L’altra città
Due città nello specchio, l’una in Turchia e l’altra in Grecia, Birgi e Dimitsana, ciascuna è "l’altra città". The other town è il pluripremiato documentario della filmaker turca Nefin Dinc sulla paura del diverso, una paura alimentata da una storiografia distorta che genera odio
Una si trova in Anatolia, l’altra tra i monti del Peloponneso. Birgi e Dimitsana, cittadine dai tetti spioventi e camini fumanti, lontane eppure accomunate dagli intrecci della storia, come in un gioco di specchi si riflettono l’una nell’altra.
Dimitsana ebbe un ruolo di primo piano durante la rivolta greca contro l’Impero ottomano nel 1821, mentre quasi un secolo dopo l’esercito greco invase Birgi occupandola per tre anni. Entrambe hanno subito lo straniero invasore, l’eterno nemico; entrambe hanno combattuto per l’indipendenza e hanno imparato a odiare l’altro.
Il ricordo di un passato di guerra è tutt’oggi tenuto vivo, verrebbe da dire con caparbietà, dai libri di scuola e da un ostinato bisogno di rievocazione che viene perpetrato di anno in anno nelle celebrazioni per l’indipendenza, dall’una e dall’altra parte.
The other town, premiato sia all’International Istanbul film festival che al Thessaloniki international documentary film festival, è il racconto di due mondi simmetrici. Nefin Dinc, documentarista turca di formazione anglosassone, prova con questo film ad andare a fondo alle radici di una diffidenza reciproca, intrisa di pregiudizio e non conoscenza dell’altro. Una diffidenza che si autoalimenta e che troppo facilmente si trasforma in ostilità. E lo fa con l’aiuto di chi quelle realtà le porta dentro di sé, entrambe.
Iraklis Millas, sceneggiatore e voce del documentario, greco, nato e vissuto in Turchia, infine trasferitosi nel suo Paese dove ha deciso di far crescere i propri figli, ha trascorso la sua giovinezza sentendosi ripetere la storia del greco invasore che uccide i turchi e ne brucia le case. Ma un giorno i suoi figli di ritorno dalla lezione di storia gli hanno riferito una versione diametralmente opposta. E a quel punto si è sentito chiedere: “Chi ha ragione?”.
The other town è la risposta a questa domanda. Dinc con la sua videocamera accompagna Millas nelle scuole e nei caffè delle due città, tra i vecchi e i giovanissimi, all’interno di due comunità che si conoscono solo attraverso i racconti dei libri di storia. Le due culture che convivono in lui, le due lingue che Millas parla con naturalezza, sono il grimaldello che tenta di scardinare le granitiche certezze degli intervistati. E che qualche volta li lascia senza parole.
“Ho voluto girare questo documentario per mostrare come siamo influenzati da un’istruzione di tipo nazionalistico in tutti e due i Paesi”, ha detto Dinc in un’intervista al sito del Center for media & social impact dell’America university di Washington. “I turchi dicono che i greci con la loro megali idea vogliono espandersi anche in Turchia, e i greci dicono che i turchi li attaccherebbero se ne avessero l’opportunità”.
Durante la lavorazione del documentario, Dinc è rimasta colpita dall’incredibile simmetria delle due versioni. Persino nelle rievocazioni storiche che si svolgono nelle due cittadine nel giorno dell’indipendenza: ricostruzioni in costume in cui il nemico perde sempre, canti patriottici e poesie strappalacrime lette dagli scolari, a cui basterebbe cambiare qualche parola per non sapere più da quale parte provengono.
“Ogni volta che ci si scontra con delle contraddizioni negli eventi è sempre bene indagare. Se una nazione racconta una storia e un’altra ne dà una versione diversa, è plausibile che nessuna delle due abbia ragione. La verità si nasconde spesso negli angoli oscuri e quando dei fatti vengono taciuti puoi scommetterci che qualcosa non va. E questo film è incentrato sulle contraddizioni e sui fatti taciuti”, ha detto Millas al quotidiano greco Athens news.
Ma quello che The other town lascia sottinteso è che Birgi e Dimitsana sono solo una storia di odio etnico come mille altre, e che i loro nomi potrebbero essere quelli di mille altri posti in Europa o nel mondo. Ci sono qui greci contro turchi, ma potrebbero esserci turchi contro armeni, georgiani contro osseti, serbi contro kosovari, moldavi contro russi di Transnistria. L’elenco potrebbe essere infinito. Il pregio dell’opera di Dinc e Millas è forse proprio questo, di mettere in mostra due piccole storie locali che, senza discorsi sui massimi sistemi, spingono a riflettere in scala globale. Ed è per questo che The other town dovrebbe essere una visione per tutti, non solo per coloro interessati alla storia della Grecia e della Turchia.
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