L’Albania e il Made with Italy, il marchio etico di una relazione forte
Ad EXCO 2019, la fiera della della cooperazione internazionale, è stato presentato il marchio etico "Made with Italy", per la crescita e valorizzazione delle comunità rurali albanesi. Abbiamo intervistato Nino Merola, direttore dell’Agenzia della cooperazione italiana a Tirana
Quale genesi ed obiettivi del marchio etico "Made With Italy"?
È frutto di riflessioni interne all’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e di un’analisi del lavoro fatto sul territorio. Da un lato ci sembrava rilevante rendere riconoscibile il lavoro fatto in oltre 10 anni in Albania relativamente ai prodotti tipici e alla valorizzazione del contesto territoriale. E dall’altro il mercato è a nostro avviso maturo per dare una spinta non solo verso una certa tipologia di prodotti, ma anche a favore della creazione di un’identità, al facilitare l’associarsi e la creazione di valori comuni tra i nostri partner, cioè dei beneficiari del marchio.
Perché l’utilizzo dell’aggettivo “etico”?
Per differenziarlo dal senso che comunemente viene attribuito nel mercato a un marchio. Di solito viene inteso come un marchio di qualità. Nel nostro caso invece non abbiamo alcun disciplinare di produzione e quindi non ci poniamo come garanti per quel determinato prodotto. Non è il nostro ruolo. Vogliamo invece sottolineare che quel determinato prodotto o servizio è parte di un processo di sviluppo, il risultato di uno stretto partenariato, di una collaborazione con la cooperazione italiana che ha visto una forte co-partecipazione dei beneficiari. È quindi un marchio che possiamo chiamare di percorso, di riconoscimento, è un marchio che deve permettere di aggiungere valore per potersi qualificare, per potersi presentare, per potersi riconoscere, per potersi associare in azioni di comunicazione e quant’altro. Ribadisco, si differenzia sostanzialmente dal marchio di qualità. Ci teniamo sia chiaro, non perché ci sia una diminuzione di assunzione di responsabilità, ma perché quello di controllo non è il nostro ruolo. Per verificare prodotti e procedure esistono norme ed istituzioni locali.
Vi siete concentrati su alcuni settori in particolare? Quali e perché?
Noi miriamo alla valorizzazione di determinati territori, a 360 gradi. È un principio ben noto a noi italiani perché in tutta la nostra penisola sono molte le iniziative in tal senso. Abbiamo applicato lo stesso principio a determinati contesti geografici dell’Albania, valorizzando prodotti tipici dell’agroalimentare e i servizi fondamentali al turismo, che è poi il motore principale dell’economia che sta permettendo il rilancio delle zone rurali o delle zone meno centrali dell’Albania. Queste ultime presentano infatti grandi attrattive per le loro risorse naturali e per tradizioni agroalimentari di grande qualità.
Vi sono produzioni tipiche che reggono il mercato e che possono guardare anche all’Europa?
Nell’ambito dell’agroalimentare si parla sicuramente di prodotti di qualità perché prodotti in modo tradizionale: i sapori sono genuini, quelli che conoscevamo noi 30/40 anni fa in Italia, prima che si passasse non dico a un processo industriale ma a quantitativi nettamente superiori. La sfida sarà proprio questa: mantenere l’artigianalità di questi prodotti e determinate caratteristiche produttive.
Nell’insieme sarà quindi difficile avere quantità importanti: è il motivo per cui per ora si continua a vendere e commercializzare nei territori di riferimento, non vi sono ancora i quantitativi per entrare in collaborazione con catene di supermercati e tantomeno in un contesto di commercio equo e solidale internazionale. Però la risposta del mercato locale, in particolare da parte dei turisti, è molto elevata.
Tutto ciò che viene prodotto viene venduto e vi è anzi una carenza di offerta rispetto ad una domanda in crescita. Parliamo, sottolineo, di quantitativi contenuti e modesti nell’insieme, ma nello specifico, nel puntuale, cioè riferiti all’area su cui essi incidono, sono estremamente importanti: perché stanno mettendo in moto una filiera, stanno portando risultati economici interessanti e soprattutto queste produzioni stanno ridando fiducia al territorio e danno una prospettiva.
In che senso fiducia?
