del controllo delle autorità albanesi.

La leggenda si è rafforzata dopo che due ragazzi olandesi hanno fatto un video del loro viaggio in Albania con una interessante tappa nel paesino, dove hanno potuto filmare centinaia di piante di cannabis raccontando nella scena successiva, completamente fumati, di come ci fossero piante di marijuana in tutto il paese, di come gli avessero regalato 4 o 5 grammi, di tutta la famiglia che lavora le piante e dei bambini che per andare a scuola camminavano tranquillamente nei campi di cannabis. Secondo l’ultima operazione di sorvolo della Guardia di Finanza a Lazarat ci sarebbero 319 ettari coltivati a cannabis. 

Ma anche questa scoperta è difficile che porti ad un cambiamento come ci spiega Gijergi Erebara giornalista albanese per il quotidiano “Shqip” e Balkan Fellow per Balkan Investigative Reporting Network: “Non c’è nessuna  volontà di entrare a Lazarat e distruggere le piante perché la polizia ha paura che potrebbe scoppiare una guerra. La coltivazione di marijuana in queste dimensioni inficia la capacità del governo di avere il controllo del territorio e di instaurare il pieno stato di diritto”.

Ed una guerra a bassa intensità sembra già essere in atto. Nel 2007 la polizia uccise un sospetto trafficante di Lazarat e poco dopo la stazione di polizia di Girocastro venne data alle fiamme. Per calmare la situazione dovettero intervenire le forze speciali. E visto che la polizia non può entrare, periodicamente taglia i rifornimenti: blocca l’afflusso di acqua – la cannabis ha bisogno di molta irrigazione – e blocca i pendolari che vanno quotidianamente a lavorare nell’area. 

Un piccolo business

“Lazarat è diventato un simbolo – continua Erebara – io ci sono andato due anni fa, ho parlato con il sindaco, è tutto perfettamente alla luce del sole. E francamente non penso che tutta questa marijuana sia coltivata senza connessioni politiche. Abbiamo una morsa della criminalità organizzata molto forte sul paese e politicamente connessa, ma a parer mio la marijuana è un piccolo business. La maggior parte dei soldi che vanno alla criminalità organizzata sono soldi pubblici, appalti, corruzione. Anche le cifre che sono state pubblicate dalle autorità italiane e albanesi per questo ultimo monitoraggio dell’area Lazarat a mio avviso sono troppo alte: prima di tutto si tratta di una zona montuosa ed è difficile che si trovino 300 ettari come dichiarato dai comunicati stampa; dall’altra parte se cifre così grosse arrivassero in questa zona dell’Albania, in qualche maniera si dovrebbero vedere da case a auto di lusso, ad altri tipi di investimenti. E non sembra questo il caso”.

Ma chi controlla questo traffico a Lazarat? “Si tratta di una situazione particolare, Lazarat è un villaggio albanese circondato da villaggi della minoranza greca. C’è da anni una battaglia di influenza dei partiti albanesi e greci per il controllo del confine. Ma in genere Lazarat è una roccaforte della destra, del Partito Democratico. Per questo dal 1997 al 2005, durante il governo socialista, la polizia e il governo erano accusati di terrorizzare il paese non per questioni di controllo del territorio, ma per questioni politiche. Ci furono dei tentativi di entrare da parte della polizia, sempre finiti con scontri armati. Lazarat era diventato il luogo dove si nascondevano i latitanti e dove la cannabis poteva essere coltivata liberamente. Dal 2005 con il Partito democratico al governo, Lazarat era ancora di più un luogo sicuro”.  

La cannabis non si coltiva solo a Lazarat. Il villaggio è diventato un simbolo, per la sfrontatezza con cui viene coltivata, ma anche in molte altre parti dell’Albania, spesso in boschi o luoghi nascosti, vi sono campi di cannabis. E spesso sono trasportate dai muli, che riconoscono da soli la strada di andata e di ritorno. Vengono mandati da soli verso il confine greco e se vengono beccati dalla polizia sarà difficile che li si arresti. Sicuramente c’è stato un impegno del governo albanese a ridurre questa produzione, come dimostrano le oltre settecentomila piante sradicate dal 2005 ad oggi (fonte EMCDDA) e dall’aumento dei prezzi ("Dieci anni fa – racconta Erebara – un kg di cannabis costava 20 dollari dieci volte meno di oggi"). 

Secondo l’EMCDDA la coltivazione di marijuana inizia in Albania in maniera estesa negli anni Novanta. Già dal 1992, quando la legge divenne più restrittiva in Grecia, la produzione si spostò in Albania ed ex Jugoslavia.  Dal 1993 in poi, grazie a semi provenienti da Grecia e Turchia tutti i contadini iniziarono a coltivare. Oggi a Lazarat sembra che stiano mettendo a punto delle tecniche di alta tecnologia agricola, serre per far crescere le piante in primavera prima di piantarle sul terreno.

“L’Albania però non è l’Afghanistan – ci tiene a precisare il giornalista albanese – coltivare marijuana non è un modo per sfuggire alla povertà. Ci sono molte altre possibilità, una di queste è andare a lavorare in Italia. È però un modo di fare business, alla grande. Con una pianta sola di marijuana si possono ricavare 1 o 2 kg di cannabis che vale quasi 300 euro, quindi da 4 metri quadri di terreno uno può produrre 300 euro. Mentre mediamente in Albania una attività agricola può rendere 2000 dollari per ettaro all’anno. E  la media di proprietà di una famiglia albanese è di 1 ettaro quindi una famiglia dovrebbe vivere per 2000 dollari l’anno. Per questo molti preferiscono andare in Italia dove guadagnano in due mesi quello che guadagna la famiglia in un anno. Oppure si coltiva la cannabis, che è più semplice e remunerativo, non è troppo rischioso ed è socialmente molto più accettato rispetto ad altre droghe o a traffici illegali come quello di esseri umani. E resta il fatto che 2 kg di cannabis valgono 300 euro tanto quanto una tonnellata di grano”. 

Famiglie mafiose che controllano il mercato della cannabis? “Le famiglie mafiose controllano la politica – risponde amaro Erebara – è più facile rubare milioni di euro dalla costruzione di strade, da appalti pubblici che dalla marijuana”. 

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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