Tra il 13 ed il 14 ottobre scorsi, la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini è stata in vista in Albania, su invito dell’omologo Ilir Meta. Una due giorni intensa, tra incontri istituzionali, riconoscimenti e ritorni nel nordest del paese a ripercorrere i luoghi mai dimenticati del conflitto kosovaro, e qualche contraddizione in tema di lavoro.
Il tour istituzionale
Il primo degli appuntamenti è con il presidente del Parlamento albanese, a cui la Presidente Boldrini consegna un protocollo di collaborazione parlamentare per rilanciare la partnership e dare maggiore concretezza ai già intensi rapporti bilaterali. Nella seguente conferenza stampa, Boldrini sottolinea la dinamicità e lo sviluppo del paese, ribadisce gli eccellenti rapporti tra le due sponde e il sostegno incondizionato dell’Italia al percorso di adesione dell’Albania all’Unione europea. Sull’attualità albanese si scopre più in difficoltà ma si divincola con maestria dalle polemiche sul fiorente traffico di narcotici tra i due paesi riconducendolo, quand’anche impropriamente, alla lotta alla tratta di esseri umani e alla corretta gestione dei flussi migratori.
All’interesse dei giornalisti sulla legge sulla cittadinanza – approvata in Italia alla Camera esattamente un anno or sono e ancora in attesa di essere confermato dal Senato – così come sull’accordo bilaterale Italia-Albania per il riconoscimento dei contributi che garantirebbe una pensione ai rispettivi cittadini residenti nei due paesi – iniziativa già emersa in occasione della visita di Renzi alla fine del 2014 – la presidente non risponde con puntualità, ma punta su un ineccepibile concetto d’inclusione che dovrebbe mettere insieme giovani e anziani.
Grandi consensi e ripetuti applausi a scena aperta hanno accompagnato l’intervento tenuto al Parlamento albanese. La presidente ha ripercorso i capisaldi nei rapporti tra i due paesi, le relazioni eccellenti, la storica amicizia “da alimentare ogni giorno nell’interesse reciproco e dell’intera regione”, la comunità albanese in Italia come esempio di riuscita integrazione e “ponte di unione tra i due paesi”, il patrimonio culturale costituito dalle comunità arbëreshe, la presenza di imprenditori e studenti in Albania, “impensabile fino a pochi anni fa”, il primato italiano negli scambi commerciali, il “pieno e convinto sostegno” dell’Italia alla corsa europea dell’Albania, il fitto scambio di visite tra le autorità, con il presidente della Repubblica Nishani rientrato da Roma il giorno prima.
L’Albania ha bisogno dell’Europa per “completare il suo cammino di modernizzazione e sviluppo economico, mentre l’Europa ha bisogno dell’Albania in qualità di partner nella stabilizzazione di una “regione che ancora oggi è attraversata da pericolose tensioni e rigurgiti nazionalisti”. In tempo di Brexit, Boldrini ha insistito sui valori etici e civili dell’Unione, che non devono essere offuscati dalle regole economiche. Quello dell’Unione europea è un pacchetto unico, ha sottolineato Boldrini, in cui le regole di bilancio non devono far dimenticare gli “ineludibili doveri di solidarietà che l’appartenenza impone”.
L’esperienza durante gli anni del conflitto a Kukës
In tutti gli appuntamenti della visita, Laura Boldrini ha raccontato con genuina partecipazione l’esperienza albanese degli anni 1998-1999, quando in qualità di portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) fu testimone del conflitto che fece riversare nelle difficili aree tra Kukës e Bajram Curri migliaia di cittadini kosovari in fuga dalla guerra. “Nel giro di un’ora, tutti i rifugiati furono prelevati da famiglie che si offrirono di ospitarli. È qui, in questa zona remota dell’Albania, che si assistette ad un grande e commovente esempio di solidarietà. Nonostante le difficoltà materiali che si incontravano in questa regione, considerata la più povera d’Europa,” ricorda la presidente.
Proprio a Kukës, di ritorno dopo quasi vent’anni, Boldrini ha ricevuto dal sindaco Bashkim Shehu la cittadinanza onoraria, in segno di riconoscenza per l’attività svolta durante la crisi umanitaria della fine degli anni Novanta. Per lo stesso motivo, il Presidente della Repubblica albanese Nishani le ha conferito una delle più importanti onorificenze albanesi, intitolata all’eroe nazionale Gjergj Kastrioti Skënderbeu.
Lavoro: tra internalizzazione e delocalizzazione
Fedele al proprio percorso e alla propria parte politica, a differenza di altri ospiti istituzionali, nel corso della sua visita la Presidente Boldrini è tornata spesso sul tema del lavoro. Anzitutto rinnovando il proprio appello a non ridurre la presenza italiana nel Paese delle Aquile al dilagante processo di delocalizzazione, che nel mondo globale indirizza l’imprenditoria verso aree in cui i costi del lavoro e le politiche tributarie rendono più economica l’attività produttiva. “È stato un punto fondamentale nei miei colloqui”, ha dichiarato Boldrini in procinto di rientrare Italia, “non si tratta di partecipare a una corsa verso il basso nella remunerazione del lavoro, ma, al contrario, di concorrere alla crescita umana ed economica di entrambi i paesi”.
In Albania la delocalizzazione produttiva è da tempo croce e delizia dell’economia locale e di un mercato del lavoro caratterizzato da stipendi bassi, pochi diritti e nessuna tutela sindacale, argomenti sui quali il primo ministro Rama punta da anni, per racimolare capitali italiani e tedeschi.
Una competizione che non riguarda più soltanto i lavoratori non specializzati, ma anche quelli di concetto, i laureati, gli ingegneri e ce lo dimostra, ancora una volta, l’appello di Laura Boldrini contro la delocalizzazione, fatto da Tirana, la capitale dei call center italiani.