In questi territori viene attenuato il senso di scoramento, di scollamento, quel senso che porta all’emigrazione forzata perché non si hanno alternative. È anche grazie al sostegno della cooperazione italiana che gli abitanti di questi territori ritrovano la propria identità e il proprio orgoglio di vivere e lavorare in base alle loro tradizioni. Mi preme sottolineare che è un po’ la stessa cosa che succede in Italia, dal Trentino alla Puglia o alla Sicilia dove tutto ciò che è espressione del territorio e che ha una sua tradizione in termini culturali specifici è oggi fattore di successo e attrazione.
Il marchio Made with Italy può essere visto come simbolico per quanto riguarda il percorso di integrazione nell’Ue dell’Albania?
È un simbolo di vero partenariato, di amicizia, di un percorso comune; poi questo potrebbe in un certo qual modo essere esteso a un accompagnamento verso un percorso di integrazione europea. Certo, non è che l’andamento dell’agroalimentare o dell’artigianato può essere sufficiente da solo. Ma il lavoro che fa la cooperazione italiana, insieme con altre istituzioni, è mirato ad accompagnare e sostenere il paese e le istituzioni nazionali verso il raggiungimento degli standard europei e verso il raggiungimento di quelli che sono i requisiti che vengono posti per il percorso di adesione; quindi si, Made with Italy è esemplificativo di un percorso che la cooperazione fa e sta facendo anche in tanti altri settori.
C’è stato qualcosa che l’ha stupita rispetto alle reazioni in Albania alla vostra proposta?
Siamo stupiti in positivo, perché abbiamo visto non solo cogliere l’essenza dell’intervento, ma quello che ci è piaciuto di più è che questo ha significato sviluppare un senso di identità, di appartenenza alla comunità, di orgoglio del rilanciare le proprie tradizioni. È quindi un’iniziativa che raccoglie anche frutti intangibili: non solo legati a numeri o a quantità, ma frutti più profondi, di lunga durata e per i quali ci viene riconosciuto che siamo stati gli artefici, in Albania e altrove nei Balcani.
Questo è un marchio allargato anche ad altre zone dei Balcani occidentali o del sud-est Europa?
È presente in Albania e abbiamo tutte le intenzioni di proporlo anche negli altri paesi in cui la cooperazione sta lavorando, in particolare in Bosnia Erzegovina. Siamo sicuri che il marchio contribuisce a dare riconoscibilità e visibilità, soprattutto nei confronti dei turisti che in queste aree per fortuna sono in grande crescita.
Quali i passi futuri per questa iniziativa?
Sta diventando una best practice dell’Agenzia della cooperazione italiana, quindi è probabile che in contesti in cui possa essere applicato venga ripreso. Poi quale sarà il futuro lo dirà anche il mercato, può essere infatti che Made with Italy sarà un veicolo per aprire determinati canali commerciali oppure per creare associazionismo laddove non vi è questa tradizione e dove i piccoli produttori o piccoli rappresentanti del territorio, se si associano, possono presentarsi e promuovere il loro territorio e la loro attività in una maniera più d’impatto, di maggiore incidenza.
EXCO 2019
Il 15 maggio ad Exco2019 è stato dedicato un panel alla presentazione di Made with Italy. A moderarlo proprio noi di OBC Transeuropa/CCI con la nostra direttrice Luisa Chiodi. Sono intervenuti Endri Xhaferaj dell’Aics, Anna Carboni del VIS, Altin Meshini di Pro Permet Consortium e infine Nicola Battistella di Reggio Terzo Mondo
Il progetto
Attenzione al destino di intere famiglie, allo sviluppo locale, al paesaggio, ai temi dello sviluppo economico. Sono questi, in sintesi, gli elementi cardine che l’Alleanza per lo sviluppo e la valorizzazione dell’agricoltura famigliare del nord Albania si propone di mettere in moto, lavorando a partire dai saperi tradizionali e dal ruolo della donna. Lanciato il 4 luglio 2017 dalla città di Pukë, questo progetto triennale è promosso da due ong italiane – Reggio Terzo Mondo (RTM) e Cooperazione per lo sviluppo paesi emergenti (COSPE) – con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Alcuni dei produttori seguiti nel programma hanno adottato il marchio Made with Italy. OBC Tanseuropa collabora come media partner.