L’albicocca d’oro

Un festival annuale di cinema, arrivato ormai alla sua sesta edizione. Un’occasione unica per l’Armenia di valorizzare la sua produzione cinematografica e rafforzare la cooperazione culturale regionale. Anche con la Turchia

31/07/2009, Kristine Gasparyan - Yerevan

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Dal 12 al 19 luglio scorsi si è tenuto a Yerevan, capitale dell’Armenia, la sesta edizione del festival internazionale di cinema "L’albicocca d’oro". Fondato nel 2004, è divenuto ben presto uno strumento per sottolineare l’importanza della collaborazione regionale e il messaggio che una coesistenza pacifica è possibile. Per questo nel festival vengono presentati lavori che in particolare narrano di temi legati alla commistione di culture, ispirandosi alla stessa collocazione geopolitica dell’Armenia, nei secoli crocevia di diverse civiltà.

Come avvenuto nelle scorse edizioni, anche quest’anno il Festival ha invitato registi da tutto il mondo, tentando di colmare le lacune di cooperazione culturale ancora esistenti, in particolare rispetto ai paesi vicini. Tra le varie iniziative anche la promozione di un forum dedicato alle co-produzioni regionali titolato "Registi attraverso i confini", al quale partecipano fin dal 2005 anche registi turchi.

Il Festival è diviso in due categorie, la competizione internazionale, che comprende lungometraggi e documentari, e una sezione dedicata a film di fiction, animazione e documentari opera di registi e filmmaker armeni o di origine armena. Dal 2005 il direttore del festival è il regista canadese ma di origine armena Atom Egoyan, conosciuto, tra gli altri, per i suoi "Exotica" (1994), "Il viaggio di Felicia" e "Ararat".

Dopo la tradizionale benedizione dell’albicocca, simbolo dell’Armenia, nella chiesa di Surb Zoravor, a Yerevan, ci si è trasferiti al cinema "Mosca" con la proiezione del film "Il primo cerchio" diretto dal francese Laurent Tuel e prodotto da Alain Terzyan. Nei sei giorni successivi sono stati mostrati più di 100 lavori, provenienti da 52 paesi diversi.

"Il primo cerchio" narra la storia di una famiglia armena in Francia, discendente di armeni scampati al genocidio del 1915 in Turchia. Il film ha sollevato molto dibattito in sala e alcuni hanno sottolineato come non abbia descritto in maniera adeguata le sofferenze subite dagli armeni. La parte del protagonista del film, Malakyan, è stata recitata da Jean Reno, che doveva essere presente a Yerevan ma ha poi dovuto rinunciare per la nascita del figlio. Non è il primo film girato all’estero sul genocidio armeno, nel 2007 "L’albicocca d’oro" ha ad esempio ospitato "La masseria delle allodole" dei fratelli Taviani. La ricezione di questi lavori, che trattano un tema particolarmente sensibile, è stata sempre molto controversa da parte del pubblico armeno.

Altro film che ha suscitato dibattito è stato "Taxi: quello va ancora bene", un progetto congiunto di molti giovani filmmaker armeni. Il film mette in luce alcuni aspetti della mentalità armena e la sua proiezione è stata ritenuta dai critici inopportuna per il paese ospitante e denigrante in generale per l’Armenia.

"L’albicocca d’oro" è andata al georgiano George Ovashvili per il suo "L’altra riva". Il film racconta l’impatto del conflitto abkhazo-georgiano sulle vite della gente comune. Il protagonista è un ragazzino di 12 anni che si trova nel mezzo del conflitto ed è costretto a lasciare l’Abkhazia per trasferirsi con la madre in Georgia. Dopo la guerra decide di ritornare per trovare il padre. L’elemento centrale del film non è il conflitto in sé ma soprattutto la situazione che si crea dopo un conflitto e l’impatto devastante sulla vita delle persone e dei bambini in particolare.

Ogni anno oltre alla proiezione dei film in concorso il festival organizza eventi collaterali. Una novità di quest’anno è stata la retrospettiva titolata "Masters" e dedicata ai film di Luis Buñuel, Michelangelo Antonioni e Tonino Guerra.

All’interno dell’edizione di quest’anno è stato inoltre proiettato il documentario "Un caso di omicidio" dedicato alla vita e all’assassinio di Hrant Dink, giornalista del quotidiano bilingue (turco-armeno) Agos e personalità molto conosciuta in Turchia per il suo impegno a favore della riconciliazione turco-armena. Dink fu assassinato il 19 gennaio del 2007. Il documentario è stato realizzato da Osman Okan, regista turco che attualmente vive e lavora in Germania. Alla proiezione era presente anche la vedova del giornalista ucciso.

Gli incontri, le discussioni, le proiezioni hanno contribuito a un clima di festa a Yerevan e hanno confermato che il Festival sta rafforzando il suo carattere internazionale. Nonostante i film prodotti in Armenia riescano raramente a raggiungere il palcoscenico internazionale "L’albicocca d’oro" sta divenendo un appuntamento importante per l’intero paese, e rappresenta un momento di valorizzazione cruciale per le produzioni locali, ma non solo. Proprio per quest’occasione infatti, molti registi di origine armena tornano in Armenia. E si dice che alcuni di loro, dopo la visita, abbiano deciso di girarvi un film.

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